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29-10-2007
IRIDIO
In viaggio verso le emozioni
di Marco Belafatti
Iridio, al secolo Valentina e Franz, è un duo italiano dedito ad un raffinato mélange sonoro nato con il chiaro intento di comunicare con l'ascoltatore attraverso la forza delle emozioni. Il loro ultimo album in studio è una lunga serie di suggestioni, suoni e paesaggi, indimenticabili tasselli di un viaggio che travalica i concetti di tempo e spazio, un importante vademecum per la scoperta di culture più o meno vicine (starà a voi scoprire quanto) alla moderna civiltà occidentale. È Valentina Buroni, incantevole voce del duo, ad illustrarci in questa intervista il processo creativo dietro alla lavorazione di "Endless Way", e ad esortarci, nelle sue accurate risposte, a cogliere l'importanza delle emozioni ed a trovare dentro di noi la nostra 'Via Infinita'.
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Cominciamo con la classica domanda d'introduzione inerente alla vostra biografia: raccontateci la genesi del progetto e la storia degli Iridio.
"Il progetto Iridio ha iniziato a prendere forma nel 2002, quando abbiamo deciso di lavorare insieme con l'obiettivo di dar vita ad una realtà musicale in cui poter sperimentare nuovi sound e nuovi stili. Abbiamo dato vita a Iridio perché volevamo creare una musica totalmente 'nostra', che fosse in grado di fondere tutte le nostre influenze e fonti di ispirazione e che, soprattutto, fosse capace di risvegliare emozioni profonde in noi e nell'ascoltatore. Inizialmente abbiamo registrato un CD singolo promozionale del brano 'The Windy Shore' e l'abbiamo proposto a diverse etichette discografiche italiane e straniere specializzate sia in musica folk, sia in dark ambient e generi affini. Ci hanno contattato in molti chiedendoci altro materiale, e così abbiamo realizzato un secondo CD promozionale. Abbiamo vagliato tutte le offerte e, alla fine, abbiamo optato per la fiorentina Dragonheart Records che, per l'occasione, ha creato una sotto-etichetta chiamata Standing Stones specializzata in musica celtica/ambient. Forti dell'ottima collaborazione con Dragonheart ai tempi dei Beholder, abbiamo dato piena fiducia ad Enrico Paoli ed al suo staff, con risultati molto positivi, direi! 'Waves Of Life' ha avuto un ottimo riscontro di critica e pubblico; l'apprezzamento da parte del mondo gothic/dark tedesco ci ha permesso di calcare il palco del Wave Gotik Treffen nel 2006. Abbiamo iniziato a lavorare al nuovo album subito dopo l'uscita di 'Waves Of Life'... è stato un lungo e complesso lavoro di cesello!! E con questo arriviamo al presente."
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Entrambi avete avuto numerose esperienze musicali spesso estranee alla proposta della vostra band attuale: sapreste dirci quanto queste sono state importanti per la vostra formazione e nel definire il vostro attuale sound?
"Direi moltissimo. Tutto quello che abbiamo fatto in passato ha contribuito a formare il nostro gusto e la nostra sensibilità artistica attuale. In realtà siamo sempre stati amanti della musica folk e della musica classica, e dunque non è un caso se per la realizzazione di 'Endless Way' ci siamo ispirati a queste fonti. Va inoltre ricordato che Franz lavora da tempo nel campo del sound engineering e del sound designing, in particolare per quanto riguarda la sonorizzazione di film, videogiochi e materiale video in generale, e questo esercita una grande influenza sul suo approccio alla composizione musicale e sulle scelte che opera in termini di sound."
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Valentina, tu sei stata per lungo tempo famosa grazie al lungo contributo dato ai Beholder, power metal band italica attualmente sciolta. Il tuo stile ha conosciuto un'ampia evoluzione da allora: le vesti nelle quali dovevi calarti ti andavano strette o hai semplicemente cercato di migliorare la tua voce col passare degli anni?
"Negli ultimi quattro anni mi sono dedicata a tempo pieno allo studio di una particolare tecnica di canto che insegna a sfruttare appieno le potenzialità nascoste della propria voce. Ho svolto un lungo e molto profondo lavoro di ricerca sonora sotto la guida di un'insegnante 'illuminata' e ho cercato di riversare quanto appreso nelle parti vocali del nuovo album. Naturalmente il genere musicale di Iridio mi consente di concentrarmi sui dettagli, di sperimentare sonorità diverse, insomma di lavorare 'di fino' sulla vocalità. Lo stile di canto adottato con i Beholder era un altro aspetto della mia personalità. Lì, ovviamente, prediligevo il lato più potente e aggressivo, dovendo confrontarmi con la voce di Leonardo e con il muro di chitarre elettriche!"
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Cosa ha significato per te la collaborazione con Duncan Patterson per la registrazione del debutto degli Ìon?
"Direi che è stato un onore! Ho sempre apprezzato Duncan Patterson per la sua sensibilità artistica e per le sue doti compositive, e sono davvero felice di aver potuto collaborare (anche se in piccola parte) al debut album di Ìon."
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Sappiamo che artiste come Enya e Loreena McKennitt sono tra le vostre fonti d'ispirazione primaria. A livello di influenze esterne (letterarie, artistiche o cinematografiche), invece, dove siete soliti trovare consigli per comporre i vostri brani?
"Ci ispiriamo principalmente alle emozioni che la vita porta con sé. Parafrasando il poeta e filosofo Thoreau, direi che siamo due persone che amano vivere 'in profondità, succhiando tutto il midollo della vita'. Siamo per natura portati a ricercare l'intensità delle emozioni, positive o negative che siano. È dunque naturale che esse ci ispirino anche dal punto di vista artistico. Siamo molto amanti dell'arte, ma essa esercita su di noi un'influenza indiretta; la principale fonte di ispirazione per 'Endless Way', infatti, è stata un viaggio che abbiamo compiuto nel 2005 attraverso le regioni sud orientali della Turchia. I paesaggi e le atmosfere di quella terra a cavallo tra Occidente e Oriente sono la scintilla da cui è scaturito tutto il discorso musicale e tematico affrontato nell'album. Per la realizzazione dei testi, inoltre, mi sono indirettamente ispirata al alcuni diari di viaggio scritti da mercanti e pellegrini in epoca medioevale e rinascimentale."
"Ci ispiriamo principalmente alle emozioni che la vita porta con sé. Parafrasando il poeta e filosofo Thoreau, direi che siamo due persone che amano vivere 'in profondità, succhiando tutto il midollo della vita'. Siamo per natura portati a ricercare l'intensità delle emozioni, positive o negative che siano."
(Valentina Buroni)
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Parliamo ora della vostra etichetta, la Standing Stone, sub-label creata appositamente dalla Dragonheart Records per promuovere voi ed altri gruppi sulla vostra stessa line d'onda. Come mai siete a tutt'oggi gli unici artisti del loro catalogo? Credete che in Italia sia difficile trovare altre band che si possano inserire nel vostro filone?
"Credo che in Italia si possano trovare diverse band che potrebbero far parte della scuderia Standing Stones, e so che sono state vagliate già diverse proposte. Tuttavia non so dire se ci sia qualche nuova uscita in lavorazione per il futuro."
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A questo proposito, vorremo chiedervi se vi sentite in qualche modo parte di una scena e quali sono le band o gli artisti del nostro paese che più apprezzate in questo periodo.
"Ci sono diversi artisti che propongono sonorità in qualche modo legate alle nostre. Mi riferisco a gruppi come Hexperos ed Ashram, ad esempio. Dovremmo trovare il modo di creare un legame più stretto tra tutti questi progetti per non restare realtà isolate le une dalle altre e per poter dare maggiore supporto e visibilità a questo mondo."
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Veniamo al nuovo lavoro: in molti si sarebbero aspettati una continuazione del discorso intrapreso con "Waves Of Life", nel quale vi siete dilettati nel mescolare influenze celtiche, elettronica e passaggi quasi dream-pop. "Endless Way" segna un distacco netto da questa fase di sperimentazione, appoggiandosi su un sound meno variegato ma allo stesso tempo più compatto e personale rispetto al passato, nonché maggiormente orientato al folk. Quali motivazioni stanno dietro a questo cambiamento di rotta? Ci sarà ancora spazio per l'elettronica nel futuro degli Iridio?
"'Endless Way' è stato plasmato intorno a due desideri: da un lato quello di concentrarci maggiormente sugli strumenti acustici e classici per sfruttarne la ricchezza timbrica ed espressiva, dall'altro quello di creare un 'ambiente sonoro' che catapultasse immediatamente l'ascoltatore nei vari luoghi lungo il percorso del viaggio che viene raccontato. L'elettronica non era funzionale a nessuno di questi due intenti, e così ci è sembrato logico metterla in secondo piano. Naturalmente non è escluso che in futuro torneremo ad utilizzarla in modo più ampio, anche perché siamo più propensi ad evolverci e a sperimentare soluzioni nuove piuttosto che a ripeterci. Il tema del viaggio ha caratterizzato 'Endless Way' anche dal punto di vista musicale: raccontare il dipanarsi di un itinerario ci ha portati a realizzare brani che presentano ciascuno la propria particolarità, ma che allo stesso tempo mantengono un sound omogeneo, proprio come le diverse tappe di un percorso comune."
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Per le registrazioni del nuovo album avete collaborato con ben quindici musicisti di diverse nazionalità, ed è anche grazie al loro contribuito che il vostro sound è diventato così genuino e pieno di pathos. Siete d'accordo?
"Assolutamente sì. Ciascuno ha riversato nella nostra musica la propria personalità, la propria sensibilità artistica e la propria cultura d'appartenenza. Per questo credo che l'album risulti molto 'vero' e non sembri una semplice imitazione di altre forme musicali."
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L'album assume la forma di un diario di bordo. Le liriche si focalizzano infatti su di un viaggio, quello intrapreso alla fine del XVI secolo da una giovane donna che decide di seguire segretamente gli spostamenti del padre attraverso le lande dell'Europa e del Medio Oriente, di scoprire nuovi mondi e nuove emozioni per sciogliere una volta per tutte le catene del suo spirito inquieto. Potreste approfondire il racconto? Il viaggio è frutto della vostra fantasia o le vostre esperienze di vita hanno permesso alla storia di delinearsi in modo migliore?
"L'album, come hai detto tu, racconta la storia di un viaggio molto particolare intrapreso da una giovane donna alla fine del quindicesimo secolo. Questa donna ha uno spirito inquieto e una grande profondità d'animo. Non sopporta l'idea che la vita 'scivoli via', ma, al contrario, desidera vivere intensamente. Questo, evidentemente, mal si concilia con il resto del suo mondo. Figlia di un ricco mercante, questa giovane donna si sente prigioniera di una gabbia dorata: dal punto di vista materiale non le manca nulla, ma non si sente libera di vivere secondo la propria natura. La società in cui vive non ammette l'idea di una donna forte, capace di decidere per sé stessa, alla ricerca di profonde emozioni. Così, spinta dal desiderio di liberarsi dalle invisibili catene che la imprigionano, ella si imbarca segretamente sulla nave del padre per seguirlo in un viaggio d'affari verso il Medio Oriente. Si tratta, allo stesso tempo, di un percorso attraverso nuove terre e di un percorso interiore alla ricerca di sé stessa. L'esperienza del viaggio porta la giovane donna alla consapevolezza che non occorre andare lontano per trovare risposte: ogni individuo ha già dentro di sé tutte le risorse per conoscere sé stesso e le forze per realizzarsi seguendo le proprie inclinazioni e la propria natura.
"Pensiamo alla vita come ad un fiume in piena: se non ci si lascia trasportare si resta per sempre limitati alla propria piccola riva, tante esperienze restano precluse. Certo, bisogna avere una sponda sicura e tranquilla a cui tornare di tanto in tanto per riposare lo spirito, ma questa deve essere dentro di noi."
(Valentina Buroni)
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Nella recensione ho paragonato "Endless Way" ad un viaggio attraverso tempo e spazio; solo in un secondo momento mi sono accorto che queste erano le stesse parole con le quali voi presentavate al pubblico la vostra nuova creatura! Ascoltando le vostre canzoni sono stato catapultato, come sotto l'influsso di un incantesimo, nei luoghi più disparati: antiche città, deserti, castelli, boschi, accampamenti esotici, placide spiagge, focolari tribali, radure, montagne innevate... Allo stesso tempo ho sentito crescere dentro di me emozioni fortissime. Nella vostra arte domina quindi una forte emotività, contraddistinta in gran parte dalla naturalezza con la quale siete riusciti ad incorporare in una sola opera culture diversissime tra loro. Da dove nasce questa invidiabile sensibilità?
"Probabilmente è un risultato del 'vivere in profondità' di cui parlavamo all'inizio dell'intervista. Pensiamo alla vita come ad un fiume in piena: se non ci si lascia trasportare si resta per sempre limitati alla propria piccola riva, tante esperienze (magari anche negative, ma di certo importanti per il proprio arricchimento interiore) restano precluse. Certo, bisogna avere una sponda sicura e tranquilla a cui tornare di tanto in tanto per riposare lo spirito, ma questa deve essere dentro di noi. Un luogo interiore a cui poter accedere ogni volta che la corrente del fiume diventa troppo forte e rischia di sommergerci. Sapere che parte di tutto questo nostro mondo interiore riesce a passare attraverso la nostra musica e raggiungere altre persone risvegliando in loro qualche emozione è per noi la soddisfazione e la gioia più grande!"
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Procediamo con l'analisi di alcuni brani. "Shadows And Fears" è la silenziosa testimone delle ore notturne in cui la protagonista della storia lascia la propria mente libera di vagare tra le proprie ombre e le proprie ansie. A quale paura fate riferimento nella canzone?
"Alla paura di lasciarsi andare e di essere davvero sé stessi. Una paura che credo attanagli la maggior parte degli esseri umani. Nel testo la protagonista dice: "I'm leaving my shadow behind, shadows and fears". Ha finalmente trovato la forza per non essere più un'ombra di sé stessa e abbracciare fino in fondo la propria natura."
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"Enchanting Light" ed "Heaven Spark" richiamano scenari da Mille E Una Notte. Avete mai avuto occasione di compiere un viaggio verso queste terre?
"Sì, come dicevo abbiamo compiuto questo viaggio in Turchia un paio di anni fa. Abbiamo girato per le regioni al confine con la Siria, accompagnati da gente del posto e da alcuni Italiani che vivono lì da molti anni. In quei luoghi abbiamo respirato un'atmosfera molto particolare di contaminazione tra due mondi e abbiamo avuto davvero la percezione della storia millenaria di quella terre, per secoli direttamente legate alle nostre."
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Le fascinazioni asiatiche ricorrono spesso nella musica oscura. Come può, secondo voi, un abitante del vecchio continente cogliere appieno la magia della millenaria tradizione orientale?
"Forse inconsciamente sentiamo il profondo legame storico che esiste tra la cultura Mediorientale e la nostra, benché attualmente questi due blocchi geografici sembrino trovarsi su posizioni del tutto opposte. Come se in noi rimanesse un'atavica memoria di importanti scambi e compenetrazioni di pensiero avvenute nel passato. Ecco perché la tradizione orientale ci affascina, anche se non siamo in grado di comprenderla appieno."
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"New Stars, New Ways" sarebbe perfetta per accompagnare le immagini di un film. Che ne pensate? È vostro interesse cimentarvi nella creazione di musica per immagini?
"Come ho detto, questo è proprio uno degli aspetti del lavoro di Franz. Quindi, per sua forma mentale, ha affrontato la composizione dei brani di 'Endless Way' come se si trattasse di musica per immagini. L'immagine, in questo caso, non era un filmato, ma una visione interiore. Franz ha dato voce al mondo che aveva preso vita nella sua mente."
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"At One With The Universe" schiude un'armonia cosmica perfettamente stimolata dal ritmo incalzante e tribale delle percussioni e dalla tua sempre più evocativa voce, che si cimenta qui in vocalizzi eterei ed assai emozionanti. Nella sempre più deturpata condizione del pianeta Terra, riuscite davvero a sentire un'armonia con l'universo?
"Si tratta di un'armonia interiore. Essere 'in armonia con l'universo' (come recita il titolo del brano) significa essere in una costante situazione di scambio con ciò che è al di fuori di noi. È un dare e un prendere continuo, senza mai chiudersi. Questa apertura deve essere totale, cioè nei confronti delle altre persone e dell'ambiente in cui viviamo."
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"Stepping Westward" e "My Home" hanno un forte sapore medioevale. Quanto è importante la storia dell'Europa per voi? Pensate che nel Medioevo siano racchiusi insegnamenti validi anche per i giorni nostri?
"La storia e la cultura dell'Europa sono ciò da cui veniamo, rappresentano tutto il nostro bagaglio a livello di forma mentale e modo di intendere la vita. Io credo che in ogni epoca storica ci siano momenti speciali (che si ripetono ciclicamente nei secoli) in cui culture diverse riescono a compenetrarsi migliorandosi a vicenda, ed è a quei momenti che dobbiamo guardare per trarre insegnamenti, poiché da lì hanno inizio nuovi processi di evoluzione."
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C'è un brano del disco al quale siete maggiormente legati?
"Direi di no. Ogni brano rappresenta una tappa del viaggio, tutte ugualmente significative."
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In breve tempo la vostra attività live vi ha portati sui prestigiosi palchi del Wave Gotik Treffen di Lipsia. Potete descriverci l'esperienza?
"È stata un'esperienza molto emozionante. Sapevamo di trovarci di fronte ad un pubblico molto esigente. Il concerto è andato per il meglio e i presenti hanno dimostrato di gradire la nostra proposta. Senza considerare la magia di suonare in un grande teatro!"
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Cosa dobbiamo aspettarci da un live show degli Iridio?
"Il nostro obiettivo quando suoniamo dal vivo e di creare un'atmosfera 'sospesa', dove l'ascoltatore possa immergersi dimenticando il luogo fisico in cui si trova e lo scorrere del tempo. La cosa più importante, tuttavia, è riuscire a creare un contesto in cui si possa dare spazio alle emozioni. Per questo preferiamo suonare in luoghi particolari come i teatri o i parchi naturali (come in occasione del Triskell Celtic Festival a cui abbiamo partecipato nel 2006), piuttosto che nei classici club."
"Il nostro obiettivo quando suoniamo dal vivo e di creare un'atmosfera 'sospesa', dove l'ascoltatore possa immergersi dimenticando il luogo fisico in cui si trova e lo scorrere del tempo. La cosa più importante, tuttavia, è riuscire a creare un contesto in cui si possa dare spazio alle emozioni."
(Valentina Buroni)
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Cosa possiamo leggere nella sfera di cristallo di Valentina e Franz? Avete già qualche concerto in previsione, oppure state già lavorando su nuovo materiale?
"Stiamo valutando alcune proposte per suonare dal vivo in Italia e all'estero. Naturalmente vi faremo sapere! Al momento non abbiamo ancora iniziato a lavorare su nuovo materiale. Dobbiamo lasciar sedimentare ancora un po' questo disco e iniziare a capire quale direzione musicale ci ispira di più per il futuro. Attualmente, però, stiamo realizzando un videoclip per il brano 'Golden Skies' con l'aiuto del regista teatrale Andrea Lisco. Sarà disponibile da fine novembre sul nostro sito web e sulla pagina MySpace."
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Chiudiamo con una nota sulla scena italiana: come ritenete abbia accolto la vostra proposta, e quanto è importante per voi rivelarvi come 'profeti in patria' in una scena pur poco affollata (almeno a livello di utenti) come quella nostrana?
"'Waves Of Life' è stato accolto molto bene: sinceramente temevamo che in Italia non ci fosse grande interesse per quel tipo di musica, e invece devo ammettere che siamo stati smentiti! Certo, alcuni puristi dell'ambito metal non l'hanno apprezzato, ma questo l'avevamo messo in conto ed è assolutamente comprensibile. Non ci riteniamo 'profeti in patria' perché crediamo che alla fine la nostra musica non appartenga a nessun filone specifico. Essa rappresenta semplicemente noi stessi e il nostro mondo interiore. La speranza, naturalmente, è che 'Endless Way' ottenga riscontri altrettanto positivi e che, soprattutto, riesca a suscitare profonde emozioni in chi lo ascolterà!"
http://www.iridiomusic.com