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21-07-2008
BLANK
Impatto elettronico
di Chemnitz
Per gli emiliani The Maze e derMate (o se volete, più semplicemente, Davide e Riccardo) non è ancora giunto il tempo per fermarsi e tirare le somme. Sull'onda dei buoni riscontri ricevuti per "Impact Zone", il duo emiliano sembra poter volare sulla scia di un entusiasmo e di un amore per la musica che trasuda proprio dalle parole di questa intervista. Blank è una creatura che ha raggiunto la piena consapevolezza nei propri mezzi, un progetto figlio di svariate influenze che davvero può dire la sua soprattutto oltre confine, visto che la situazione qui in Italia resta sempre disperata (almeno per quel che concerne l'interesse verso la scena elettronica alternativa). "Impact Zone" è un disco completo, che come già abbiamo segnalato nella recensione affonda le sue radici nel passato (ma guardando costantemente in avanti), guidato da un sound robusto, profondo e a tratti liquido, che mescola con maestria tutte le varie componenti dell'Electro Body Music degli ultimi anni con altre influenze di più ampio respiro. La parola al duo, nella speranza che la 'scena' italiana si possa davvero arricchire di nuove persone competenti ed ispirate come i Blank...
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"Impact Zone" è ormai uscito da alcuni mesi. Che tipo di responsi state avendo da critica e pubblico?
Davide: "Ad oggi direi che c'è un quasi unanime consenso di critica e un lento ma regolare buon responso di pubblico. Anche per il nostro debut andò così, del resto, senza esagerati entusiasmi iniziali, ma entrando settimana dopo settimana negli ascolti di parecchie persone".
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Che tipo di lavoro promozionale sta svolgendo l'Artoffact Records per il vostro nuovo album? Siete soddisfatti di lavorare con questa etichetta canadese?
Riccardo: "L'Artoffact è un'etichetta piccola che tiene molto alla qualità delle proprie release, ci segue con attenzione, ci lascia grande libertà senza farci mancare pareri e suggerimenti. In questo siamo totalmente soddisfatti. Anche la partnership privilegiata che l'Artoffact ha con il distributore Storming The Base ha sicuramente numerosi pregi. Il fatto di essere un'etichetta canadese, però, fa sì che gran parte del lavoro promozionale riguardi soprattutto il continente americano, limitando decisamente la nostra visibilità a livello europeo. In questo ci sono sicuramente ampi margini di miglioramento, e per ora dobbiamo faticare in prima persona per promuoverci in Europa."
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Ai tempi del vostro split con Moonitor ritenevo il vostro sound ancora privo di una direzione ben precisa, a tratti acerbo. Come è maturato il percorso artistico di Blank e come giudicate la vostra evoluzione in termine di stile e suoni?
Davide: "Beh, in quello split la sfida era proprio quella di sperimentare nuovi stili, dopo che avevamo appena finito di registrare 'Artificial Breathing' sentivamo il bisogno di muoverci un po' liberamente a seguito delle fatiche in studio. Prima di cominciare a lavorare su 'Impact Zone' abbiamo sperimentato a lungo su nuovi suoni, nuove strutture per i pezzi, nuovi stili vocali. Poi, da bravi perfezionisti, abbiamo lavorato tantissimo alla produzione, per raggiungere un risultato la cui maturità e solidità pensiamo sia ben evidente, anche se forse non spetta a noi dirlo."
Riccardo: "Credo anche che, rispetto ai primi lavori, siamo riusciti ad elaborare maggiormente il nostro stile personale. Non credo che i Blank assomiglino ad altri gruppi esistenti."
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A proposito, siete ancora in contatto con Sebastian Komor? E se sì, pensare di poterci collaborare nuovamente?
Riccardo: "Siamo in contatto con Seb e senz'altro ci piacerebbe lavorare con lui, se ci sarà l'occasione. Al momento è richiestissimo sia come produttore che come remixer, oltre ad avere i suoi progetti, ma prima o poi arriverà il momento opportuno per fare qualcosa insieme."
"Siamo cresciuti con l'indie, il goth e l'elettronica anni '90, e posso solo dire che eravamo più giovani, la tecnologia era meno avanzata e il mondo è completamente cambiato da allora. C'erano molti meno gruppi, ma forse con un po' più di personalità... Amo la tecnologia e la facilità con cui oggi si riesce a fare musica, perché sono pigro anche io, ma da parte di troppi gruppi avverto la mancanza di voglia di provare cose nuove, cose diverse. La facilità con cui si riesce a fare un disco l'ha resa una cosa un po' meno 'speciale', da curare di meno..."
(Davide)
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Veniamo al dunque: "Impact Zone" è un disco che guarda avanti, sebbene le vostre influenze principali siano ben radicate negli anni novanta. Come giudicate quegli anni in rapporto ad oggi e cosa è cambiato nel mondo dell'elettronica alternativa dopo tutto questo tempo?
Davide: "Noi siamo per così dire cresciuti con l'indie, il goth e l'elettronica anni '90, e posso solo dire che eravamo più giovani, la tecnologia era meno avanzata e il mondo è completamente cambiato da allora. La differenza principale è che c'erano molti meno gruppi, ma forse con un po' più di personalità: fare musica era più difficile e comperare un synth comportava un grosso investimento che, di fatto, portava a lavorare di più dal punto di vista creativo. Intendiamoci: amo la tecnologia e la facilità con cui oggi si riesce a fare musica, perché sono pigro anche io, ma da parte di troppi gruppi avverto la mancanza di voglia di provare cose nuove, cose diverse. La facilità con cui si riesce a fare un disco l'ha resa una cosa un po' meno 'speciale', da curare di meno... gli standard si sono di fatto un po' abbassati e la differenza si sente alla grande quando esce il disco di un artista di una certa esperienza, rispetto a quello di un artista relativamente nuovo."
Riccardo: "Dal punto di vista del pubblico, invece, credo solo ci fosse un po' meno settarismo: personalmente, ai tempi ascoltavo qualsiasi cosa si differenziasse un po' dal mainstream, che fossero i Nephilim, i 242, i Neubauten o i Sonic Youth sinceramente non importava. Adesso vedo più gente che ragiona a compartimenti stagni. Ma magari è solo una mia impressione (non sei il solo a pensarla così, purtroppo è la verità, nda)..."
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Invece cosa state ascoltando ultimamente? C'è un gruppo che, più di altri, vi sta illuminando?
Davide: "Da bravi fans di Nitzer Ebb stiamo gradendo parecchio gli album di Fixmer/McCarthy e Kloq (concordo e sottoscrivo, nda). Album recenti che ci abbiano colpito particolarmente... Diskonnekted ha fatto un album solido e ispirato. Poi Mind.In.A.Box, Headscan e Front Line Assembly sicuramente, non sono cose recenti ma sono sempre lì a darci ispirazione ed esempio."
Riccardo: "Non siamo molto aggiornati, perché preferiamo lasciare ad un album il tempo di crescere lentamente, dopo tanti ascolti... magari ci accorgiamo di dischi eccellenti mesi e mesi dopo l'uscita. E poi tendiamo a rivolgerci anche ad altri ambiti, specie la trance e la techno: Trentemller, BT, Paul Oakenfold e Tiesto sono artisti che ci danno parecchia ispirazione... ci piace ascoltare e fare attenzione ad ogni dettaglio tecnico di tutto quello che sentiamo, anche di quello che si trasmette su MTV a dire il vero!"
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...e quali dischi vi hanno invece letteralmente cambiato la vita?
Davide: "Citerei solo le tappe fondamentali: a 15 anni 'Psychocandy' dei Jesus And Mary Chain causò un terremoto nella mia esistenza e nel mio modo di vedere la musica. Più avanti, 'Buried Dreams' dei Clock DVA mi aprì un mondo di elettronica oscura da cui non sono più uscito. Da 'Hard Wired' dei Front Line Assembly e da lunghe disquisizioni riguardo la sua perfezione sonora è poi partito il processo che ha portato alla nascita dei Blank."
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Ecco, tornando a Blank, se dovessimo esprimerci in percentuali, quanto c'è di trance nel vostro sound, quanto di EBM, quanto di industrial e quanto di future-pop?
Riccardo: "Ma non ci sono solo quelli, eh! 30% trance, 30% EBM, 10% industrial, 10% future-pop... ci teniamo il resto per tutte le altre influenze, dal goth all'indie rock al pop, al noise, allo shoegaze e chi più ne ha più ne metta!"
Forse abbiamo dato l'avvio a qualcosa, ma è ancora presto.... Manca proprio una cultura legata a questo genere musicale, mentre storicamente sia il metal, ma volendo anche punk, neofolk o industrial classico, sono stati 'sdoganati' in Italia da più tempo e possono contare su di un più fedele numero di appassionati. Mi piacerebbe vedere un'etichetta indipendente italiana importante che avesse l'illuminazione e decidesse di provare a buttarsi anche su gruppi electro/EBM. È un sogno, mi rendo conto." (Davide)
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Oltre al primo accattivante singolo "Hellbound", c'è un brano che vi piacerebbe fosse suonato dai DJ? Personalmente, credo che un episodio come "Sick And Dead" abbia un ottimo potenziale anche per essere passato in discoteca...
Davide: "Concordo. Penso che i brani potenzialmente passabili in discoteca siano tanti, ma sicuramente nell'attuale panorama musicale un brano prepotente come 'Sick And Dead' ha qualche chance in più. Indubbiamente sta piacendo: l'hanno inserita nella compilation del 'Kinetik Festival 2008', in 'Cryonica Tanz vol.5' e forse sarà inclusa anche in altri sampler."
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Un altro brano di notevole caratura è "Puressence", che chiude l'album: potrebbe essere un potenziale nuovo singolo, voi che ne pensate? Ci sono nuovi EP 'digitali' in programma per il futuro, dopo "Hellbound"?
Davide: "'Puressence' è stato scritto appositamente per chiudere l'album, e pensiamo sia perfetto in questo senso. In effetti mi piacerebbe sentirlo remixato da altri gruppi. Se ci siano in programma altri EP digitali però è presto per dirlo, vedremo. Gli EP purtroppo non sono fonte di grossi guadagni per le etichette, tanto più se digitali."
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Il vostro sound propende per lo più verso sonorità molto danceable e ritmate, mentre raramente tirate il fiato: necessità di puro impatto, oppure semplicemente vi esprimete meglio così?
Riccardo: "Puro gusto personale: da sempre, in ogni album 'ballabile' che possediamo, quando arriva il classico 'lento' tendiamo a skipparlo: non ci piace spezzare il ritmo... per 'Impact Zone' abbiamo lavorato molto ai tempi, e riteniamo di avere ottenuto atmosfere più 'rarefatte' anche senza rallentare i ritmi, ad esempio con 'Beneath' o 'Puressence'. Se un giorno arriverà l'ispirazione per un pezzo lento, comunque, non penso lo butteremo via!"
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Un sogno nel cassetto: da quale band vi piacerebbe essere remixati e quale gruppo o artista vorreste remixare in futuro?
Riccardo: "Ci diverte l'idea di cambiare completamente lo stile di una canzone, quindi cercheremmo artisti che possano dare un tono diverso dal nostro. Nomi? Così d'impulso mi vengono in mente KMFDM, Stromkern, Kirlian Camera, Adii Newton, This Morn' Omina... ma anche New Order, Pet Shop Boys, BT, Above & Beyond, Armand Van Helden, Tiesto, Dave Clarke, Terence Fixmer, Motor... la lista dei sogni è decisamente lunga! Chi remixare, invece... se il pezzo è buono ci mettiamo le mani sempre volentieri, meglio se lo stile è diverso dal nostro comunque."
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A partire dalla copertina fino ad arrivare alle lyrics, nel mood del lavoro ho notato un forte velo di malinconia ed un senso di attesa per qualcosa... siete d'accordo su questa mia impressione? E cosa c'è di vero in ciò?
Davide: "È vero e non tutti l'hanno colto, anche se a noi pareva abbastanza evidente. Pur ammettendo che si tratta di un album molto ballabile, 'Impact Zone' si è evoluto nel tempo come emotivamente molto intenso, una specie di susseguirsi di stati d'animo differenti che sono andati a comporre una storia unica. Andrebbe ascoltato sempre nella sua interezza, in effetti, dall'introduzione di 'Nuclear' alla conclusione, più suadente, di 'Puressence'. Per me è quasi lineare, una sorta di colonna sonora."
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Venendo al titolo scelto per l'album, cosa rappresenta per voi la 'zona d'impatto' e quale concept si lega a tale titolo?
Davide: "Il concetto è legato al brano di apertura, 'Nuclear', che immagino in un paesaggio post-nucleare, desertico, un po' 'burroughsiano'. In realtà è più un'immagine interiore che non un paesaggio realmente esistente, e tratta del senso di totale impotenza che si prova di fronte ad eventi più grandi di noi, sui quali non si può intervenire. Osservare, pietrificati, il 'punto di impatto'. Titolo e copertina sono stati scelti in quest'ambito. Poi inizia 'Persistence', e la nostra storia prosegue..."
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Quali sono i gruppi italiani che apprezzate maggiormente e quali prospettive auspicate per la nostra 'scena', se così possiamo chiamarla?
Riccardo: "Non smetteremo mai di citare Pankow, Kirlian Camera e Templebeat come enorme fonte di ispirazione: è anche grazie al loro esempio che abbiamo formato i Blank. Stimiamo e rispettiamo tutti i nostri 'colleghi' che fanno musica credendoci, nonostante le dimensioni minuscole della nostra presunta 'scena'... Non possiamo che auspicare che questa cresca, quindi, anche se siamo convinti che sarà un processo lungo e difficile. In Italia i gruppi buoni sono parecchi, ma gli appassionati decisamente no."
Davide: "Mi piacerebbe vedere meno 'elitismo' e più interesse a sostenere gruppi e serate da parte del pubblico, più collaborazione fra locali e promoter, più voglia di far sentire certa musica anche al di fuori dei confini delle solite tre serate, più spirito costruttivo e interesse ai concerti. Ma questa scena è ancora una nicchia a cui piace, in fondo, essere di nicchia."
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La scena elettronica italiana ha fatto dei passi in avanti importanti negli ultimi anni, si vedano in tal senso i contratti con affermate label estere ottenuti da voi, Syrian, XP8, Babylonia ed altri. Quando ciò iniziò ad accadere coi gruppi metal italiani, anni fa, di riflesso crebbe tutto il movimento italiano, mentre ciò non accade in ambito elettronico: come mai, secondo voi?
Davide: "Non lo so. Forse abbiamo dato l'avvio a qualcosa, ma è ancora presto (anche se siamo in ballo da anni!). Manca proprio una cultura legata a questo genere musicale, mentre storicamente sia il metal, ma volendo anche punk, neofolk o industrial classico, sono stati 'sdoganati' in Italia da più tempo e possono contare su di un più fedele numero di appassionati. Il mercato, poi, non vive un momento felice, e anche questo impedisce a gruppi meritevoli di trovare etichette che vogliano rischiare su di loro. Mi piacerebbe vedere un'etichetta indipendente italiana importante che avesse l'illuminazione e decidesse di provare a buttarsi anche su gruppi electro/EBM. È un sogno, mi rendo conto."
"Abbiamo viaggiato molto, e possiamo dire che non abbiamo mai visto all'estero lo stesso disinteresse che pare esserci in Italia nei confronti dei concerti. Bisognerebbe rendere i concerti più interessanti, farli a orari e in giorni più sensati, impegnarsi perché il pubblico sia più stimolato ad assistervi. Certo che poi un giorno suoni all'estero, dove anche il gruppo di apertura di un festival riesce ad ottenere rispetto ed attenzione, e un po' ti viene da scuotere la testa..."
(Riccardo)
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Cosa pensate del pubblico 'medio' italiano, quello che preferisce andare alla serata 'fashion' piuttosto che spendere i soldi per un concerto? È ovunque così, oppure credete che questo sia un fenomeno tipicamente (e tristemente) nostrano?
Riccardo: "Abbiamo viaggiato molto, e possiamo dire che non abbiamo mai visto all'estero lo stesso disinteresse che pare esserci in Italia nei confronti dei concerti. Dove il 'live' dovrebbe essere il momento principale di una serata, da noi è invece il 'preserata'. Non penso nulla e ne prendo atto. Le colpe si dividono in parti uguali: bisognerebbe rendere i concerti più interessanti, farli a orari e in giorni più sensati, impegnarsi perché il pubblico sia più stimolato ad assistervi. Certo che poi un giorno suoni all'estero, dove anche il gruppo di apertura di un festival riesce ad ottenere rispetto ed attenzione, e un po' ti viene da scuotere la testa..."
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D'accordissimo su tutto. Quali saranno le prossime mosse per Blank? Pausa estiva? E dopo?
Riccardo: "No no, nessuna pausa: stiamo lavorando a vari remix, a mix dei nostri pezzi da utilizzare in sede 'live' e stiamo già scrivendo nuove canzoni, sperimentando senza particolare impegno. Poi, quando avremo 5-6 brani in versione demo, decideremo cosa farne e verso che direzione dirigerci per un nuovo album."
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Come vivete l'aspetto live? Sappiamo che la maggior parte dei gruppi elettronici non brilla per qualità sui palchi, e vorremmo chiedervi cosa avete in mente per rendere interessanti i vostri show...
Davide: "L'aspetto live è uno di quelli che vorremmo curare maggiormente, anche se è difficile trovare il giusto bilanciamento: quando le possibilità di suonare live sono così poche, si fa fatica ad investire quanto si vorrebbe. Per 'Impact Zone' abbiamo predisposto qualche video, e cerchiamo di mescolare le obbligatorie basi strumentali a parti suonate con una 'groovebox', cercando di rendere il tutto più 'club oriented'; stiamo anche testando nuove idee per il futuro, per offrire uno spettacolo che possa soddisfare anche il pigro pubblico italiano..."
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Bene, è tutto: lascio a voi le ultime considerazioni, magari per sottolineare a quale tipo di persone vorreste dedicare/indirizzare il vostro nuovo album...
Davide: "Quattro anni fa eravamo partiti con l'idea di fare un album diretto e orientato prevalentemente alla pista da ballo. Nel frattempo sono usciti centinaia di dischi fatti così, rendendo quindi l'obiettivo molto meno interessante: come reazione, abbiamo virato verso un concept dedicato a chi ancora ama ascoltare gli album anche a casa e godere delle atmosfere ed emozioni che vengono trasmesse dalla musica, piuttosto che limitarsi a zompettare al suono della cassa dritta. Ecco, 'Impact Zone' è sostanzialmente questo, un album denso di sensazioni. Se l'idea vi piace, quest'album è per voi..."
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