14-05-2021
TOURDEFORCE
L'ora più buia
di Roberto Alessandro Filippozzi
Con "Vargtimmar", uscito lo scorso gennaio, il navigato musicista lombardo Christian Ryder ha ultimato quella "Anger Trilogy" (la "trilogia della rabbia") iniziata nel 2014 con "Jedem Das Seine" e proseguita nel 2018 con "Very Industrial People". Solo ormai da tempo al comando della sua creatura TourdeForce, ma come sempre coadiuvato da un buon numero di preziosi ospiti, il Nostro prosegue spedito nel suo discorso artistico, che se sul piano strumentale vive di un'intrigante dualismo ad ampio respiro fra brani synth/future-pop e momenti decisamente più vicini a certo industrial rock/metal, dal punto di vista lirico non teme di porre l'accento su quel fisiologico malessere che pervade chi si ritrova a vivere in un mondo dove informazione, pensiero critico, ideali, dialettica, ragionamento e semplice uso della logica finiscono sempre più inesorabilmente nel tritacarne del "politicamente corretto", dove a cadenza pressoché quotidiana qualcosa diventa improvvisamente "sbagliato" e in cui basta un niente per finire in una delle liste di proscrizione stilate da chi si attribuisce una "moralità superiore". Voce orgogliosamente fuori dal coro, Christian afferma la propria volontà d'espressione senza curarsi di chi sa solo puntare il dito, preferendo la piena onestà intellettuale - accompagnata da una sferzante ironia - a qualsivoglia "manovra evasiva" per non urtare questa o quell'altra sensibilità, risultando di fatto non solo uno degli artisti più liberi in senso lato, ma anche un interlocutore capace di spunti sempre interessanti e in grado di stimolare una discussione produttiva, come la gustosa intervista che segue ha ribadito col giusto spirito...
"Non possediamo una capacità di giudizio obiettiva, autonoma, spontanea. Ci illudiamo che sia tale. Siamo inconsapevolmente sottoposti ad una Cura Ludovico costante: la sovrastimolazione mediatica portata agli eccessi. La nostra mente come un hard disk, riempito oltre la sua effettiva capienza, subisce quotidianamente immissioni forzate di dati che vanno a mescolarsi confusamente agli altri (con una notevole dose di stronzate, giochini, app, meme) creando abulia, puerilità, smemoratezza, superficialità, dissonanze cognitive..."
(Christian Ryder)
"Etichette discografiche major rendono famosa gente apparentemente pazza, stupida e pericolosa, ed il loro pubblico è composto da minorenni che li idolatrano e sognano di imitarli. Sarò antiquato, ma mi viene da pensare: questi ragazzini, scansafatiche benestanti col cellulare in una mano e la bibita rosa nell'altra, coi loro sogni di galera e di prevaricazioni assortite, saranno gli adulti sui quali potrà contare la società del domani? Operai, impiegati, professori, dottori, medici e quant'altro?"
(Christian Ryder)
"L'ironia ai nostri tempi può essere un modo per trasmettere un messaggio particolare senza incorrere nella censura. Quello che non sopporto è invece l'ironia dei meme di massa, dove il popolo ironizza pesantemente sulle proprie disgrazie e sulla propria malasorte, dileggia la classe dirigente coi suoi scandali, in pratica si consola ridendo e facendo spallucce ben cosciente del fatto di prenderlo in quel posto, incarnando così quell'immagine patetica e stereotipata dell'ometto che ogni giorno spera nel miracolo del giorno dopo..."
(Christian Ryder)