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19-11-2008
COLLOQUIO
In penombra
di Roberto Alessandro Filippozzi
Inseguire un'intervista per più di un anno e risolvere il tutto per vie traverse può rappresentare prassi normale se chi si cerca di intervistare è Gianni Pedretti, mente unica del progetto Colloquio. Un progetto che l'artista di Crevalcore crea molto tempo fa, tanto che le prime cassette sono datate 1993, e che nei dieci anni che vanno dal 1997 al 2007 partorisce solamente tre album, lasciando gli estimatori in costante e snervante attesa. E ben sei sono stati gli anni spesi ad aspettare il successore di "Va Tutto Bene" (2001), ma finalmente, lo scorso anno, il nuovo capolavoro "Si Muove E Ride" ha posto fine a questo lungo silenzio, ancora una volta sotto l'egida della nostrana Eibon. Si tratta però di un silenzio fatto per ricominciare subito dopo la pubblicazione dell'ultima fatica: niente interviste, niente notizie, niente clamori di alcun tipo... solo silenzio. Chi conosce bene Gianni (purtroppo non il sottoscritto, ma le fonti a cui ci rifacciamo sono più che attendibili) sa che da un personaggio come lui, estremamente riservato e molto poco propenso ad aprirsi ai microfoni dei media per sviscerare il proprio lavoro, non c'è da aspettarsi altro. Non un'attitudine schiva creata ad arte per vendere qualche copia in più, bensì la necessità di non dire più di quanto già dicano le proprie canzoni, che diventano quindi il tramite unico fra artista ed ascoltatori, tornando ad occupare il ruolo che a loro compete più di ogni altra cosa. Grazie all'amico Sergio Calzoni degli ottimi Act Noir, parte integrante di Colloquio per l'ultima splendida fatica in studio, siamo finalmente riusciti ad arrivare a Gianni, il quale, nel suo consueto stile spesso e volentieri telegrafico e distaccato, ha gentilmente risposto a domande che giacevano in qualche cartella del pc da ormai oltre un anno... Come si dice: meglio tardi che mai, specie quando si tratta di un disco di siffatto valore. A lui la parola...
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Dopo un esordio all'insegna della grande attività, con la pubblicazione di ben 5 cassette fra il '93 ed il '95, la tua discografia è divenuta più rarefatta, ed all'atto pratico consta di 3 album in 10 anni, una media piuttosto bassa di questi tempi: cosa ti spinge ad uscire allo scoperto così di rado? Quali, invece, le motivazioni che ti spingono a pubblicare un nuovo lavoro?
"Sono poco prolifico ed incline a distrazioni. Se riuscissi a capire cosa mi spinge a pubblicare un nuovo lavoro, significherebbe che sono riuscito a fare pace con me stesso e smetterei di far musica."
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Per dare un degno successore a "Va Tutto Bene" ti ci sono voluti circa 6 anni: come hai impiegato, artisticamente parlando (eccetto Neronoia), questo lasso di tempo?
"Lavorando alla gestazione e, in seguito, alla realizzazione."
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In tempi relativamente recenti sei stato anche protagonista, assieme ai Canaan, nel progetto Neronoia: come valuti, a posteriori, l'album "Un Mondo In Me" ed il successivo "Il Rumore Delle Cose"?
"Due album interessanti."
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Non sei nuovo alle collaborazioni coi Canaan, ai quali di certo ti lega una sincera amicizia: come cambia il tuo modo di comporre quando collabori con loro in Neronoia, e qual è la formula che vi permette di completarvi a vicenda così efficacemente?
"Non sono compositore di nessun brano. Il mio ruolo si limita allo scrivere bozze di testi ed inviarli a Mauro, che li modifica adattandoli alla canzone. A differenza di me, lui lavora in tempi brevissimi. Nonostante le difficoltà dovute alla distanza il risultato è ugualmente efficace."
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Se vale la regola non scritta per cui un gruppo, solitamente, raggiunge la vera maturità solo col terzo album, per Colloquio si potrebbe invece sostenere che tale maturità non è mai mancata, ma semmai è stata meglio incanalata album dopo album attraverso un'autentica evoluzione libera da schemi precostituiti, sino a giungere comunque a quella che è senza dubbio la tua opera più matura: cosa è cambiato nel tuo modo di concepire il progetto Colloquio affinché si giungesse ad un simile traguardo artistico?
"Non credo spetti a me rispondere."
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Dopo un lavoro dalle venature 'pop' notturne e metropolitane come "...E Lo Spettacolo Continua" ed un disco più legato a certa wave oscura più guitar-based ("Va Tutto Bene"), Colloquio realizza oggi un album nel quale l'elettronica sembra prendere definitivamente il sopravvento: come sei approdato a queste sonorità, e dove individui il filo conduttore che sicuramente lega tutti i tuoi lavori?
"Mi sono sempre avvalso dell'elettronica in tutti i miei album. Questo, in particolar modo, è un ritorno alle origini, ai tempi dei demotape."
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Sicuramente la proficua collaborazione con Sergio Calzoni, mente elettronica di Act Noir, ha portato una ventata d'aria fresca all'interno di Colloquio, e di certo vi ha permesso di esprimervi in maniera nuova e più completa: cosa ti ha spinto a decidere di avvalerti delle sue doti compositive per il tuo nuovo album e come avete lavorato assieme? Quanta importanza ha avuto per te il suo apporto al disco e cosa ritieni sia stato in grado di portare all'interno del sound di Colloquio?
"Conscio che la realizzazione di un album come 'Si Muove E Ride' sarebbe stata una sfida con me stesso alquanto complessa e che implicava un adeguato supporto sia tecnico che emotivo, ed essendo a conoscenza delle straordinarie doti di Sergio come tecnico del suono, arrangiatore e musicista, lo contattai. Ha lavorato con una precisione chirurgica, seguendo meticolosamente l'intero lavoro. Senza il suo apporto il risultato finale non sarebbe stato lo stesso."
"Se riuscissi a capire cosa mi spinge a pubblicare un nuovo lavoro, significherebbe che sono riuscito a fare pace con me stesso e smetterei di far musica."
(Gianni Pedretti)
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Al disco hanno collaborato anche l'altro Act Noir Stefano Nieri e Stefano Castrucci: quale è stato il loro apporto al disco, e quanto è stato importante per la riuscita del medesimo?
"Ottimi musicisti, impareggiabili scudieri."
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A livello di produzione, l'album rappresenta un enorme passo in avanti rispetto al passato, soprattutto per quanto concerne le trame elettroniche: nel giungere ad un simile risultato, quanto è servita l'esperienza accumulata negli anni passati e cosa è effettivamente cambiato nel tuo modus operandi? E quanto ha contato in tutto ciò la mano di Sergio Calzoni?
"Ripeto, è stato un disco molto difficile. Nonostante avessi le idee ben chiare sul da farsi, mi stavo in un qualche modo arenando, ovvero stavo inconsciamente seguendo le orme del disco precedente. Paradossalmente il fato venne in mio aiuto complicando le cose. Per un irrisolvibile danno all'hard disk persi 9 brani su 11 già finiti. Ricominciai da capo, seguendo un nuovo e diverso processo compositivo. Da qui l'avvento di Sergio, inizialmente come decodificatore di ciò che mi balenava in testa."
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A proposito della chitarra, mi pare che stavolta abbiate voluto utilizzarla in misura minore ma calibrando meglio il suo apporto, di modo da farla diventare un veicolo per arricchire quelle parti che richiedevano maggior ariosità: cosa puoi dirci al riguardo?
"Che hai ragione."
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In "Tra Queste Mura" affiora una certa vena 'pinkfloydiana': quanto sono stati eventualmente importanti i Pink Floyd nella tua formazione musicale, e quali aspetti della loro musica ti hanno più colpito?
"Sono stati molto importanti, come ritengo importante tanta musica progressive rock e la psichedelìa degli anni Settanta. Ciò che mi colpisce maggiormente è la loro capacità di riuscire a coniugare musicalmente tensione, dramma e comicità."
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Se dovessi citare gruppi e/o artisti che ti hanno indelebilmente segnato nella tua carriera di musicista, che nomi faresti e perché? Sarebbe sbagliato, ad esempio, accostarti ad un artista come Garbo? E, a livello di testi, ti sei mai rapportato con realtà estere come Anathema ed Antimatter?
"I Genesis nel periodo Gabrieliano e Peter Gabriel come solista, di certo non Garbo. I gruppi che hai citato non li conosco."
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Brani come "Respira" e la title-track evidenziano dei crescendo strumentalmente solidi, tali da far pensare che per Colloquio sia molto importante conservare un feeling più 'organico' nelle trame strumentali, a dispetto del grande ruolo che l'elettronica ha nella tua musica: qual è la verità?
"Non saprei."
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Ora addentriamoci nella tua ultima fatica: com'è nato e a cosa fa riferimento un titolo suggestivo come "Si Muove E Ride"?
"Scusa ma non mi piace sezionare i miei lavori, tantomeno portarli al di là della soglia della comprensione di tutti."
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Nessun problema. A livello di testi, i tuoi lavori sembrano strettamente legati l'un l'altro come in una collezione di 'istantanee commentate', quasi come se ogni disco fosse frutto di una raccolta di umori, sentimenti, riflessioni ed impressioni accumulati pian piano nel viaggio chiamato vita. I temi trattati sembrano quindi trascendere il tempo, ma forse in te, negli anni, qualcosa è cambiato, e con esso il tuo modo di scrivere: a tal proposito, e riallacciandoti alle mie considerazioni (che spero essere per lo meno plausibili), cosa puoi dirci dei nuovi testi? C'è qualcuno di essi sul quale vorresti maggiormente soffermarti in questa sede?
"Lascio libera interpretazione all'ascoltatore."
"Non sono poi tanto convinto che per me si tratti di ispirazione. In tale espressione si cela un che di premeditato, più consono agli artisti."
(Gianni Pedretti)
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Cosa ti ha effettivamente ispirato durante la creazione dei brani dell'ultimo album e dove individui i maggiori punti di contatto con i lavori precedentemente realizzati?
"Non sono poi tanto convinto che si tratti di ispirazione. In tale espressione si cela un che di premeditato, più consono agli artisti. Il filo conduttore che lega i miei album lo si riscontra prevalentemente nei testi."
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Nelle note ufficiali si dice di te che "c'è più che semplice 'musica' nei suoi dischi e più che semplice 'poesia' nelle sue parole", e si aggiunge che "nessuno suona e canta l'inadeguatezza di questa vita come fa Gianni". Personalmente mi trovo perfettamente d'accordo, ma mi vorrei soffermare sulla seconda frase: è corretto definirti un cantore dell'inadeguatezza di questa vita? E con quali riflessioni chiariresti al meglio il perché, secondo te, dell'inadeguatezza di questa vita?
"Non saprei."
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A livello di testi, Colloquio ha sempre avuto una connotazione ben precisa e si è rivelato un progetto che ha portato avanti un discorso lirico con costanza: che sia l'inadeguatezza di questa vita o come altro lo si vuol definire, perché senti il bisogno di esprimerti in questa precisa maniera? Sicuramente alla base di tutto c'è una necessità tua personale, ed è un bene che sia così, ma andando 'oltre' c'è un bisogno, magari inconscio, di condivisione del tuo malessere, o magari c'è qualcos'altro che ti spinge - di fatto - a mettere nelle mani dell'ascoltatore qualcosa di intimo, personale e magari persino recondito?
"Non mi sono mai posto un pubblico e sono piuttosto disinteressato a ciò che avviene dopo la realizzazione di un nuovo lavoro."
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Ascoltando il tuo ultimo album con la dovuta attenzione ti si immagina "...seduto nell'ombra a meditare, sempre a luci spente e nel silenzio, raccogliendo pensieri e frammenti di immagini sbiadite di un passato che continua ad accompagnare le gesta di un'esistenza da tempo ormai stanca di trovarsi qui e adesso...", citando la mia stessa recensione di "Si Muove E Ride". È un'immagine calzante e realistica, oppure ne hai un'altra che ci potrebbe far comprendere meglio il mood che ha generato un lavoro come "Si Muove E Ride"?
"Indubbiamente suggestiva come immagine, e a suo modo rassicurante verso coloro che sono dotati di fervida immaginazione. Personalmente non ricordo né come, né dove avviene tale processo... Non lo ritengo importante."
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Dei tuoi brani, sempre nella mia recensione ho scritto: "più che semplici canzoni (e non ci riferiamo solo alla forma), vorremmo vedere le tracce dell'album come delle autentiche istantanee in bianco e nero di una vita che fa male e logora, e che alla prova dei fatti non è così bella come troppi ce l'hanno voluta dipingere... Inutile cercare risposte che non arriveranno: meglio continuare ad aspettare nell'ombra fino alla fine, coltivando ricordi e rimpianti, anziché illudersi di essere felici in un luogo dove la felicità è solo una facciata...". Quanto combaciano le mie impressioni con la realtà dei fatti, e cosa eventualmente vorresti puntualizzare al riguardo?
"Come dici tu, è inutile cercare risposte che non arriveranno mai. Io aggiungerei: tanto vale non porsi domande."
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Ho molto apprezzato la veste grafica del nuovo album: quali concetti intendi esprimere con l'immagine di copertina, che sembra voler catturare in un solo fotogramma tutto il disagio nei confronti della vita?
"Scusami ancora, ma preferirei non parlarne."
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Tornando ai testi, hai mai provato il desiderio di utilizzare una lingua più 'universale' come l'inglese, non certo per fini commerciali, ma semmai al fine di permettere agli ascoltatori esteri di godere appieno di parole che si combinano in maniera indissolubile alla musica?
"Non mi interessa."
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In passato hai dichiarato di non riuscire e di non voler collegare immagini e musica, eppure le tue canzoni evocano sicuramente molto a livello visivo: non hai in progetto, magari in futuro, di dare una connotazione visiva ad un tuo brano, realizzandone un clip per il quale di certo non mancherebbero le idee?
"Non l'ho in progetto."
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Sebbene tu non riesca e non voglia collegare immagini e musica, esiste un film per il quale avresti voluto creare della musica, oppure una pellicola alla quale avresti aggiunto un brano ben preciso del tuo passato? E, più in generale, quali film hanno rappresentato qualcosa di importante per te e perché?
"No, niente del genere. Sono particolarmente affascinato dal cinema di David Lynch e di Carmelo Bene... Decisamente dei fuoriclasse."
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Quali sono le prime considerazioni che ti saltano alla mente quando ti soffermi ad osservare lo stato del mondo in cui viviamo?
"Abbiamo la mafia al governo, siamo praticamente sotto un clima di regime e la puzza della destra si fa sempre più pungente. Che altro dire, è tutto sotto ai nostri occhi."
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Un'altra tua vecchia considerazione interessante è quella secondo cui il concetto di 'tempo' è solo un'alta speculazione: puoi spiegarci meglio il tuo pensiero al riguardo?
"Lo hanno descritto adeguatamente i filosofi che se ne sono occupati, ai quali rimando."
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Hai detto inoltre che, nonostante di questi tempi esistano molti più modi per comunicare, siamo in qualche modo più soli: passato qualche anno, come vedi la condizione umana al momento?
"Deprimente, non trovi?"
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Senza alcun dubbio. A proposito di comunicazione, le tue interviste sono una vera rarità: esiste una motivazione per questo tuo concedere pochissimo ai media di settore?
"Non mi piace parlare di me."
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A parte gli artisti con cui hai collaborato, sembri molto distante dalla sempre gracile scena italiana: quanto la segui effettivamente, e che valutazione ne dai?
"A quale scena italiana ti riferisci?"
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Touché! Tornando a Colloquio, cosa possiamo aspettarci per il futuro? Sei già al lavoro su del nuovo materiale, oppure attenderemo altri sei anni?
"Non sto lavorando a niente, quindi non saprei cosa risponderti."
"Come dici tu, è inutile cercare risposte che non arriveranno mai. Io aggiungerei: tanto vale non porsi domande."
(Gianni Pedretti)
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Siamo in chiusura: ti offro la possibilità di fare a te stesso la domanda che avresti sempre voluto sentirti porre, ed ovviamente lo spazio per l'adeguata risposta.
"È il genere di domanda che detesto, preferirei sorvolare, grazie comunque per l'interessamento."
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