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05-11-2013
THE SOURCE
Origini comuni
di Roberto Alessandro Filippozzi
Sul finire dell'estate siamo rimasti positivamente colpiti dall'ennesima promettente realtà emersa dal sottobosco italico, ovvero i milanesi The Source, presentatisi al pubblico col notevole debut album eponimo. Un esordio assoluto sorprendente per capacità e qualità da parte di un trio che, ad onor del vero, di 'esordiente' non ha nulla, poiché composto da Daniele Defranchis, Valentina Buroni e Francesca Fiore, tutte personalità artistiche con alle spalle importanti esperienze in formazioni come Iridio, Beholder, Reverie, Alzamantes, Oriental Blues etc... Con un suono che dona nuova linfa vitale a quella sanguigna tradizione di matrice antica e folk tutta italiana, quella apprezzata a livello internazionale e portata ai massimi livelli da nomi del calibro di Ataraxia, Corde Oblique ed Hexperos, i The Source sono pronti a raccogliere i meritati consensi, ed è quindi con piacere che siamo andati ad approfondire il discorso con Daniele e Valentina in questa piacevole chiacchierata...
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Siete sbucati fuori letteralmente dal nulla, ma tutti avete delle solide esperienze pregresse nel mondo della musica, alcune delle quali anche in comune: quando sono effettivamente nati i The Source, e con quali finalità?
Daniele: "Il progetto nasce circa un anno e mezzo fa, inizialmente come progetto personale in cui far confluire tutte le influenze musicali che ho accumulato negli anni. Dal vivo costruisco tutte le canzoni con una loop station, che mi permette di suonare e sovraincidere in tempo reale diverse tracce di chitarra, e quindi le diverse chitarre che suono. Ho contattato Valentina e Francesca per avere un aiuto, poi il loro apporto è diventato sempre più importante, e ora è parte integrante del sound di The Source. Con Valentina ho già collaborato in diverse occasioni, e sapevo che sarebbe stata la voce adatta per i miei brani; trovare Francesca è stato invece difficilissimo: volevo delle percussioni orientali, e Francesca è una delle poche percussioniste specializzata in darbuka, riq e tamburi a cornice."
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Per questa nuova avventura avete scelto un nome carico di significato come The Source, 'la fonte': quale significato attribuite al vostro monicker e cosa vi ha spinti a sceglierlo?
Daniele: "L'idea di fondo è che, andando alle origini delle diverse culture artistiche e musicali, si nota come queste nascano tutte dalle stesse esigenze espressive e abbiano come riferimento gli elementi più istintivi e naturali dell'uomo. Per cui, più ci si avvicina alla fonte degli stili musicali, più è immediato trovare punti comuni, ritmi, scale, melodie che possono essere fusi tra loro."
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Avete da poco debuttato ufficialmente con l'eccellente album eponimo, per rilasciare il quale avete optato per l'autoproduzione: una scelta precisa, oppure l'inspiegabile mancanza di etichette seriamente interessate ad una proposta di spessore come la vostra? Oltretutto, come detto, siete gente d'esperienza e non certo degli effettivi debuttanti...
Daniele: "La scelta non è stata affatto mirata, ma tra le etichette e i produttori italiani e stranieri che abbiamo contattato, non abbiamo trovato chi ci producesse e nemmeno un distributore! Abbiamo ricevuto commenti lusinghieri riguardo al sound e ai brani, ma per la discografia è un momento di grande crisi, per cui nessuno se la sente di arruolare una nuova band."
"Andando alle origini delle diverse culture artistiche e musicali, si nota come queste nascano tutte dalle stesse esigenze espressive e abbiano come riferimento gli elementi più istintivi e naturali dell'uomo. Più ci si avvicina alla fonte degli stili musicali, più è immediato trovare punti comuni, ritmi, scale, melodie che possono essere fusi tra loro..."
(Daniele Defranchis)
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Il vostro suono poggia su solidissime basi folk che hanno come perno la chitarra, e personalmente ho apprezzato la vostra capacità di guardare sia ad oriente che ad occidente: come agisce sul vostro lavoro di gruppo questa lungimiranza ad ampio raggio?
Daniele: "Nel nostro lavoro c'è molta ricerca, ma la commistione tra oriente e occidente avviene in modo direi spontaneo. Tutti noi abbiamo un passato da rocker e ognuno ha poi intrapreso diverse strade di studio musicale, inoltre tutti siamo affascinati dalle sonorità orientali e mediorientali, per cui ognuna di queste influenze è presente in ogni brano. In particolare, la mia idea come compositore è quella di creare musica originale e nuova. Nessuno suona le musiche etniche meglio degli autoctoni, è inutile travestirsi da tuareg e cercare di fare la loro musica. Però possiamo creare un linguaggio unico, mescolando tutto ciò che appassiona e padroneggiamo."
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Nel vostro suono si sentono forti i profumi del Mediterraneo, ed in ciò mi avete ricordato diversi altri progetti dell'ottima tradizione italiana per certe sonorità, su tutti uno dei nomi di spicco della scena: Corde Oblique. Quanto vi sentite vicini a questa tradizione sonora così legata alla Terra?
Daniele: "Il Mediterraneo è la culla della nostra cultura e gli strumenti che utilizziamo sono strettamente legati ad esso, la chitarra classica, la darbuka e le diverse percussioni che utilizza Francesca. Il Mediterraneo porta poi in sé la memoria di infiniti scambi culturali, tra culture asiatiche, nordafricane ed europee, per cui ne siamo pienamente... immersi!"
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La vostra musica è anche attraversata da un respiro antico, e sembra strettamente legata ad uno spirito secolare che nella suddetta tradizione italiana sopravvive forte: quanta importanza riveste questo aspetto nel vostro lavoro?
Daniele: "La matrice antica è fondamentale. Più si va indietro nel tempo, più ci si avvicina alla dimensione naturale dell'uomo, e questo, nelle nostra visione, fa da collante fra tradizioni musicali apparentemente lontane."
"La mia idea come compositore è quella di creare musica originale e nuova. Nessuno suona le musiche etniche meglio degli autoctoni, è inutile travestirsi da tuareg e cercare di fare la loro musica. Però possiamo creare un linguaggio unico, mescolando tutto ciò che appassiona e padroneggiamo..."
(Daniele Defranchis)
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Perfettamente attinente al richiamo al passato è la vostra rivisitazione del traditional "Suil A Ruin": cosa vi ha spinti a reinterpretare/riarrangiare proprio questo brano?
Daniele: "Il brano "Suil A Ruin" è stato uno dei primi del nostro repertorio. Il pezzo è molto evocativo, ed è un perfetto esempio di quello che ti descrivevo. Nello stesso brano infatti ho fatto convivere diverse chitarre e diversi stili musicali, imitando il liuto, i cordofoni della tradizione Sahariana, il Santoor mediorientale, e la sua armonia si presta benissimo a un bell'assolo di chitarra elettrica in stile rock blues!"
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Altra sorpresa nel vostro esordio è la cover di un classico degli Annihilator, "Crystal Ann", senza dubbio un retaggio del passato metal di Daniele: come avete lavorato per adattarla ad un contesto sonoro così profondamente differente come il vostro?
Daniele: "Jeff Waters, chitarrista e mente degli Annihilator, registrò questo brano sovraincidendo quattro chitarre acustiche. Io ho voluto farlo in presa diretta utilizzando una loop station, e il risultato è stato talmente soddisfacente che Waters in persona l'ha pubblicato e lodato sulla sua pagina Facebook. Ancora una volta il discorso è che esistono innumerevoli punti di contatto tra tutti i generi musicali, e la versatilità della chitarra la rende un ottimo veicolo per questo viaggio. A questo proposito è stato molto divertente, alla fine di nostri concerti, spiegare a qualche curioso che quel brano è un classico di thrash metal (ride di gusto, nda)!"
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Spendiamo qualche parola per introdurre i contenuti dei testi, purtroppo non inclusi nel digipack...
Daniele: "Abbiamo optato per questa scelta, oltre che per motivi economici, anche per il fatto che per molti ascoltatori il CD è uno strumento obsoleto, e preferiscono scaricare i brani dal nostro sito e leggere lì i testi. Alla pagina http://thesourceofmusic.bandcamp.com, oltre appunto a scaricare l'intero CD, si possono leggere i testi, con traduzione anche in cinese! Gli argomenti trattati sono strettamente collegati con la visione musicale presente nel disco: in estrema sintesi, ci muoviamo un po' verso l'esterno, osservando il nostro rapporto con l'ambiente e la nostra dimensione più istintiva e, direi, selvaggia; c'è poi anche un percorso opposto, più introspettivo, che affronta il rapporto con noi stessi."
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Daniele, i tuoi esordi affondano le radici nel metal, dopodiché sei passato a sonorità più classiche, compiendo decisamente un bel salto: cosa puoi dirci riguardo a questa tua personale rivoluzione?
Daniele: "In realtà mi sono sempre mosso su questi due binari paralleli. Il metal è stato il mio primo amore, ma mentre mi dedicavo a riff e assoli, studiavo già la chitarra classica. Nel tempo questa dimensione ha preso più spazio, e l'ho coltivata fino al diploma di Conservatorio e altri studi accademici di musica Antica. Ora sto cercando di far convergere questi due binari in uno solo."
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Con Valentina avete già condiviso l'esperienza degli Iridio: quanto è stata importante per voi e quanto siete soddisfatti di ciò che avete realizzato? È da considerarsi un capitolo chiuso?
Daniele: "L'esperienza con gli Iridio è stata fondamentale. Innanzitutto ci ha permesso di conoscerci a fondo musicalmente, e ci ha portato su palchi anche molto prestigiosi, su tutti il festival Wave Gotik Treffen di Lipsia. Il progetto al momento è a riposo, ma non definitivamente chiuso."
Valentina: "Per me iridio ha rappresentato una parte fondamentale del mio percorso artistico, e sono veramente fiera dei due dischi che abbiamo realizzato. La collaborazione di Daniele é stata preziosissima per quanto riguarda il secondo album, "Endless Way". Ha infatti suonato tutte le chitarre, oltre ad alcuni strumenti etnici, ed ha composto due tracce che abbiamo poi arrangiato nel nostro stile. Abbiamo lavorato a lungo insieme in studio e, come ha ricordato Daniele stesso, abbiamo calcato insieme palchi importanti. Questo ci ha sicuramente permesso di sviluppare un buon affiatamento! Effettivamente per ora non ci sono nuovi dischi all'orizzonte, ma non é detto che prima o poi non si verifichino le condizioni giuste per dar vita ad un terzo capitolo!"
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Valentina, hai avuto l'onore di prestare la tua voce per un brano del debutto di Íon, il progetto di un artista eccezionale come Duncan Patterson: cosa ricordi di quell'esperienza?
Valentina: "Seguivo già da tempo e con grande interesse la carriera di Duncan Patterson, ed ero veramente ansiosa di sentire questo suo nuovo progetto Íon. Vista la presenza di tanti ospiti internazionali, ho pensato di chiedergli se fosse interessato ad una piccola collaborazione dall'Italia. Così l'ho invitato ad ascoltare alcuni brani tratti dal secondo disco di Iridio, uscito da poco. Con mia grande gioia, mi ha detto che gli avrebbe fatto piacere avermi come ospite. Le principali parti vocali del suo disco erano ormai già state registrate, così mi ha invitato a realizzare alcuni vocalizzi. È un onore per me aver partecipato a quel progetto, anche perché si tratta, a mio avviso, di un album stupendo!"
"La matrice antica è fondamentale. Più si va indietro nel tempo, più ci si avvicina alla dimensione naturale dell'uomo, e questo, nelle nostra visione, fa da collante fra tradizioni musicali apparentemente lontane..."
(Daniele Defranchis)
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Concordo! Venendo ai progetti futuri, cosa bolle in pentola per i The Source? Avete già trovato opportunità per esibirvi dal vivo? Altri progetti che vi coinvolgono direttamente?
Daniele: "Adesso vogliamo spingere il CD il più possibile, per cui siamo ancora alla ricerca di agenzie ed etichette per poter avere visibilità e attività live adeguata. Nel frattempo però stiamo già suonando, abbiamo fatto dei concerti a Milano e dintorni e delle comparsate in festival molto belli.
Nell'immediato, a novembre abbiamo già in programma due date a Milano: il giorno 9 presso lo spazio Bioforme e il giorno 11 nella prestigiosa sala del Grechetto a palazzo Sormani. Il 15, invece, suoneremo a Pavia. In questa occasione, insieme alla nostra musica, ci sarà un'esibizione di speed painting dell'artista francese Stephane Torossian. Noi creiamo la nostra musica pezzo per pezzo con una loop station, e lui fa lo stesso con la sua opera. Sulla nostra pagina FB e sul nostro blog si trovano tutti i dettagli.
Nei nostri spettacoli, quando lo spazio è adeguato, come ad esempio sabato 9, includiamo anche una o più ballerine di danze orientali e delle forme di tai-chi eseguite dal maestro cinese Xu Zaiguang."
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Avete senza dubbio un ampio potenziale, capace di andare oltre i confini del pubblico della cosiddetta 'musica oscura'. Alla luce di ciò, quanto vi sentite legati alla scena propriamente detta 'dark' e, in linea di massima, a quali fette di pubblico guardate con più fiducia?
Daniele: "La nostra musica ha una forte componente 'spirituale' e introspettiva, e questo la avvicina alla musica dark; le sonorità antiche e medievali a cui attingiamo ci rendono anche apprezzabili dal pubblico dark/gothic. In linea di massima puntiamo ad ascoltatori appassionati di musica etnica e raffinata, a cui offriamo un repertorio carico di quell'energia un po' selvaggia che spesso manca nei repertori acustici."
http://thesourceofmusic.bandcamp.com
https://www.facebook.com/pages/The-Source-by-Daniele-Defranchis/397048973659736