15-11-2007
IANVA
Ultimo baluardo occidentale
di Michele Viali
Fotografie di DANIEL NERVI
Nell'ambito underground il nome Ianva rappresenta ormai la quintessenza musicale: due mini e un album sono bastati a sancire un'affermazione totale, a far aprire gli occhi ad un pubblico forse anche più ampio di quello che lo stesso ensemble genovese pensava di poter attirare. Noi non abbiamo perso l'occasione per porre loro alcune domande, al fine di scoprire il pensiero ianvensis avvolto tra le spire di testi superlativi. Non di meno abbiamo evitato di celebrare la band e di tornare sugli allori passati, con l'intenzione di tralasciare quanto è già stato detto (insomma, la grandezza di Ianva non è cosa nuova!), preferendo dare spazio al nuovo lavoro e a quanto da esso trapela. Come si evince dalla musica e forse ancora di più, Mercy e Stefania D'Alterio dimostrano di saper trasformare in un momento indimenticabile anche un'intervista, grazie a parole che hanno la stessa densità dei loro brani...
"Oggi si attraversa la vita soli e si giunge alla meta nudi e disperati. In compenso avremo lavorato fino a 70 anni, giocato a tennis fino a 78, trombato col Viagra fino a 80, tutto pur di non fermarsi a pensare davvero neppure per un attimo."
(Mercy)
"Noi, nonostante tutto, siamo Italiani e non possiamo distogliere gli occhi dallo spettacolo indegno che oggi ci viene offerto, dal totale sfascio in cui hanno sprofondato il luogo in cui siamo nati: non possiamo restare indifferenti al cospetto di un Paese in ginocchio."
(Stefania D'Alterio)
"Se non si fosse capito, gli uomini occidentali sono di fronte a una responsabilità storica: o si liberano dei loro burattinai e ricostruiscono una Civiltà degna di tal nome, che non esige a diventare 'mondiale', ma neppure aspira a farsi sommergere, oppure il baratro è inevitabile."
(Mercy)