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Room 108

13-04-2010

THE BIG WHITE RABBIT

"Slaughterhouse"

Cover THE BIG WHITE RABBIT

(Black Light District)

Time: (40:41)

Rating : 7.5

Negli ultimi anni la scena genovese ha regalato più di una realtà alla nostra scena, e The Big White Rabbit, progetto nato dalla mente e dalla penna di Max Sobrero, è l'ennesimo nome da appuntare proveniente dalle terre liguri. Un solo-project che dal vivo diviene un quartetto grazie all'apporto di ex-membri di nomi noti della scena indie genovese come Cut Of Mica, Meganoidi, White Ash e Temple Of Deimos, per un esordio che, come giustamente recitano le note ufficiali, ha come influenze più evidenti Nick Cave, Pixies, Gun Club e Tom Waits, ma che a nostro parere si avvicina parecchio alle atmosfere del fondamentale Leonard Cohen della seconda fase della carriera, anche a livello vocale (sfumature dell'età a parte, ovviamente), ma spogliate delle inflessioni gospel e forti di un impeto decisamente più elettrico. E proprio quando Simone Salvatori s'impone come crooner di successo in modo trasversale, la voglia di riscoprire certe tradizioni cantautorali inizia a prendere piede nello Stivale, anche se va dato atto al 'grande coniglio bianco' di aver scelto un approccio ben diverso da quello che ha fatto le fortune di Spiritual Front. L'opera, racchiusa in un pregiato digipack, si apre in modo emblematico: "The Future" non reca soltanto il medesimo titolo di uno dei singoli di maggior successo di Cohen, ma si rifà direttamente sia per impostazione vocale che per le sonorità al mostro sacro canadese, evidenziando comunque le buone capacità di scrittura e di arrangiamento di Max, credibile anche senza il contorno di sabbia, sole cocente, serpenti a sonagli, cactus, Ford Mustang, sudore e tutto il resto dell'immaginario da road movie sulla mitica Route 66. E proprio qui sta il punto: Max potrebbe venire semplicisticamente bollato come uno che "vuò fa l'americano", perché lo scenario ligure è senza dubbio agli antipodi dei luoghi che hanno ispirato i suoi numi tutelari, ma da questi ultimi ha imparato più di una lezione, giungendo pronto al sospirato debutto con un songwriting variegato, solido e credibile. Certo è arduo scindere "Slaughterhouse" dalle sue palesi influenze, ed il fantasma di Cohen aleggia prepotentemente sulle varie "The Day When I Died", "Into The River" etc., ma l'opera (che fra l'altro è un concept sulle ferite che ognuno di noi porta dentro di sé) mette sul piatto molte cose interessanti, a partire dall'istrionica e cadenzata "Mary + Paul", passando per le introspezioni più intime di "And I Saw Regina Paint The Sky" e "The Superhero", per una "Devil's Smile" energica e calda che echeggia i Rolling Stones o per la ritmata e sporca "Another Damn Summer", fino alla mesta ballad conclusiva "Born Bad". Tutte canzoni ben congegnate, arrangiate e suonate, magari inadatte alle serate sulle spiagge delle Cinque Terre, ma capaci di sorprendere chi riesce a calarsi nell'immaginario giusto a prescindere dallo scenario. Un debutto godibilissimo per un artista con grandi potenzialità che sa quello che vuole: sarà interessante osservarne l'evoluzione in futuro, ma se già al primo passo i risultati sono stati questi, viene spontaneo chiedersi quali canzoni e quali storie nascerebbero se Max intraprendesse, con sotto braccio una chitarra anziché delle armi, un viaggio come quello di Mickey e Mallory Knox...

Roberto Alessandro Filippozzi

 

http://www.thebigwhiterabbit.com/

http://www.myspace.com/bldistrict