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Room 108

03-11-2009

LEVIS HOSTEL

"Star Bell Jar - The Spirit Of Christmas Won't Set Me Free Till Next Summer"

Cover LEVIS HOSTEL

(Persian Surgery Records)

Time: (39:23)

Rating : 5.5

Abbiamo conosciuto Ezio Piermattei (il nostro Levis Hostel) in occasione dell'EP d'esordio "A Minor Quarrel", e l'impatto è stato subito piacevole. Rock sanguigno con venature psichedeliche sulla scia emozionale di ciò che furono gli Smiths. Lo ritroviamo oggi col follow-up, e qualche traccia d'amaro ci confonde nel giudizio di "Star Bell Jar". La band è indubbiamente rodata, ma la linea iniziale si sposta verso suoni che compiono un passo indietro rispetto al lavoro precedente. Gli equilibri tra glam-rock di rimando Bowie della fine '70 e la psichedelia si spezzano, spostando il baricentro verso la prima influenza musicale, anzi, 'macchiandola' di eccessivi odori garage che inficiano le belle trame di chitarra espresse in precedenza. Non è Johnny Marr il nostro Ezio, e neppure l'altro chitarrista Silvio D'Angelo ha queste credenziali, però la tecnica è raffinata e subito con l'intro "Loony Bin" il disco si presenta piacevole. Illudendo... Nonostante l'eccessivo movimento verso il glam, anche la seconda traccia, "Margarine Lover", sa 'ruffianamente' farsi apprezzare; i successivi brani (su tutti "The Weight"), invece, bloccano le credenziali iniziali dell'album, rea la mancanza di approfondimento di quelle ottime idee che ci fecero ben sperare in sede di recensione del debut. Spesso il sound si sposta verso una sorta di 'college-rock' che avvicina a sé anche suoni rock-a-billy; l'uso eccessivo della voce in modalità 'androgina' di Ezio non aiuta la scorrevolezza nel sentire la musica. La conclusiva "Here", ad esempio, torna verso quelle dolcezze simili ai primi Church: il ricordo degli australiani si percepisce forte tra i solchi, peccato che un finale sporcato da rumori fastidiosi spezzi lo charme donando un epilogo amaro ed il senso di occasione persa: la traccia dura oltre nove minuti, e condurla unicamente sulla bella parte iniziale evitando la seconda l'avrebbe resa davvero gradevole. Questo se interpretiamo l'album in chiave a noi affine, comunque di musica 'figlia' di wave e rock in senso generale; se le scelte della band pescarese dovessero spostarsi verso altri lidi, non possiamo che augurare loro di mietere consensi presso un più vasto pubblico... Peccato che certi ottimi suoni solo in rari casi abbiano avuto seguito, a discapito di scelte comunque condivisibili.

Nicola Tenani

 

http://www.myspace.com/levishostelandthec