22-02-2010
GREGORIO BARDINI & GERSTEIN
"Arise Of A Bleeding Rose"
(The Eastern Front)
Time: (52:53)
Rating : 7
Quando parliamo di Maurizio Pustianaz (titolare unico del progetto Gerstein dal lontano 1984) e di Gregorio Bardini (attivo musicalmente sin dalla metà degli anni '80, quando militava nei Thelema), ci riferiamo ad artisti che definire navigati appare persino riduttivo. E chi segue la scena anche e soprattutto sul web saprà sicuramente che il torinese Maurizio è stato uno dei fondatori - assieme a quel Marc Urselli da noi recentemente intervistato - della storica rivista Chain D.L.K., ancor oggi attiva. Proprio una recensione per tale magazine è stata l'occasione per Maurizio di ricontattare a distanza di vent'anni il flautista Gregorio, e da questa ritrovata amicizia sono nate le composizioni di questo ambizioso progetto. Non si tratta infatti di uno split (nonostante Gerstein sia stato in passato abbastanza solito a questo tipo di uscite), bensì di un lavoro a quattro mani per i due artisti, coadiuvati per l'occasione da Paolo Longo Vaschetto (già attivo nel recente passato al fianco di Gregorio) e da Stefan Rukavina (Bleiburg). I dieci brani del dischetto, che per inciso vede Gerstein tornare all'opera dopo un silenzio che durava dallo split del 2005 con Cold Cluster (ed in generale Maurizio era stato decisamente più attivo tra l'87 ed il '96, dopodichè la sua carriera musicale si è diradata), nascono principalmente dall'estro compositivo del musicista torinese, e solo in un secondo momento Gregorio vi aggiunge il proprio contributo: un metodo di lavoro probabilmente obbligato, ma che inevitabilmente ha minato la coesione di determinati passaggi. Se da un lato ritroviamo le più o meno recenti passioni di Pustianaz, ovvero un'algida elettronica dal taglio più sperimentale e meno industrial-oriented rispetto al passato, spesso e volentieri ben guidata dal piano, dall'altro tocca a Gregorio completare i brani con flauto, ocarina, campionamenti e voce: il risultato è alterno, fra brani in cui i contributi si incastrano molto bene e momenti dove sembrano invece quasi un'aggiunta forzata, in un contesto globale che avrebbe beneficiato non poco di una minore rigidità strutturale. Le parti vocali sono prevalentemente in lingua tedesca, come dimostrano le iniziali "Von Guten Mächten" ed "In Gedanken": proprio queste due canzoni evidenziano i limiti di cui sopra, con recitati e cantati (volutamente?) poco aggraziati ed il flauto che non riesce a fondersi con la freddezza delle macchine, nonostante la seconda, grazie a ritmi più severi e tastiere darkeggianti, si lasci apprezzare. In seguito il disco prende una piega migliore, forte di atmosfere vintage 'cosmiche' che guidano come si conviene "Trost Und Freude", una "Il Gioco Delle Parti" dai toni suadenti - costruita attorno ai campionamenti da uno dei molti film della saga di Don Camillo e Peppone - e la più nervosa "Als Ich 13 Jahre Alt War...". Bene anche la freddezza della marziale ed alienata "Il Guardiano Della Mutilazione", le tessiture sospese e fluttuanti di "Il Male" ed una "Guten Inspirationen Kaum Gefolgt" che rimanda a certe cose recenti dei Laibach per il suo piglio ritmato, ma il momento migliore del dischetto è senza dubbio la title-track, splendida nel coniugare ritmiche marziali, tastiere dallo spirito dark ed un flauto fiabesco di grande effetto. La glaciale e ritmata "The Dead Poet" fa calare il sipario su di un lavoro che, nonostante qualche limite, gode comunque di un suo fascino, e che quindi merita attenzione (come buona parte delle uscite dell'intraprendente label israeliana The Eastern Front, che aveva già lavorato con Bardini): se alla prossima occasione la concertazione fra Maurizio e Gregorio sarà più forte e proficua, potremo attenderci cose notevoli da questa 'strana coppia'.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.myspace.com/italygerstein
http://www.theeasternfront.org/