Room 108

18-03-2015

MARCO DEPLANO

Post-industrial lombrosiano

di Michele Viali

Intervistare Marco Deplano non è solo fare domande ad un manipolatore sonoro, ma piuttosto fare il punto della situazione riguardo un settore specifico in cui questo autore agisce da oltre vent'anni con vari progetti, tutti ampiamente affermati. Se Wertham era il monicker generatore di Marco, ad esso si sono aggiunti nomi nuovi come il semi-acustico Foresta Di Ferro e la band aperta Death Pact International (act entrambi ormai ben noti agli appassionati), il più recente ed esplicito Caligula031, gli album a quattro mani e un'etichetta di nuovo conio che sta dando grandi soddisfazioni al Nostro ospite. Marco si conferma (dopo l'intervista che ci rilasciò svariati anni fa) un fiume in piena presentandoci idee, programmi e - quel che più conta - realizzazioni concrete, trasmettendoci quella prorompenza a cui ci ha abituato coi suoi devastanti album, sempre alla ricerca delle deviazioni più o meno esplicite che albergano nella mente umana. Un lombrosiano che trasferisce i suoi 'studi' in ruvidi pezzi post-industriali...

• Marco, sono ormai quasi vent'anni che sei sulla breccia. Chi ha attraversato questo periodo seguendo le evoluzioni della scena ha potuto assistere all'avvicendamento di tanti nomi: parecchi sono scomparsi tra il dispiacere degli appassionati, altri sono stati meteore, altri ancora si sono dissolti cadendo nel dimenticatoio, mentre tu sei rimasto attivo evolvendo stile e temi che hanno caratterizzato la tua carriera di 'audio-terrorista'. Un breve bilancio ci servirà ad aprire l'intervista...
  
  
  "Non saprei come fare un bilancio sinceramente. Penso molto a quello che ho da fare più che a quello che è già successo. Certo che se mi siedo e ricordo quanto fatto in questi ventuno anni di rumore (senza dimenticare quanto fatto prima di allora con altre esperienze sonore), sono contento, soprattutto degli ultimi anni da quando riesco a concentrarmi di più sul suono in sé, senza distrarmi con perdite di tempo e farmi prendere da ansia da prestazione. Mi dico sempre che, soprattutto in certi periodi, avrei potuto fare di più a livello pratico, ma esistono talmente tanti progetti ottimi in giro che forse è stato meglio così..."

• La maggiore novità che caratterizza le tue ultime produzioni è la creazione di un'etichetta personale: la Elettronica Radicale Edizioni. Ho notato che quasi tutte le uscite sono in cooperazione con la Old Europa Cafe di Rodolfo Protti... Raccontaci come ha preso corpo il progetto...
  
  
  "Era da qualche anno che volevo rimettermi in gioco anche sull'ambito delle produzioni. Poi, con l'uscita di alcuni lavori, mi ritrovavo a dover ricomprare copie extra 4/5 volte per accontentare amici e contatti. Rudy suggerì la cosa occupandosi del lato pratico, che mi spaventa ancora tantissimo vista la mia scarsa costanza con i contatti; quindi è stata sì una scelta di passione, ma anche di opportunità che al momento paga a livello di entusiasmo e, ammetto, è un buon modo per finanziare altri progetti e l'acquisto di strumentazione.
  
  
  ERE è nata per avere un nome per produrre materiale mio o di progetti in cui sono direttamente coinvolto, quindi poche edizioni limitate (ma non troppo), curate e dedicate al mio piccolo mondo. Non intendo produrre altri progetti al di là del mio circo di amici, avendo poco tempo libero e spazio limitato non posso fare scambi e avere una distro vera, escludendo qualche label che va sempre via come il pane (Filth & Violence, Freak Animal, 4ib, Unrest, Tesco, ecc.)."

• Con la tua label personale hai investito non solo sul contenuto, ma anche sulla forma esteriore delle produzioni: tutte le uscite in CD sono infatti accompagnate da un digipak di pregio con allegati libretti corposi corredati da ottime foto, e spesso anche spiegazioni dettagliate dell'opera, per non parlare del vinile "Ramraiding Thee Abyss" e della tape di Uncodified...
  
  
  "Sono legato alle origini della cultura post-industriale. Non mi considero né un musicista né un artista, m'interessa più il lato comunicativo e concettuale. Un disco devo essere in grado di ascoltarlo, leggerlo, toccarlo, e l'idea di ERE è di dare agli altri quello che cerco io. Ci sono tanti progetti che non seguono questi obiettivi nella loro opera e lo fanno in maniera eccellente, ma non è quello che m'interessa manifestare. Voglio continuare in questa direzione.
  
  
  "Ramraiding Thee Abyss" è stata un'impresa mastodontica. Mettere assieme 3 persone impegnate e con poca attitudine comunicativa (io in primis) ha portato il disco a essere ritardato di circa 5 anni. Quando però ci siamo svegliati abbiamo rifatto il 90% del materiale preparato sino a quel momento, producendo un disco molto diverso da quello che avevamo assemblato sino ad allora. È stato un piacere mettere mani e voce anche al materiale di Grey Wolves, ed è andato molto bene anche in termini di vendita.
  
  
  Le grafiche della tape di Uncodified sono state fatte in collaborazione con Aldo Volpe di Nil By Mouth, una delle migliori label del momento che ha prodotto veri e propri classici come la compilation "Tied To An Abuse", che consiglio vivamente."

"Non mi considero né un musicista né un artista, m'interessa più il lato comunicativo e concettuale: un disco devo essere in grado di ascoltarlo, leggerlo, toccarlo..."
(Marco Deplano)

• A proposito di Uncodified, hai iniziato anche una fruttuosa collaborazione con Corrado Altieri, di cui hai pubblicato l'album "Hardcore Methodology" ma con cui hai soprattutto avviato la trilogia "Vindicta", realizzata a quattro mani dal binomio Wertham-Uncodified. Come hai conosciuto Corrado e in che modo si è attivato il connubio artistico?
  
  
  "Fu il primo a contattarmi dall'Italia interessato al CD di Caligula031 e riconobbi il nome, visto che ero un gran fan dei TH26, autori tra i dischi più belli degli anni '90 in ambito sperimentale e che avrebbero meritato molto di più. Ne è nata una solida amicizia che unisce interessi in comune su molti argomenti, stessa visione del suono, cinema, fumetti e tante risate. Era un po' che non succedeva. "Vindicta" ne è stata la naturale evoluzione, così come le mutue collaborazioni nei rispettivi progetti. Ho partecipato a un paio di release di Uncodified e lui per il momento ad una di Caligula031, e sicuramente faremo altro anche dopo la chiusura di "Vindicta".
  
  
  Grazie a Corrado ho ripreso contatti anche con Simon Balestrazzi, che avevo incrociato millenni prima ad alcuni concerti ma con cui non avevo mai rotto il ghiaccio, e non ultimo ho scoperto un universo underground isolano a me sconosciuto e decisamente vibrante. Consiglio vivamente di tenere d'occhio tutti i suoi progetti: Candor Chasma, Monosonik, ecc..."

• Bene, credo sia il momento di parlare "Vindicta", trilogia incentrata sul codice di vita/vendetta vigente nell'entroterra sardo con tutte le implicazioni relative alla legalità di uno stato evidentemente mai riconosciuto. Editi finora due capitoli di quello che sembra quasi un romanzo documentaristico (e in parte lo è), narrato però coi toni del post-industrial più duro. Il folklore torbido della Sardegna (terra di Altieri) incontra per la prima volta il taglio 'iper' del rumorismo industriale 'cesellato' dal mastering di Balestrazzi. Raccontaci come avete generato il progetto e come avete sviluppato il tema...
  
  
  "La mia famiglia è sarda, sono cresciuto sentendo parlare diverse espressioni di sa limba, nutrendomi spesso di quello che si mangiava tra la Barbagia di Seulo e l'altopiano del Sarcidano, ascoltandone la musica e così via. Per quanto sia stato disinteressato ad approfondire le mie origini per decenni, queste cose ti rimangono dentro e scorrono nel sangue anche a livello inconscio. I miei, per motivi alimentari, hanno vissuto la Diaspora post-bellica emigrando in giovane età in continente per poi fermarsi a Como, dove giunsero anche altri parenti, importando la stessa convivialità dell'isola.
  
  
  Da un decennio ho iniziato a scoprire molti aspetti storici, culturali e tradizionali che mi hanno portato ad approfondire le origini della Sardegna, la cultura barbaricina, le feste patronali, leggende, miti, nonché gli aspetti sociali di una terra non sempre fortunata ma con una ricchezza umana unica.
  
  
  Una volta conosciuto Corrado è stato naturale prendere come scusa le comuni origini per dare sfogo a quest'ossessione in cui sono confluiti cronaca, studi e tanti racconti familiari. Abbiamo calcato sull'aspetto criminologico della faccenda perché si sposa perfettamente con le sonorità da noi proposte, ma mi fa piacere che anche lo spaccato storico/sociale abbia colpito.
  
  
  Tecnicamente Corrado ha composto gran parte dei suoni, assemblandoli in forma semi-completa. Io ho aggiunto voci e campioni ed eseguito il mix finale. Simon ha fatto un ottimo lavoro di mastering dando dinamica e calcando i bassi. Poi abbiamo selezionato le foto e le citazioni. Lavoreremo anche con il terzo così nel prossimo capitolo, che sarà dato alle stampe nel 2016.
  
  
  Abbiamo immaginato un personaggio come tanti che, coinvolto in una brutta storia di ingiustizia, decide di vendicarsi per poi darsi alla macchia, vivere da latitante con l'aiuto della famiglia per poi finire in gabbia confinato per trenta anni nelle carceri speciali sarde e infine nel lager Buoncammino di Cagliari, recentemente chiuso. Durante il suo viaggio abbiamo inserito alcune figure tradizionali tipiche e fatti storici collezionati in ore e ore di racconti di miei familiari, su cui potremmo riempire libri, ma ho pietà dei lettori di Darkroom."

• Parliamo di Wertham, forse l'act generatore della tua attività sonora, di sicuro il più in vista. Dopo il 2008 c'è stata una parentesi di silenzio che arriva fino a un paio di anni fa, quando sono arrivate le produzioni della Elettronica Radicale e altre uscite di singoli e retrospettive. Una pausa di riflessione dovuta a cause particolari?
  
  
  "Dal 2008 al 2012 sono stato più impegnato con l'attività live con miei progetti e collaborazioni varie (Die Weisse Rose, Knotwork, Brighter Death Now, The Leeches, ecc.), nonché nell'aiutare ad organizzare concerti, eventi, ecc... In quegli anni sono usciti un po' di titoli (soprattutto la cassetta "Sleaze", che rimane uno dei lavori a cui sono più affezionato), e poi mi sono concentrato su Caligula031.
  
  
  Non ho mai smesso di registrare suoni e scrivere, ma non avevo il tempo di assemblare i pezzi definitivi, fare i campioni, ripulire i suoni e scrivere i testi. Da anni lavoro su "Bodies Under Siege", un nuovo full-length, ma c'è sempre qualcosa che non mi convince per considerarlo completo e sono finito a smembrare i pezzi su varie release, tra cui il 7" "Maladolescenza", recentemente pubblicato da Deathsangle Absolution. Comunque non ho fretta, escono tanti ottimi dischi, quindi meglio aspettare.
  
  
  Non ultimo, dal 2010 è finito un lungo percorso da libero professionista per diventare un pendolare stipendiato con un impegno full-time, e questo ha ridotto esponenzialmente il tempo libero che adesso viene dedicato per lo più a ricaricare le pile come ogni italiano medio."

"M'interessa trasporre in suoni, testi e immagini, scenari possibili di interazione quotidiana tra individui o comunità e il loro inevitabile scontro e collasso. Prendo ispirazione per lo più da esperienze personali o di persone che conosco e tento di ottenere un risultato se non reale, almeno realistico. Ergersi dal mio status di uomo qualunque sarebbe mentire o recitare una parte che non mi rappresenta..."
(Marco Deplano)

• A dispetto di tanti nomi che costellano il panorama dell'elettronica più estrema, Wertham ha avuto il merito di collegare questi suoni alla descrizione della conditio humana scavando nella melma più densa che alberga dentro di noi, senza calcare la mano su figure eclatanti ma analizzando l'atteggiamento dell'uomo qualunque. Forse non tutti hanno colto la raffinatezza cinica e arguta sottesa ai suoni, ma credo che questo aspetto 'entomologico' rappresenti un'unicità all'interno dell'intero panorama post-industriale. Direi che sei un attento osservatore delle debolezze umane trasposte e filtrate nei tuoi album...
  
  
  "Sono contento che si percepisca quanto tento di esprimere. Escludendo alcune eccezioni, per lo più ispirate a fatti di cronaca e ai massimi sistemi, m'interessa trasporre in suoni, testi e immagini, scenari possibili di interazione quotidiana tra individui o comunità (culturali, naturali, religiose, sessuali ecc...) e il loro inevitabile scontro e collasso. Prendo ispirazione per lo più da esperienze personali o di persone che conosco e tento di ottenere un risultato se non reale, almeno realistico. Ergersi dal mio status di uomo qualunque sarebbe mentire o recitare una parte che non mi rappresenta, parlo di situazioni che si sono verificate, si verificano e si verificheranno. Anche le naturali reazioni a certe pressioni della quotidianità sono argomento fondamentale, soprattutto quando questo succede nella maniera più razionale e posata, pensando che io o tu potremmo essere i prossimi."

• Recentemente è uscita la retrospettiva "Tell Me The Truth" per la Old Captain, un lavoro che restituisce ad un pubblico 'largo' materiale perduto. Su che basi hai scelto i brani da inserire? Come sei entrato in contatto con Olegh, titolare della label?
  
  
  "Olegh è una vecchia conoscenza. Per anni abbiamo apprezzato il reciproco lavoro e attorno al 2008 mi chiese di collaborare con Ostarbeiter. Dopo averlo fatto attendere millenni (non sono la persona più dinamica e affidabile del mondo, oserei dire), la mia partecipazione al progetto si è concretizzata nel doppio CD "The Iron Era", in compagnia di altri signori di buon gusto e fini intellettuali come Deutsch Nepal, Isomer e Streicher. Poi, l'amicizia si è saldata anche in virtù della mia predilezione per la storia e la cultura ucraina. Ho da sempre avuto un'attrazione per quell'importante pezzo di terra che ha vissuto momenti di gloria e disperazione, dalle scorribande dei cosacchi alla tragedia dell'Holodomor, testimone anche di una ricchissima tradizione musicale che parte dalla classica, passando alle varie forme di folk sempre molto epico, la cosiddetta musica kobzar e le avanguardie sonore underground.
  
  
  I brani di "Tell Me The Truth" sono stati scelti dalle release dei primi dieci anni di produzione per lo più introvabili. Quindi il mio lato dello split "Womanhood", il 7" "Satin Touch", la versione estesa del pezzo "Prey" uscito per l'omonima card realizzata dall'ottima Corrosive Art, gli unici estratti ascoltabili della prima "Born To Rise Hell", un inedito destinato a una compilation mai uscita e alcuni pezzi da compilation non sempre semplici da trovare. Non escludo di ripetere l'operazione con altri pezzi che svolazzano in giro, ma al momento preferisco concentrarmi su materiale nuovo. Olegh mi ha dato carta bianca su tutto ed è stato estremamente entusiasta, e attualmente lo aiuto quando posso in altri modi."

• Il tuo primo nastro "Born To Rise Hell" non è mai stato ristampato (correggimi se sbaglio) ed è attualmente molto quotato tra i collezionisti. Hai programmato una ristampa?
  
  
  "Non è mai stato ristampato perché era brutto e tremendamente noioso. Se qualcuno fosse interessato alla ristampa su CD accetterei senza problemi, ma penso che tedierebbe tutti a morte. Un solo dilemma: correggere tutti gli errori di battitura che avevo fatto nei titoli - a partire dalla copertina - o rendersi inviso al popolo anglosassone tutto per manifesta incapacità grammaticale? Si aprano pure le votazioni."

• È invece fresco di ristampa in LP "Bury Me Standing" di Foresta Di Ferro, tuo vecchio progetto messo a punto insieme a John Murphy e Richard Leviathan . Come mai Foresta Di Ferro non ha avuto un seguito (a parte un singolo e qualche pezzo sparso su split)? Sei ancora in contatto con Murphy e Leviathan?
  
  
  "Il progetto non è mai morto, solo andato in sonno. Stiamo preparando il nuovo lavoro. La mancanza di un seguito è dovuta al fatto che non ce n'era bisogno e tutti e tre eravamo sballottati in diverse terre attorno al globo, io tra Italia e Svizzera, John a Berlino dopo un periodo avventuroso in Finlandia e Richard in Australia ma perennemente errante attorno al mondo per motivi di lavoro. Avevo pensato di creare una line-up italiana di appoggio in cui coinvolgere quando potevano Richard e John, ma non sono abbastanza costante per organizzare delle prove continuative, necessarie quando si fa musica vera e si è dei principianti del bel canto da osteria come il sottoscritto, e inoltre non ho trovato il materiale umano giusto disponibile a essere vessato da mie assenze improvvise, ecc... Poi sarebbe stata una cover band di noi stessi, un karaoke post-industriale. Da qualche anno ho ripreso ad assemblare un concept e dei suoni in quella direzione e oggi siamo pronti e disponibili a lavorarci, coinvolgendo anche alcuni ospiti/amici come Andrew King, David E. Williams, Raffaele Vendittis, ecc... Ci vorrà ancora un attimo, ma siamo ufficialmente operativi."

• Foresta Di Ferro era in parte legato al grande calderone 'neofolk' che in quegli anni stava letteralmente per esplodere, tante erano le produzioni di dubbia qualità che lo caratterizzavano. Nonostante ciò, "Bury Me Standing" aveva una forza devastante ed alcuni brani (su tutti la cover-version di "Kshatriya" degli Ain Soph) rimangono dei capolavori indiscutibili. In questo caso siete stati in grado di prendere da un genere quanto vi serviva, scartando gli aspetti esteriori e marginali per aprire un discorso personale. L'indefinibile scena 'neofolk' è ormai collassata, forse a causa di una iperproduzione che da fenomeno esclusivo l'ha trasformata a curioso canale di vendita. Qual è il tuo punto di vista su quel che è stato un piccolo fenomeno underground e come ne hai preso parte a suo tempo?
  
  
  "Grazie, sei sempre troppo buono. Il nostro essere legati a quel mondo (che non rinnego come han fatto molti colleghi che ci hanno mangiato per tanti anni, per poi sputare sopra alle persone che li hanno adorati e mantenuti per tanti anni) è stato ovviamente dovuto al fatto che abbiamo tutti collaborato e suonato con alcuni dei mostri sacri del genere, nonché nel caso dei miei stimati compari di aver scritto delle pagine importanti registrate nei loro curriculum.
  
  
  Tornando a me, ho vissuto quel fenomeno da poco prima della metà degli anni '90, vedendone luci (tante) e ombre (molto spesso provenienti dall'esterno), testimoniando eventi unici e la caccia alle streghe. Non penso sia del tutto morto: è passato di moda, ma ci sono ancora gruppi eccellenti che tracciano il loro solco personale. È diventato forse un po' più rilassato come genere. Personalmente, a parte i grandi classici, le mie preferenze vanno verso quei progetti che il buon Max Ribaric ha ribattezzato Ur Folk, vale a dire Arnica, Andrew King, Sturmpercht, Sangre Cavallum, Blood Axis ecc., ma personalmente ascolto più rumore che musica acustica al momento."

• Ultimo solo in ordine di tempo è il tuo monicker Caligula031, un nome quotatissimo tra gli appassionati della scena, nato circa cinque anni fa e con all'attivo un buon numero di uscite sui supporti più disparati. Come nasce il progetto e come si differenzia dall'act ammiraglio Wertham?
  
  
  "C031 è nato alla vigilia del mio mini-tour in Finlandia di qualche anno fa. Iniziavo a trovare poco stimolante lavorare sempre con lo stesso metodo basato in ore e ore di registrazioni, droni per lo più ottenuti con synth Korg e rumore fatto con due/tre pedali e ore e ore di editing per ottenere un risultato soddisfacente. Volevo qualcosa di più diretto come era stato all'inizio e come espresso nella cassetta "Sleaze" uscita per gli amici di Erratic Sporadicism Tapes, radicalmente diversa da "Memories..." e dai pezzi che stavo registrando in quel periodo, con un''ambience' molto ampia e la voce e i campioni come protagonisti assoluti. Insomma, volevo tornare a pensare di meno e a 'suonare' - mi si conceda - lasciando parlare più le macchine che la persona, pur mantenendo un tessuto narrativo.
  
  
  Con Wertham utilizzo costantemente synth analogici con molti loop e drones, l'apporto del digitale e la post-produzione sono fondamentali, così come l'utilizzo di certi effetti sulla voce. Ogni pezzo contiene tante tracce, ognuna molestata nel mix con effetti e plugin. Le frequenze basse sono fondamentali.
  
  
  C031 è istintivo, strumentazione minimale, predilezione per le frequenze medie/alte, pochissimi loop e la voce usata più come elemento sonoro che come voce narrante, anche se i testi e la parte concettuale hanno uguale importanza.
  
  
  In Finlandia ho fatto due set differenti per provare e il risultato, nonché la reazione dei presenti, ha decretato la nascita del progetto. Il concept riguarda un argomento che mi ha sempre interessato ma da cui sono stato soltanto sfiorato, e che dove lavoro attualmente vedo quotidianamente: il mito della prostituzione legalizzata in Svizzera (e in altre città europee), il traffico di umani, i flussi di immigrazione, l'interazione con la gente 'per bene', lo sfruttamento, le storie umane legate a queste persone che vedo sul treno e di cui son piene le cronache quotidiane."

"Ho vissuto il fenomeno neofolk da poco prima della metà degli anni '90, vedendone luci e ombre, testimoniando eventi unici e la caccia alle streghe. Non penso sia del tutto morto: è passato di moda, ma ci sono ancora gruppi eccellenti che tracciano il loro solco personale. È diventato forse un po' più rilassato come genere..."
(Marco Deplano)

• Per concludere ti rivolgo una domanda di rito, ma sempre funzionale alla curiosità degli appassionati: cosa bolle in pentola? Ovvero quali uscite hai in programma per Wertham, Caligula031 ed eventuali side-project ancora in nuce? E la Elettronica Radicale Edizioni quali sorprese ci riserverà nel prossimo futuro?
  
  
  "Inizio dalla fine. In collaborazione con Old Europa Cafe e Lake Shark stiamo per co-produrre la ristampa su CD della vecchia cassetta "Opera" di Iugula-Thor, prodotta in passato da Rodolfo, con nuova veste grafica e degli inediti di quel periodo. Seguirà il primo capitolo del set di box dal nome altisonante "Encyclopedia Of Radical Electronics: Loudness", poi un 7" della Banda Del Canaro, progetto ispirato alla tradizione della musica carceraria, la stessa che ha ispirato molti pezzi di Foresta Di Ferro. Pianifico anche una nuova uscita di The Rita, Sam McKinley è uno dei miei alleati più preziosi al momento.
  
  
  Con Wertham il terzo capitolo della trilogia di cassette ispirate a Cesare Lombroso, questa volta sfiorando la questione meridionale, un paio di collaborazioni di cui non voglio parlare per scaramanzia e, appunto, il nuovo CD.
  
  
  Per Caligula031 ci sono diversi nastri in lavorazione, il primo dei quali sarà la cassetta "Galerianki" ispirata al fenomeno delle mall-girl polacche dagli stivaletti bianchi, una collaborazione su 7" con il serbo Dead Body Collection, un box con dentro tante belle cose per Total Black, una release con video per Wrath e un nuovo CD.
  
  
  Come detto Foresta Di Ferro darà alle stampe, spero prima della fine dell'anno, il nuovo disco che penso s'intitolerà "Might Be Never, May Be Forever".
  
  
  In programma ci sono diverse collaborazioni che verranno annunciate a breve, ma una posso già dirla, visto che ci sto lavorando sopra in questi giorni, ed è con Singular Cleansweep Operations... È da anni che ne parliamo, la basi sono tutte pronte e sto preparando campioni e testi.
  
  
  Chiuderei con alcune uscite di Death Pact International che, con piacere, vedo che ha risvegliato attenzione dopo l'uscita di DPI Australia per L.White. Per quel che mi riguarda sto contribuendo a una cassetta che dovrebbe uscire per Nil By Mouth, un 10" realizzato a due con un noto agitatore albionico che ha già partecipato al CD "Siege" e un CD full-length che coinvolge degli stimati colleghi della terra del Sol Levante. È in discussione anche un altro CD per un'etichetta polacca, ma è presto parlarne.
  
  
  Grazie di tutto, per essere aggiornati sulle nuove uscite buttate un occhio a wertham.wordpress.com."

http://caligula031.bandcamp.com/

https://wertham.wordpress.com/