22-09-2010
THE LOVECRAVE
"Soul Saliva"
(RepoRecords/Audioglobe)
Time: (45:40)
Rating : 7.5
Spesso abbiamo parlato di veri e propri diamanti allo stato grezzo, di artisti dalle immense potenzialità, dalla capacità innata di tramutare in musica le proprie turbolente emozioni, dal gusto sopraffino di spingersi oltre i normali schemi per riuscire a inserirsi in un mondo musicale mai come oggi tanto affollato e competitivo. Purtroppo, ancor più spesso, abbiamo però dovuto fare i conti con produzioni approssimative che non riuscivano ad esaltare la qualità e la genialità di opere che avrebbero potuto andare ben oltre i risultati ottenuti. Sicuramente questo non è il caso del gruppo milanese The LoveCrave, che dopo quattro lunghi anni torna alla ribalta con "Soul Saliva", un album decisamente ben curato e professionale, dalla registrazione alla produzione, fino all'artwork in digipack. Il gruppo, attualmente in forza alla RepoRecords, dopo l'eccellente debutto "The Angel And The Rain" torna con il difficile compito di bissarne il successo e confermarne la notorietà, che li ha portati a calcare gli onorevoli palchi del M'Era Luna e dell'Amphi, nonché ad aprire concerti per i The Birthday Massacre. Probabilmente coloro che hanno amato il primo lavoro dei LoveCrave concorderanno sul fatto che questo "Soul Saliva" suona come logica conseguenza del suo predecessore: potente ed energico secondo la miglior tradizione hard rock, cantato e suonato in maniera impeccabile, arrangiato maniacalmente nei minimi particolari e gotico ma non troppo, quanto basta per agguantare un'ampia sfera di pubblico. Più precisamente vorrei soffermarmi su questi ultimi due punti, allo stesso tempo croce e delizia a seconda della prospettiva. Sicuramente (e giustamente) i The LoveCrave, dopo le passate singole esperienze personali, puntano al massimo e cercano di andare oltre quello che si può definire l'ambito underground; vivere di musica è l'obiettivo che ogni musicista si prefigge, e probabilmente l'esempio dei concittadini Lacuna Coil dà tutto il diritto di sognare. Il fatto è che questo va inevitabilmente a cozzare con l'espressione più pura dello scrivere canzoni, traducendosi in cori esageratamente raffinati e immediati e in arrangiamenti, come detto, addirittura maniacali; alle volte sembra ci sia un'intera orchestra di sottofondo ai potenti riff di chitarra e ai ben dosati elementi elettronici. Ma, allo stesso tempo, i lavori di Tank Palamara alla chitarra e in cabina di regia e la stupenda e personale voce di Francesca Chiara (a proposito, chi ricorda il suo passato sul palco di Sanremo e il suo disco da solista?) sono le armi in più per la buona riuscita di questo secondo disco dei LoveCrave. Parlando del primo, come non citare il certosino lavoro di rifinitura e l'immenso assolo di "Outsider"? Riguardo alla seconda, ogni refrain è più accattivante dell'altro e mostra tecnica e personalità oltre la media. In sostanza, il pop-rock-metal a tinte gotiche che ci propone il quartetto va a pescare direttamente dal graffiante rock anni '80 in quanto ad attitudine e aggressività, ma si mescola sapientemente con le soffuse atmosfere elettroniche dei '90. Ne è un esempio l'iniziale "The Other You", dall'incedere lento e cadenzato nel beat elettronico della strofa, fino a confluire nella potente liberazione di un ritornello in pieno stile gothic metal, dove la chitarra di Tank si amalgama alla perfezione con i saltellanti arrangiamenti d'archi. "Scream" è invece un delicato affresco di dolcezza e nostalgia sul quale si posa la versatile voce di Francesca, che nello splendido chorus cavalca melodie che possono ricordare i Ladytron. "Fade" assume invece i connotati della ballad, romantica e struggente, perfetta per un potenziale pubblico di giovanissimi. "Get Outta Here" è probabilmente uno dei brani più riusciti, intrigante nel riff iniziale e nel ritmo aggressivo che scatena in seguito. La cover di "Thriller" di Michael Jackson, invece, non esalta particolarmente: la voce di Francesca si inerpica su trame alla Gwen Stefani e il ritornello non trascina come ci si aspetterebbe. Cosa che invece riesce alla perfezione a "Tru Blood", in bilico fra i Guano Apes e la miglior N.W.O.B.H.M, forte di uno stupendo riff iniziale che ricorda un po' "Let There Be Rock" degli Ac/Dc in chiave moderna. La conclusiva "Outsider" è imponente e suggestiva, ricca di pathos e atmosfere create da una vera e propria sinfonia orchestrale; ottima la scelta di collocarla in chiusura all'album. A conti fatti, "Soul Saliva" è decisamente un bel disco, ricco di canzoni immediate e orecchiabili (forse anche troppo ...) che, al di là del gusto personale, fruiscono di una produzione e una ricercatezza di suoni talmente curata da porsi su un gradino superiore alla media del resto delle produzioni. Questo è il vero e proprio valore aggiunto dell'album: qualcosa che, una volta tanto, riesce a dare un punto in più invece che uno in meno a un lavoro di per sé già di alto livello. Che nessuno si stupisca se i Nostri faranno strada!
Silvio Oreste