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Room 108

20-06-2009

DEDO

"Solar Day"

Cover DEDO

(9.12 Records)

Time: (41:37)

Rating : 8

Dedo (al secolo Stefano Panzera) registra il suo nome nel circuito musicale agli albori degli anni '80 in compagnia di amici, con il nome di Intelligence Dept. Nome che forse a tanti di voi non evoca nulla, eppure per qualche anno Ferrara ha avuto il suo riflettore in ambito darkwave proprio grazie a loro ed a band rimaste nell'immaginario celebrativo di tanti quarantenni d'oggi. Rimane famoso l'album "A White Chance", che riunisce loro stessi, i Go Flamingo ed i Plastic Trash. Poi per anni Stefano si colloca in una sorta di esilio volontario dalla musica attiva, anche se l'amore di un artista che è cresciuto a suon di Joy Division, Modern English e Cure, ma ancor più i prodotti di casa 4AD con Cocteau Twins in testa, lo porta lentamente a volere di nuovo reintrodursi nel calderone produttivo. Giusto qualche settaggio delle nuove tecniche che il nostro millennio offre (sampler, synth digitali e suoni elaborati al pc), ed insieme alla sua chitarra tornano le idee, i suoni, gli arrangiamenti. Ecco allora "Solar Day", prodotto da Giacomo Fiorenza (di fama Moltheni, qui anche bassista), che vede i natali commerciali nel 2008 con la vendita in formato download su iTunes, e da qualche mese anche in forma fisica grazie alla label canadese 9.12 Records. Gli ambiti sonori in cui si muove Dedo sono quelli eterei dell'elettronica shoegaze, quindi lasciatevi condurre dalle lunghe cavalcate della chitarra, elaborata in modo digitale sulle numerose sovrapposizioni di suoni, partendo dalle lunghe e classiche plettrate, madri di riverberi sognanti. A questa base si allineano i suoni digitali nel loro dream-pop celeste, non troppo simili a band di riferimento odierne come Autumn's Grey Solace o Tearwave; la base rimane sempre la 4AD ed i Cocteau Twins degli ultimi lavori, "Heaven Or Las Vegas" o "Milk & Kisses" piuttosto che le introspezioni oscure di "Garland" o "Victorialand", oppure alcune psichedelie elettroniche di matrice Breathless o My Bloody Valentine. Su queste basi crescono le nove tracce dell'album: una voce femminile appena accennata e comincia "The Gaze", forse l'episodio che meglio identifica la fase artistica attuale di Stefano, dove tutto è pioggia, nonostante il titolo solare faccia pensare altrimenti. Piovono le note digitali, gli arpeggi multiformi della chitarra e i byte eterei, frutto di un'elettronica dove l'uomo conduce ancora l'emotività verso quell'incredibile radar che è l'orecchio, come una porta aperta verso cuore e cervello. La successiva "Rain" vive di nuovo sulle suggestioni di "The Gaze", ma risulta maggiormente introspettiva nel suo essere corteggiata da riverberi infiniti di sei corde. Diverse soluzioni compongono la pienezza del dischetto: il chillout di "Running" è denso di atmosfere da 'lounge-time', smorzate dalle onde infinite del suono shoegaze o dal malinconico distacco di "Serenity", elettronica crepuscolare sottilmente simile al distacco celestiale di Lali Puna. L'amore di Dedo per la sua formazione è impalpabilmente captabile in "Summer": elettronica pura, ma quelle sparute note di basso e chitarra hanno tutti i colori scuri e la decadenza stilistica dei momenti in cui il post-punk rabbioso dei Joy Division si 'sporcava' con le tastiere. Stefano Panzera torna dunque con "Solar Day", album carico di temi nati e cresciuti tanti anni fa, evoluti ai nostri giorni sotto altre forme ma ancora pregni di quel DNA di classe che ha generato il filone oscuro del rock. Dischetto da avere aspettando le evoluzioni future di un artista che ha di nuovo rotto il muro del suo silenzio, sperando che nei prossimi lavori una voce degna della sua musica lo conduca verso quei cieli eterei che Liz Fraser, Anneli Drecker o le ottime interpreti contemporanee, con i toni pastello della propria voce, hanno colorato.

Nicola Tenani

 

http://www.myspace.com/dedo1

http://www.912records.com/