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12-06-2014
NAXAL PROTOCOL
Uno sguardo sul mondo
di Michele Viali
Il ritorno di p/s, mente di Naxal Protocol, ora anche in coppia con l'artista Masahiko Okubo nel duo Cazzokraft, segna la rinascita artistica di un musicista che aveva attraversato la scena industriale italica in maniera sorniona sul finire dello scorso millennio allorché, nelle vesti dell'eloquente Cazzodio, licenziò due CD che godono ancora di ottima fama. Il debutto del nuovo monicker con "The Guilty Should Get What They Deserve!" diventa il presupposto per fare un excursus sul passato, chiarire qualche curiosità da collezionisti, ma soprattutto affrontare la tematica del nuovo album, cartina di tornasole del naxal-pensiero fatto di macabra ironia, causticità, disillusione e profondo realismo. Ecco, quindi, che da un'intervista musicale viene fuori "uno sguardo sul mondo": un mondo che rappresenta linfa vitale per quanti - seguendo l'esempio dei Throbbing Gristle - hanno giocato con l'assurdo delirio che contrassegna la società contemporanea, di cui p/s ci rende (musicalmente) testimonianza...
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Vorrei iniziare con uno sguardo rapido al passato: Cazzodio, tuo primo progetto, ha avuto una buona accoglienza con i suoi due album del 1998 e del 2000 in un periodo in cui i dischi si vendevano di più, e la scena aveva forse una sua maggiore autorevolezza. Come mai hai deciso di concludere (credo prematuramente) questa esperienza?
"Non c'è nessuna storia interessante dietro la fine dei progetti precedenti. Semplicemente, ho avuto altro da fare. Una delle cose frustranti nella nostra esistenza è che possiamo fare solo una cosa alla volta, o come minimo, possiamo fare sufficientemente bene solo una cosa alla volta. Nel 2001 sono emigrato, e mi sono trovato senza né il tempo né lo spazio per continuare con i progetti in quest'ambito. A posteriori uno può anche avere rimpianti riguardo certe scelte difficili, ma, di fatto, al momento quella era la cosa giusta da fare."
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Cosa ti rimane oggi dell'esperienza Cazzodio e come la ricordi?
"Difficile dirlo. È stata per molti versi un'esperienza unica, almeno per quanto riguarda avere contatti con gente interessante e la possibilità di suonare in giro."
"Mi piace l'idea di rubare la simbologia della sinistra comunista maoista, dato che in termini di shock value, genocidi e olocausti hanno fatto un po' il loro tempo... Se usi l'immaginario nazista, poi ti ritrovi con maniche di segaioli, che so, in Bielorussia e Bulgaria, che senza capire un cazzo credono che la musica industriale sia una cosa per nazi, e che tu sia uno di loro, e un egual numero di talebani del politicamente corretto in Germania che credono lo stesso e ti fan cancellare le apparizioni live... Con un nome come Naxal Protocol, nel peggiore dei casi mi ritrovo con qualche demente maoista in Germania che crede che io sia un compagno, e qualche fascista in India che mi fa cancellare i live..."
(p/s)
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Colgo anche l'occasione per chiederti qualche ragguaglio sul progetto Lupo Di Ghiaccio... un nome interessante che si è tramutato in un meteora del settore post-industriale. Avrà mai un seguito quell'unico disco uscito nel 2000? Perché, anche in questo caso, hai deciso di chiudere il discorso dopo una sola produzione?
"Lupodighiaccio era il nome sotto cui pensavo di far uscire il mio materiale più vicino all'harsh noise. I primi passi di Cazzodio (un pezzo nella compilation CD "alt.noise", un pezzo in una tape compilation su Xcreteria e la cassetta "Rumore Insorto", di cui probabilmente esistono 30 copie) erano harsh noise, l'idea della componente ritmica arriva dopo, a metà del '96 se ricordo bene. Poiché di tanto in tanto mi veniva voglia di lavorare di più con rumore non strutturato, e meno con programming, avevo pensato a un outlet alternativo. Il CD di cui parli non doveva essere un CD, ma una cassetta. Poi Stefan di Azoikum e Verbrannte Erde decise di farlo uscire su CD, in collaborazione con Art Konkret. Avrei dovuto rimasterizzarlo prima di farlo stampare, secondo me non è venuto come doveva. Il CD si intitola "II" perché viene dopo una prima cassetta, "I", che è circolata in poche decine di copie ed era incomparabilmente meglio, in termini tanto di suoni quanto di composizione, rispetto allo stesso CD. Di quella ho da qualche parte il master su cassetta e, se è ancora in condizioni decenti, la metterò in giro, probabilmente in cambio di una donazione simbolica su Bandcamp."
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Ben 14 anni separano la seconda uscita a nome Cazzodio dall'esordio di Naxal Protocol. Cosa è avvenuto, artisticamente parlando, in questo lasso di tempo? Cosa ti ha spinto a tornare su certe sonorità?
"Per quasi dieci anni non ho lavorato seriamente su niente di 'artistico'. Come dicevo, né tempo né spazio e, a un certo punto, non avevo nemmeno i soldi per riparare l'alimentatore del modulare, che s'era bruciato. Ho passato tre anni infernali a Londra. Nel 2010, in un momento che da tutti i punti di vista era molto difficile, ho cominciato a buttare giù un po' di idee con quel poco di equipaggiamento che avevo a disposizione. Molte di queste sono diventate pezzi completi che appaiono in "The Guilty...". Ma ho cominciato a lavorare sul serio solo nel 2011, quando mi sono trasferito a Berlino. Sono riuscito a trovare una manciata d'ore alla settimana per lavorare sul rumore, ma ho dovuto reimparare quasi tutto da zero. Dopo tutti quegli anni di inattività c'è voluto un po' di tempo, all'inizio il materiale suonava come molte delle schifezze pseudo-power-electronics che si sentono in giro: synth distorti senza nessuna caratteristica interessante. Quando ho rimesso in sesto il synth modulare e ho aggiunto un po' di moduli, ho trovato alcune chiavi per sviluppare il progetto in una maniera che fosse almeno per me innovativa: non ho alcun interesse a riprodurre una brutta copia de "Il Tempo Della Locusta", anche se probabilmente in pochi mesi potevo buttare giù qualcosa del genere. Invece, ho impiegato tre anni a finire questo."
"Lo Stato è una macchina orribile e pericolosa. Pensa alle recenti rivelazioni sulla sorveglianza elettronica a cui siamo sottoposti costantemente, che sono risultate sorprendenti solo a quanti, sprovveduti, ottimisti o idioti, si ostinano a credere che la macchina dello Stato sia un'entità benevola che esiste per aiutarli e guidarli..."
(p/s)
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Veniamo al presente. Come nasce il progetto Naxal Protocol e da cosa deriva l'allusivo nome?
"Il nome è ispirato a una scena del romanzo "Intrusion" di Ken MacLeod. In una Gran Bretagna controllata in modo totalitario dal partito laburista, il nemico esterno che cova nascosto è il movimento Naxal. Tutti i cittadini con etnicità del subcontinente indiano sono sospettati di simpatizzare con il movimento. La polizia posiziona graffiti (nella realtà aumentata in cui il romanzo si svolge) che inneggiano a Naxal. Se un cittadino ignora i graffiti e non corre a denunciarli, è immediatamente considerato un presunto simpatizzante e può essere torturato (nel classico stile inglese, con rispetto delle procedure, etc.) per raccogliere informazioni riguardo al movimento terrorista. Da qui deriva il nome. MacLeod è stato una scoperta interessante, un libertario sincero (non un plutocrate che si spaccia per libertario per convenienza, come tanti specialmente negli Stati Uniti), e dopo avere vissuto in Inghilterra per anni fa piacere trovare qualcuno che detesta tanto il classismo autoritario e paternalista che regna oltremanica quanto certo totalitarismo liberticida, specialmente quello della sinistra laburista, con i suoi standard ultra-restrittivi per quanto riguarda quel che si può dire e quel che è proibito perché potrebbe offendere la sensibilità di un qualche (spesso inesistente) gruppo sociale.
In più, mi piace l'idea di rubare la simbologia della sinistra comunista maoista (e, nel simbolo, anche un po' di jihadismo), dato che in termini di shock value, genocidi e olocausti hanno fatto un po' il loro tempo, no? Senza calcolare che se usi l'immaginario nazista, poi ti ritrovi con maniche di segaioli, che so, in Bielorussia e Bulgaria, che senza capire un cazzo credono che la musica industriale sia una cosa per nazi, e che tu sia uno di loro, e un egual numero di talebani del politicamente corretto in Germania che credono lo stesso e ti fan cancellare le apparizioni live, come è successo poche settimane fa a Con-Dom ad Amburgo. Con questo nome, nel peggiore dei casi mi ritrovo con qualche demente maoista in Germania che crede che io sia un compagno, e qualche fascista in India che mi fa cancellare i live. Ma non avevo comunque in progetto di suonare da quelle parti. Naxal Protocol ha un ufficiale della polizia indiana tra i follower su Twitter, ma questa è più un'indicazione dell'incompetenza della polizia che altro, no?"
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Il titolo del disco "The Guilty Should Get What They Deserve!" sembra essere una tacita accusa. Chi sono i colpevoli e cosa meritano?
"..."I colpevoli avranno ciò che si meritano" non è una minaccia che Naxal Protocol lancia al mondo. Nulla di più lontano dalla nostra sensibilità. Al contrario, questo è quello che lo stato urla costantemente a noi comuni mortali. Nel disco è Theresa May, ministro degli interni britannico, che lo urla. Lo Stato è una macchina orribile e pericolosa. Pensa alle recenti rivelazioni sulla sorveglianza elettronica a cui siamo sottoposti costantemente. Rivelazioni che sono risultate sorprendenti solo a quanti, sprovveduti, ottimisti o idioti, si ostinano a credere che la macchina dello Stato sia un'entità benevola che esiste per aiutarli e guidarli. In ogni momento, stai violando una regola che lo stato ha imposto. Vai all'aeroporto, e sei trattato come un sospetto terrorista. Ti dicono che è per la tua sicurezza. Ma chiaramente non è logico. Può essere al limite per la sicurezza degli altri, ma nel momento in cui ti fanno lo scan a microonde etc., il potenziale nemico sei tu.
E pensa a questo: la corte suprema degli Stati Uniti ha dichiarato che un'infrazione stradale non è motivo sufficiente perché la polizia possa fermarti e perquisirti. E fai attenzione: non perché in sé l'infrazione non sia abbastanza grave ma perché, dice la corte, se la polizia segue un'automobile per un po', di sicuro il guidatore commette almeno un'infrazione, visto il numero enorme di regole nel codice della strada. In Inghilterra, che probabilmente è all'avanguardia per quanto riguarda oppressione e sorveglianza (non c'è praticamente alcuno spazio pubblico che non sia sotto l'occhio vigile di telecamere a circuito chiuso della polizia), ti viene costantemente urlato che sarai arrestato e perseguito. Finanche in ospedale - ho avuto la sfiga di ammalarmi seriamente quando vivevo a Londra - ci sono più cartelli che ti ricordano le varie ragioni per cui potresti essere arrestato che indicazioni per trovare i reparti. Per non parlare del rischio reale di essere massacrato dalla polizia se sei ubriaco o sotto anfetamine, come sembra succedere relativamente di frequente in Italia negli ultimi anni. Ora molti penseranno: "sì, ma io che non faccio niente di male non ho nulla da temere."... Forse. Ma secondo me se non ti sei mai scontrato con le assurde regole imposte dallo stato, non stai facendo abbastanza della tua vita. Vuol dire che non hai provato a vivere in un Paese che non fosse quello in cui sei nato e in cui i tuoi genitori sono nati; vuol dire che non hai provato ad avere una morosa, che ne so, giapponese o americana, e quindi non ti sei scontrato con le regole kafkianamente ridicole per i permessi di soggiorno; che non hai provato a metter su una piccola impresa, etc. E forse non guidi nemmeno un'automobile o non hai mai girato per la città di notte dopo aver bevuto un po'... Che lo stato vede tutti come potenziali colpevoli: questo è il significato del titolo."
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Artwork e stile rimandano a nomi furenti della scena, dai padri Throbbing Gristle ai Grey Wolves e a Wertham... Come si collega il tuo progetto ad una grande tradizione di sonorità industriali? Cosa raccogli dai padri del genere e come rielabori il discorso 'rumore' alla luce del presente e delle tue necessità comunicative?
"I Throbbing Gristle sono decisamente uno dei punti di riferimento fondamentali. Essermi scontrato, ancora ai tempi del liceo, con i loro lavori ha definito, per certi versi, tutto quello che ho fatto dopo. Anche se forse sono più vicino per molti versi agli SPK (specialmente quelli di "Leichenschrei"), tanto in termini sonori che di interessi tematici. Grey Wolves è uno dei miei progetti preferiti, e decisamente condivido molto con loro in termini di approccio. Il lavoro di Wertham lo conosco meno bene, ma i dischi che ho sono in generale molto buoni. Per quanto riguarda il mio contributo allo sviluppo del genere, è difficile rispondere. Non assegno alcun valore intrinseco all'originalità in quanto tale. Potrei probabilmente blaterare per pagine e pagine riguardo al fatto che l'originalità, per come viene intesa in modo naïf, specialmente in ambito musicale, semplicemente non esiste. Quel che cerco di fare è produrre materiale di qualità che risulti, almeno a me, interessante. Dal punto di vista sonico, di struttura, e in termini di contenuti. Alla fine ci sono 365 giorni all'anno, più di 16 ore di veglia e poche dozzine di dischi industrial che ho voglia di ascoltare più di una volta. Quindi cerco di registrare materiale che io per primo voglio ascoltare.
Posso aggiungere due cose: la prima è che mi piace lavorare con rumore astratto, molto più che con altri tipi di suoni. La seconda è che cerco deliberatamente di far suonare le cose in modo meccanico e un po' rigido: per qualche ragione, mi piacciono meno i materiali che hanno retrogusto d'improvvisazione. Non tutti condividono, ma è questione di gusti."
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Foto e titoli del disco anticipano bene il vortice di situazioni-citazioni-realtà (controlli, droghe, politici, morte, infezioni ecc.) che vengono sviluppati nel disco. Quali input hanno agito principalmente sulla creazione dei brani?
"L' ispirazione deriva dalla semplice osservazione del mondo circostante. Leggi i quotidiani, giri per la città, e idee per un approccio critico emergono in modo quasi automatico. E connettere vecchie intuizioni e osservazioni quotidiane non è difficile. Per esempio, ai tempi della primavera araba pensai, bene, qua si eliminano i tiranni, ma poi che cosa succederà ? E mi tornò in mente questa poesia di Heinrich Heine che Debord cita, che spiega come il tiranno muore ridendo, perché sa che ce ne sarà un altro a succederlo, e che la servitù non ha fine. E infatti questo è successo. Allora m'è venuta l'idea di farne un pezzo, per il quale poi Emil Memon ha scritto e recitato un po' di vocals. Per fare un altro esempio, pensa al panico dell'influenza suina, che poi tanto io quanto la mia morosa al tempo abbiamo preso, e che ha comportato niente più che qualche giorno a letto con la febbre alta... ma il panico della pandemia ha avuto più conseguenze negative che l'epidemia stessa: ansia irrazionale, barche di soldi regalati a case farmaceutiche per rimedi inutili... Non c'è voluto molto per trovare un sacco di materiale delirante riguardo a questa o quella supposta pandemia imminente, tirare giù un po' di campionamenti vocali e scriverci un pezzo attorno."
"Esiste una tradizione creativa, di cui la cultura industriale fa parte, che ci accompagna da più di un secolo, ridendo con altezzoso disgusto invece di predicare. Quelli che assumono un atteggiamento eccessivamente serio o greve in quest'ambito sonoro e creativo, semplicemente non stanno capendo l'antifona. Poi uno finisce a dovergli spiegare il senso della barzelletta, quasi fosse un 'berluscone' qualunque..."
(p/s)
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Un particolare che forse notano in pochi è la dedica dell'album al compianto James Izzo, personaggio che seppe anche coniugare la propria fisicità con la passione per la musica. Da cosa nasce questa dedica?
"James Izzo ed io siamo stati in contatto per anni, anche se non ci siamo mai incontrati di persona. Era stato lui a contattarmi, se ricordo bene dopo aver ascoltato "Il Tempo Della Locusta". Io avevo fatto un remix di un pezzo suo con Jarboe alla voce, e lui aveva remixato un pezzo di Ad Negantem, che poi abbiamo incluso nell'album. Relativamente di recente ho saputo della sua prematura dipartita. Era uno con le palle quadrate e un sacco di talento. Ed un esempio di persona che, invece di adagiarsi a causa di una disabilità fisica, ha sempre saputo dare il massimo. E, tanto per essere onesti, lui non m'aveva mai menzionato di essere un 'boy without hands' o sentito il bisogno di spiegarmi perché il suo progetto si chiamasse così. Lo scoprii leggendo una recensione, se ricordo bene. "James Izzo, electronic music producer": così - se ricordo bene - s'era presentato."
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Il disco rappresenta uno sguardo impietoso su una società alla deriva in cui impera il controllo fisico e mentale, la violenza, l'abuso, la tecnologia. In tutto ciò trova spazio anche un'iniezione di velata ironia che emerge da alcuni titoli come "Cosmonaut Cunnilingus". Quale il messaggio conclusivo di un'opera senza compromessi?
"Probabilmente non c'è nessun messaggio conclusivo nel disco; spero almeno che fornisca una serie di osservazioni, e un po' di indicazioni su quali domande porsi quando ci si guarda attorno. Di sicuro, nel disco c'è parecchio sarcasmo e humour nero. "Morte. Miseria. Terrore"... chi riconosce la voce che recita il mantra in "Permanent Delirium Of The Reactionary Mind"? Messo lì, quasi subliminale, vicino all'attrice porno che spiega come l'incesto la ecciti e il demente pseudo-scienziato anni '70 che spiega come il mondo sia creato da uno stupro. Ma questo fa parte della tradizione industriale: parodie di canti da stadio come "United" dei TG, l'uso sistematico di giochi di parole, le antifrasi dei sermoni di Con-Dom e degli inni pro-contractors dei Genocide Organ. Mille esempi, se uno vuole cercarli. In generale, esiste una tradizione creativa che risale a dada - e di cui la cultura industriale fa parte - e che ci accompagna da più di un secolo, ridendo con altezzoso disgusto invece di predicare. Secondo me, quelli che assumono un atteggiamento eccessivamente serio o greve in quest'ambito sonoro e creativo semplicemente non stanno capendo l'antifona. Poi uno finisce a dovergli spiegare il senso della barzelletta, quasi fosse un 'berluscone' qualunque..."
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Ti ringraziamo per la disponibilità. A te l'ultima parola...
"Per concludere, permettimi di fare il piazzista e raccomandare ai lettori l'acquisto di "The Guilty..." (edito da Eibon Records), che contiene anche tre collaboratori occasionali: il già citato artista visivo e musicista newyorkese Emil Memon, il programmatore italo-londinese Automageddon e il nuovo fenomeno del death industrial statunitense, The Vomit Arsonist, alla voce in una cover di un classico hardcore/punk. Raccomando ai lettori anche la mia collaborazione con il maestro giapponese delle percussioni metalliche, Masahiko Okubo, alias Linekraft: il progetto si chiama CazzoKraft e il CD, "Integrity Of The Preconscious System", edito da Old Europa Café, piacerà sicuramente a quanti abbiano nostalgia delle componenti più esplicitamente ritmiche del mio lavoro passato, che per l'occasione vengono combinate con elementi della power-electronics italiana delle origini e un'estetica rumorista di stampo giapponese."
http://naxalprotocol.tumblr.com/
http://www.eibonrecords.com/