05-06-2010
VIDI AQUAM
"The World Dies"
(Rosa Selvaggia Obscure Label)
Time: (44:10)
Rating : 7
Il debutto ufficiale è sempre un momento epocale per la carriera di chiunque, anche dopo sedici anni in cui i consensi sono arrivati attraverso autoproduzioni spesso 'corte' o numerose presenze sul palco, raccogliendo la stima del pubblico da più direzioni. Allora è giusto essere solenni nel porgere a critica e pubblico il primo CD con carattere ufficiale (dopo svariati CDr) dei Vidi Aquam, anche se in limited edition di 500 copie, così ben confezionato e, soprattutto, masterizzato personalmente nel proprio studio da monsieur Frédéric Chaplain, re Mida del goth francese grazie alle sue splendide intuizioni come titolare della Prikosnovènie. Non può essere il punto di partenza per una band che esiste dalla prima metà degli anni '90, ma nemmeno un arrivo, quanto piuttosto una meta raggiunta da cui ripartire verso il futuro concedendosi un'identità definitiva, oppure, al contrario, se "The World Dies" rappresentasse la chiusura di un ciclo lo sarebbe con tutte le sfumature di sedici anni di attività, ma questo capitolo spetta al trio piemontese/lombardo decidere se e come scriverlo. Ora dieci tracce che riflettono molto la copertina del digipack: sepolcri e luci innaturali, morte e rinascita, in fondo la metafora stessa della croce, simbolo del suono condotto lineare per la durata del dischetto. Due ideali, due immaginarie 'side' come un vecchio vinile: la prima ha la capacità di poter dividere la critica in una fazione che opta per suoni progressivamente innovativi, contrapposta ad una nostalgica che di buon vecchio post-punk non è mai sazia. La ragione sta, come spesso accade, nel mezzo, e brani come la title-track, sepolcrale e cupa nei toni sincopati di batteria ed i lunghi riff graffianti di chitarra, o una "New Religion" dalle ruvide scale sulle corde in ascesa o verso gli abissi, mostrano come i Vidi Aquam rischino troppi riferimenti con i 'reparti' del goth citati tra loro e simili: se nei due episodi appena citati prevalgono suoni scuri e ricercati, gli amanti di Ausgang, Play Dead, i sottovalutati The Bonaparte's (una delle 'simpatie' del 'Cure' Tolhurst) o di talune esperienze dei Rosa Crux, hanno di che rimanere soddisfatti. Nella seconda parte però troviamo i momenti migliori, con studi approfonditi dei suoni destinati a rendersi proiettabili nel futuro. La forte matrice dark di Nikita, Fabio Degiorgi e Daniele Viola si apre a livelli sensibili e stimolati che incontrano esoterismi oscuri o psichedelie sotterranee, mescolati a residui di goth-rock maledetto. In poche parole, immaginate l'impossibile incontro con relativa session tra Cinema Strange, The Legendary Pink Dots e Deutsch Nepal. Se vi può sembrare assurdo, gustatevi tracce 'appetitose' come le ottime "Shadow Man" o "Magic Door" e, per gli stessi motivi, "Radio Tuxedo", forte del bel duello/accoppiamento tromba-chitarra, grazie alla presenza in due brani del musicista Goj con le apocalissi del suo strumento a fiato. In queste tracce i Vidi Aquam ripropongono le sottili alchimie di suoni presenti nel passato non così remoto dell'EP "Apocalisse". Questa strada è sempre ignota, entra nel 'sottobosco' della sperimentazione camminando nel buio per diventare maturità per quel musicista che, sia nella tecnica che nella capacità di suggere la sotterranea linfa dell'arte fidandosi del proprio istinto, mostra volontà. La prossima volta che incontreremo i Nostri ci piacerebbe un intero lavoro estroso e mentale: in "The World Dies" ci sono almeno tre ottimi motivi per credere che la strada che percorreranno sarà questa, e nel caso si offrisse poco illuminata, la maturità conseguita negli anni sosterrà il loro istinto di musicisti.
Nicola Tenani
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