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27-11-2019
VIOLET TEARS
Il gotico in movimento
di Denis Di Nicolò
È con piacere che intervistiamo i baresi Violet Tears, gruppo che, nel corso degli anni, ha attirato a sé una nutrita schiera di appassionati del cosiddetto filone gothic. Capace di ottenere numerosi consensi di critica e pubblico (come bene ha dimostrato l'album "Breeze Of Solitude", ma non solo), la band pugliese ha sempre cercato di rinverdire il proprio sound in modo da renderlo ogni volta più interessante e maturo, sia a livello prettamente concettuale che musicale. Il risultato di questo percorso, ad oggi, è ottimamente sintetizzato in " Metamorfosi ", ultima loro fatica in studio che, manco a dirlo, riconferma il loro talento. Per addentrarci nei contenuti della nuova fatica discografica, abbiamo avuto l'onore di avere il quartetto nostrano al gran completo, che ha cordialmente soddisfatto le nostre curiosità...
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Come prima domanda, partirei dall'ultimo, nonché notevole album, ovvero "Metamorfosi". Com'è stata la genesi e la realizzazione di questo lavoro e perché ci sono voluti circa sei anni per dare un seguito al precedente "Outside Your Door"?
Claudio Contessa: "In realtà gran parte dei brani presenti in "Metamorfosi" era già in cantiere sin dopo la pubblicazione di "Outside Your Door". Svariate circostanze hanno inciso sui tempi di realizzazione e pubblicazione del nuovo album, non ultimo il passaggio alla nuova prestigiosa etichetta Dark Vinyl Records. Abbiamo inoltre anche dedicato più tempo alla cura e definizione dei suoni e degli arrangiamenti dei singoli brani, che nell'insieme del lavoro appaiono variegati e diversamente ispirati, pur rimanendo in sintonia con la nostra identità stilistica."
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Il titolo "Metamorfosi" sta ad indicare un'evoluzione del vostro sound, oppure si riferisce a qualcos'altro nello specifico?
Carmen De Rosas: "Il titolo dell'album sintetizza le scelte compositive che lo caratterizzano, essenzialmente riconducibili a tre stadi, tanto per restare in tema di "metamorfosi". Innanzitutto questo album, rispetto ai precedenti, è frutto di una collaborazione più stretta tra i componenti del gruppo e per ciò, ritengo, offre un ascolto più omogeneo. Brano come "Inganno", "In The Garden", "Spazi Artificiali" e "The Drowning Of My Hopes" originano da sperimentazioni musicali condivise, a differenza dei nostri precedenti lavori, più simili a dei collage di produzioni individuali. In secondo luogo, nell'ultimo lavoro, fin dalla scelta del titolo e per la prima volta durante il nostro percorso musicale, abbiamo optato per un uso prevalente della lingua italiana rispetto a quella inglese. Infine, sul piano stilistico, le nuove composizioni sono volutamente più essenziali, tanto in termini di durata dei brani quanto alla complessità delle tracce. Trovo che "Metamorfosi" sia il nostro album più personale ed intimistico."
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Canzoni come "To The Life" e "Spazi Artificiali" mostrano una cura maniacale per la scelta dei suoni. Quanto è importante per voi quest'aspetto?
Claudio Cinnella: "La ricerca di un equilibrio e di una espressività sonora ottimali sono alla base di ogni progetto musicale. Per quanto, fin dagli esordi, la cura delle ambientazioni dei brani sia sempre stata una nostra priorità, soltanto con l'esperienza, nel corso degli anni, siamo riusciti ad ottenere la giusta coloritura delle composizioni, anche grazie ad arrangiamenti via via più accorti e ragionati. Per chi, come noi, predilige sonorità oniriche, la scelta di suoni appropriati, associata ad un uso consapevole dell'effettistica, è essenziale."
"Più che fondamentale, direi che sperimentare è naturale. Chi apprezza questo genere di musica riesce a cogliere la diversità anche nell'immobilità apparente, perché anche i sound più caratteristici, nel susseguirsi delle produzioni, si rafforzano e si depurano come un'immagine che viene progressivamente messa a fuoco..."
(Carmen De Rosas)
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Spesso i gruppi del filone gothic preferiscono essere fedeli ad una formula musicale ben definita. Da questo punto di vista, secondo voi quanto può essere fondamentale il fatto di provare a sperimentare ed arricchire il proprio sound di partenza?
Carmen De Rosas: "Più che fondamentale, direi che è naturale. Per quanto si possa essere fedeli ad uno stile o ad un sound, questo, se riproposto sempre uguale, finirebbe inevitabilmente per annoiare. Chi apprezza questo genere di musica riesce a cogliere la diversità anche nell'immobilità apparente. Perché anche i sound più caratteristici, nel susseguirsi delle produzioni, si rafforzano e si depurano come un'immagine che viene progressivamente messa a fuoco."
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Noto con piacere che siete uno dei pochi gruppi italiani ad usufruire ancora del cosiddetto "cantato in lingua madre". Credete che il cantato in lingua italiana abbia ancora delle potenzialità inespresse?
Claudio Contessa: "Personalmente preferisco, sin dagli esordi, il cantato in italiano, in primo luogo perché nella composizione dei testi mi permette di esprimere sensazioni e sentimenti con l'intensità che solo la propria lingua madre può consentire. Inoltre, ritengo che la lingua italiana possieda una sua propria musicalità che vada ancora valorizzata e che valga la pena "esportare", nonostante i possibili limiti e difficoltà di comprensione da parte di un fruitore straniero. Non a caso in "Metamorfosi" abbiamo voluto continuare a investire ancor di più rispetto al passato nella realizzazione di canzoni in italiano."
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Ci sono delle band del nuovo corso che apprezzate particolarmente o altre che ritenete abbiano portato una ventata d'aria fresca nel panorama gothic?
Claudio Contessa: "Sicuramente ci sono band nell'attuale panorama gothic, sia italiane che straniere, che meritano la giusta attenzione ed il nostro apprezzamento. Ciò che ammiriamo è il fatto che ci sia ancora dell'entusiasmo nel produrre musica di un genere che purtroppo, specie in Italia, appare sempre più relegato ad un pubblico di estimatori. Tuttavia non parlerei di aria fresca o innovazione, forse anche perché siamo inguaribili nostalgici legati all'originalità del sound classico della scena darkwave anni 80/90. Oltre ad alcuni gruppi emergenti che producono lavori interessanti e piacevoli, restiamo sempre attratti in particolar modo dai nomi storici ancora in attività che continuano a produrre nuovi lavori, conservando la loro identità artistica."
"Vi era un tempo in cui c'era più fermento, maggiore interesse ed interazione nella cosiddetta "scena". Oggi, complice l'ulteriore e ben più marcato sfilacciamento della stessa, ci guardiamo poco e niente intorno. Lo scarso interesse oggigiorno rivolto ala musica inedita è così generalizzato da non poter nemmeno più parlare di scene musicali, e si tratta di un cancro che sta divorando lentamente ma inesorabilmente ogni realtà cosiddetta "alternativa"..."
(Gianluca Altamura)
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Come giudicate l'underground italiano, e soprattutto la scena di cui fate parte?
Gianluca Altamura: "Vi era un tempo in cui eravamo più attenti a quanto accadeva nell'ambito della cosiddetta "scena". C'era più fermento, maggiore interesse ed interazione. Vi erano più spazi dedicati, maggiore partecipazione e scambio. Oggi, complice l'ulteriore e ben più marcato sfilacciamento della stessa, ci guardiamo poco e niente intorno. Lo spazio web, inoltre, è spesso caos e banalità. Penso che lo scarso interesse oggigiorno rivolto ala musica inedita sia così generalizzato da non poter nemmeno più parlare di scene musicali, a prescindere dal genere di appartenenza. Si tratta di un cancro che sta divorando lentamente ma inesorabilmente ogni realtà cosiddetta "alternativa". La cosa però, nonostante gli innegabili effetti negativi, non ci preoccupa in maniera particolare. Ci adattiamo, lo abbiamo sempre fatto, in fondo facciamo musica per passione e fin dove sarà possibile spingersi, ci spingeremo."
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Siete sicuramente una band che ha avuto preziosi riconoscimenti sia all'estero che in madre patria. Secondo il vostro parere, questo genere di musica dove risulta più apprezzato?
Gianluca Altamura: "Sì, è vero, ed i feedback positivi sono giunti davvero da ogni parte del globo. Proprio in considerazione di ciò, credo non vi siano oggi aree o paesi più inclini alle sonorità di cui facciamo parte. Nell'epoca "d'oro" del genere (anni '80 e '90), questo sound riceveva senza dubbio alcuno maggiori attenzioni da parte di certi paesi piuttosto che di altri. La Germania e l'America erano fucina e casa da questo punto di vista, e l'Italia non era da meno. Si tratta, oggi ancor più di ieri, sempre e comunque, di un genere di nicchia. È difficile farne una stima e/o darne una collocazione ai giorni nostri. Penso che oggi sia più ampiamente diffuso con l'aiuto del web, ma paradossalmente meno "popolare" di prima. Diciamo che l'Italia non brilla più come un tempo, abbiamo conosciuto sicuramente momenti migliori."
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I vostri testi denotano certamente una sensibilità ed una raffinatezza non comune. Avete, in tal senso, influenze letterarie o cinematografiche?
Claudio Cinnella: "La nostra composizione delle musiche e dei testi è del tutto libera di fluire secondo l'ispirazione del momento. Prima vengono in vita musiche e testi, in perfetta armonia con gli stati d'animo che li hanno generati, poi seguono gli album con i loro significati d'insieme. Alcune nostre produzioni, tuttavia, non sono esenti da influenze cinefile o letterarie. Il brano "The Submerged And The Saved", ad esempio, pubblicato sull'album "Cold Memories & Remains", è chiaramente ispirato al saggio di Primo Levi "I sommersi e i salvati"; la composizione "The Long Years", ricompresa nell'album "Breeze Of Solitude", ha tratto ispirazione dal romanzo di Ray Bradbury "Le cronache marziane"; la musica della traccia "Spazi Artificiali", invece, riecheggia le suggestive ambientazioni del film fantascientifico "Gravity"."
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Fra le altre cose, il vostro nuovo album segna il passaggio alla corte della rinomata Dark Vinyl Records: cosa rappresenta per voi questo importante step e quanto siete soddisfatti del percorso fatto insieme sino ad oggi?
Gianluca Altamura: "Se pensiamo al nostro percorso musicale iniziato in quell'ormai lontano 1998, non possiamo che ritenerci assolutamente soddisfatti. Eccezion fatta per il nostro primo EP "Fragments Of Broken Dreams" (2001), pubblicato in sole 100 copie da Anaemic Waves Factory (allora piccola etichetta italiana indipendente specializzata nella pubblicazione di release ad edizione speciale a bassa tiratura), che per intuibili ragioni non ha potuto dare il giusto risalto al disco, le seguenti etichette sono state di considerevole rilievo. Basti pensare all'americana The Fossil Dungeon (Mephisto Walz, The Soil Bleeds Black...), che pubblicò il nostro secondo lavoro "Cold Memories And Remains" (2006). E che dire della partenopea Ark Records (Ataraxia, Ashram, Corde Oblique...), che per noi ha pubblicato "Breeze Of Solitude" (2007) ed il successivo "Outside Your Door" (2013). La prestigiosa label tedesca Dark Vinyl giunge quindi a noi come un preziosissimo riconoscimento al lavoro svolto con passione fino ad oggi."
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Ultima ma doverosa domanda: anticipazioni per il futuro?
Gianluca Altamura: "Questa è una domanda per la quale riscontriamo più d'un problema nel rispondere. Nel bene o nel male, abbiamo adottato la filosofia del "mai far progetti", anche di quelli a breve termine. Si è sempre scelto di agire con pacatezza, senza inseguire, o peggio, essere schiavi di quelle regole che vi sono dietro le attività di una band. L'esser liberi di "muoverci" nel nostro microcosmo, secondo tempi e modi a noi più congeniali, ci ha portato a realizzare le nostre opere in maniera serena e soddisfacente. Forse è questo il nostro segreto (ridendo, nda)? L' unica anticipazione certa è che siamo già a lavoro per il nostro sesto lavoro in studio, e che saremo nuovamente on stage nei prossimi mesi."
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