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06-07-2011
NEDAC EDITIONS & TEATRO SATANICO
Pulsioni elettromagnetiche
di Michele Viali
Nel panorama underground italico degli ultimi mesi, l'etichetta Nedac - di cui abbiamo avuto modo di parlare a più riprese nel nostro magazine - ha mostrato un livello qualitativo notevole, amplificato dalla presenza costante, nelle tre release finora sfornate, di Devis G. del Teatro Satanico. L'occasione di una chiacchierata era per noi ghiotta al fine di scandagliare sia le vaste attività della Nedac, sia per fare il punto sui progetti sonori di Devis. La grande disponibilità di quest'ultimo, di Kalamun (altra metà del Teatro Satanico) e di Mauro Martinuz - mente della Nedac e a sua volta musicista sui generis - ci ha permesso di proporvi questa intervista, ricca di informazioni, curiosità e qualche sana stoccata...
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Come e quando nasce l'etichetta Nedac Editions?
Mauro: "Nedac Editions nasce nel 2010 come nuovo progetto dell'Associazione Culturale Nedac. Con l'elezione del nuovo presidente Valentina Gottardi abbiamo potuto pensare ad altri progetti, ed ho coinvolto Devis Granziera in questa nuova avventura. L'idea è quella di avere uno strumento per documentare e promuovere le attività dell'associazione e degli artisti che ci gravitano intorno. Non si tratta di un'etichetta convenzionale, ma di uno strumento molto malleabile per concretizzare e lasciare una traccia delle nostre attività."
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La Nedac va ben oltre la produzione discografica, essendosi occupata di altre varie iniziative...
Mauro: "Nedac Editions è molto legata a Nedac, che è l'associazione culturale che abbiamo fondato 5 anni fa. Nedac organizza festival, rassegne, workshop, concerti e produzioni audio/video, tutte nell'ambito dell'arte e, soprattutto, della musica contemporanea. L'etichetta ha come obiettivi documentare le attività, per esempio pubblicando dei live (DVD o CD) di iniziative organizzate dall'associazione, oppure promuovere gli artisti con i quali collaboriamo attraverso le recensioni, partecipazioni a festival. Con questa etichetta vorremo stampare o produrre in tirature limitate qualunque lavoro o ricerca da noi svolta che ci sembri interessante: CD, DVD, cassette, libri, magliette, spille, grafica, strumenti..."
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Devis, quale ruolo hai all'interno del progetto Nedac?
Devis: "All'interno di Nedac non è che io ricopra un ruolo cruciale, sono giusto un membro qualunque di questa associazione culturale. Se vuoi, ecco, che posso dire che gli altri membri tengono da conto le mie opinioni ed i miei pareri, vuoi a causa delle mie precedenti esperienze in ambito underground. Ad esempio è per questo che m'è stato chiesto di prendermi cura delle prime uscite di Nedac Editions, il ramo dell'associazione che si dedica alla (auto)produzione dei lavori artistici dei soci dell'associazione. Nedac è comunque una macchina bene oliata che ho trovato già in ottime condizioni quando vi sono entrato a farne parte. Vi sono stato attirato in seguito al solido rapporto di amicizia che mi lega a Mauro, e anche dalla contagiosa energia propositiva che emana."
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Il primo disco edito da Nedac è "Scaruia" dell'Officina Elettromagnetica, progetto fondato da te e Mauro. Come si è sviluppato il vostro connubio artistico?
Devis: "Io e Mauro ci siamo conosciuti alcuni anni fa nel contesto di un workshop di musica elettronica svoltosi a Bassano del Grappa. Ed abbiamo poi continuato a re-incontrarci ad altri workshop ed eventi legati alla nostra passione per la musica elettronica, o meglio 'elettro-acustica', come i più pignoli potrebbero puntualizzare. La nostra amicizia è sorta così pian piano, a seguito di incontri casuali e chiacchierate su quello che più ci appassionava. È stato in tutta naturalezza che abbiamo iniziato a collaborare assieme anche dal lato più squisitamente artistico. Da un po' di anni Mauro risiede a Berlino, e nel 2009 è capitato che mi chiedesse di aiutarlo a raccogliere field-recordings delle operazioni di vendemmia svoltesi nelle colline attorno a Bassano. Questo era del materiale sonoro che Mauro voleva usare per le sue composizioni di musica elettronica da eseguire durante le serate della rassegna "Il Gusto Del Tempo", una serie di degustazioni enologiche svoltesi in cantina Contrà Soarda. E da lì in poi non abbiamo più smesso di interagire."
"In un periodo in cui molti sbandierano la propria originalità ostentando degli stereotipi web-omologati, ecco che essere una silenziosa testa pensante che propone cose fuori dal coro può sì essere inteso come una 'provocazione'..."
(Devis)
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Perché avete scelto il nome Officina Elettromagnetica?
Devis: "Ho proposto io il nome perché il termine 'Officina' marca il nostro approccio 'artigianale', basato sul lavoro 'concreto' operato sulle registrazioni audio che utilizziamo come materiale grezzo da rifinire, quasi fosse ferro da battere all'interno di una fucina. Mentre il termine 'Elettromagnetica' esplicita ulteriormente la componente elettronica del nostro lavoro, ovvero il caratterizzante 'elettromagnetismo' dei nostri microfoni."
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"Batimarxo" - seconda release di Nedac Editions firmata esclusivamente da te - si fonda su field recordings relative ad un'antica festa rurale, trasformate poi in qualcosa di post-moderno... Cosa ti ha spinto ad intrecciare tradizione ed elettronica d'avanguardia?
Devis: "Curiosità artistica, voglia di ibridare e sperimentare, desiderio di elaborare materiale decisamente a-musicale alla ricerca di nuove forme e nuove soluzioni... e finanche semplicemente bisogno di FARE e basta. Del resto il termine 'poesia' etimologicamente deriva dal verbo 'poiein', che indica appunto il 'fare creativo', no?"
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La rievocazione in toni electro-industriali di un evento antico fondato su percussioni e rumori ritmati mi ricorda il vecchio lavoro di Vagina Dentata Organ "Triumph Of The Flesh", basato sull'antica celebrazione di Calanda, evento che ispirò successivamente anche il CD "Blutopfer" di Apoptose... C'è qualche affinità tra "Batimarxo" e questi due lavori?
Devis: "Sì e no. Non posso negare il fatto che conosca entrambi i lavori che citi, così come non nego che entrambi i lavori cronologicamente siano antecedenti al mio "Batimarxo". Ma le affinità si fermano al dato grezzo dell'avere utilizzato materiale audio da field-recordings come ingrediente principale delle composizioni. Venendo nel dettaglio, dello spagnolo Valls apprezzo le intenzioni ma non i risultati, perché la componente provocatoria sbandierata in tutti i suoi lavori ha una prevalenza tale che spesso va a distrarre l'attenzione dall'effettivo contenuto audio. Tanto che trovo che Valls ricada spesso in una sorta di solipsismo compiaciuto che io non condivido. Mentre nel lavoro dei tedeschi Apoptose la prima cosa che si nota è la proposizione di meta-testi narrativi che hanno un bizzarro sapore di esotismo naif. Risultano comunque intriganti, anche se nelle loro composizioni si sente palesemente che non vogliano deragliare dagli stretti confini degli stilemi più consueti del death-ambient-industrial. Io invece me ne sono fregato di ogni presunta ortodossia ambient-industrial. Il mio è stato un approccio fondato esclusivamente sulla prassi artistica di una libera sperimentazione che non vuole rimanere imbrigliata negli stereotipi di genere. E non vi ho nemmeno aggiunto altri orpelli o sovrastrutture, che sarebbero risultati ridondanti, visto che la componente geo-antropologica del field-recording in oggetto è già fortemente marcata."
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"Scaruia" e "Batimarxo" sono legati da molti punti in comune: innanzitutto trovano il loro fulcro compositivo nella tecnica del field recording. Come lavorate sui rumori raccolti per elaborare le sonorità dei due album?
Devis: "Solitamente partiamo da idee che saltano fuori nelle discussioni che facciamo quando ci vediamo. Poi ognuno di noi propone all'altro degli appunti da rifinire, preparati su piattaforme software compatibili che vengono ri-editate dall'altro. Io e Mauro conserviamo un'attitudine personale, diversa, sia per quel che riguarda le tecniche di field-recording, sia di composizione che di editing audio. Ad esempio, per quel che riguarda prettamente la tecnica field-recording, nell'ambito della cosiddetta 'fonografia', sia io che Mauro preferiamo usare due cardioidi a diaframma piccolo in configurazione x-y, ma mentre Mauro preferisce campiture più ampie ed ariose ottenute con configurazione ad ampiezza larga, ecco che io preferisco un arco di ampiezza più stretto, così come un altro 'field-recordista' potrebbe facilmente desumere dall'ascolto della prima traccia di "Batimarxo". Quest'ultimo disco, volendo, è decisamente più didascalico di "Scaruia", lavoro che è decisamente più vivace ed originale. Penso che sia proprio lo scambio dei files audio, e il conseguente mutuo ri-editing, l'ingrediente segreto che va a combinare la formula originale delle sonorità di Officina Elettromagnetica."
"Io e Devis siamo due persone molto curiose e cerchiamo sempre di trovare nuovi argomenti di studio e ricerca. Quindi sicuramente ci saranno altre collaborazioni, che magari usciranno dallo studio della musica in senso stretto..."
(Mauro Martinuz)
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Quanto e come la tecnica del field-recording ha modificato il tuo approccio alla 'musica'?
Devis: "Field-recording è un termine che oggi è di moda. A me piace considerare che l'utilizzo di materiale audio 'registrato sul campo' fu una delle caratteristiche portanti del primo industrial. In Inghilterra questo dato è testimoniato dai primi lavori dei Cabaret Voltaire, in cui militava anche Chris Watson, mentre in Italia si possono pigliare come esempio molti lavori dei Rosemary's Baby. Dirò di più: la stessa musica elettronica nasce come elaborazione di materiale tratto da field-recording, penso al "Wire Piece Recorder" del 1944 di El-Dabh od agli "Etudes Des Bruits" del 1948 di Pierre Schaeffer. Per quel che mi riguarda io ho sempre utilizzato materiale da 'musica concreta', così come documentato anche dal cruento siparietto che avevo inserito nel primo lavoro del 1993 del Teatro Satanico. Col tempo in questo ambito ho acquisito una certa preparazione tecnica, cosa che mi viene riconosciuta anche da chi vanta un curriculum decisamente più 'accademico' di quello di cui io potrò mai fregiarmi. Ma non so se sia il field-recording la cifra che caratterizzi la mia produzione musicale, visto che molto più spesso ho smanettato su synth e drum-machines."
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Altra questione che torna in entrambi i dischi (ma anche in molte produzioni del Teatro Satanico) è il riferimento al retroterra veneto, evidente nell'uso del dialetto (vedi i titoli di "Scaruia") e nella tradizione del Batimarxo. Più in generale si assiste ad un recupero del passato storico, culturale e folklorico della vostra terra... Sembra che tu voglia unire e far compenetrare il concetto di folk ed elettronica... tradizione e futuro...
Devis: "Parafrasando Pound, "Artists are the antennae of the race". Quindi non posso negare che la mia prassi artistica spesso sia frutto di considerazione ed interazione del mio vissuto geo-antropologico. Per fare un esempio pratico, ecco che non avrei potuto fare "Batimarxo" se quest'ultimo non venisse ancora oggi celebrato qui vicino, sulle colline dell'alto vicentino, ed io non fossi nato in questa determinata area. Però questo non vuol dire che il mio fare artistico sia così vincolato da essere ostaggio ad un fatto così meramente accidentale. Né come solista né come Teatro Satanico sarei mai interessato ad un progetto acritico dedito al mero recupero di chissà quali radici storiche. Spesso questo preteso e millantato 'recupero del passato storico' è solo una buffonata, un ballo in maschera, una carnevalata per avere una scusa per fregarsene del mondo che sta attorno, se non addirittura una zotica apologia per xenofobi da osteria, per i quali la pretesa tradizione è una scusa per ubriacarsi di vino di scarsa qualità e qualunquismo."
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Giusto lo scorso anno il Teatro Satanico ha dato nuova linfa alla sua serie di produzioni visive, ma stavolta ha spiazzato tutti con una VHS dal solo contenuto audio intitolata - per l'appunto - "Niente Da Vedere": come interpretare questa scelta? Si tratta di una provocazione verso chi si aspettava l'ennesimo contenuto eccessivo, tipico dell'underground?
Devis: "Più una riflessione che una provocazione. Ma forse, in un periodo in cui molti sbandierano la propria originalità ostentando degli stereotipi web-omologati, ecco che essere una silenziosa testa pensante che propone cose fuori dal coro può sì essere inteso come una 'provocazione'."
Kalamun: "Non è la scelta di chi è sempre contro, a priori. Contenuti eccessivi ne abbiamo, e non ci siamo mai fatti problemi nell'usarli. Questa volta abbiamo preferito reagire all'immagine e all'immaginario, tirandoci fuori dal gioco delle pose."
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Nel testo di "Niente da vedere" citate i nomi di quattro celebri personaggi/pensatori: "la mia ricerca non si esaurisce dentro al web/ c'è tradizione e pratica da Lavey a Gurdjieff/c'è sostanza alchemica/tra Crowley ed Evola". Questi nomi traducono l'essenza del pensiero del Teatro Satanico o vi è una tagliente ironia con cui alimentare l'ombra che da sempre accompagna il progetto? O forse la verità risiede nel mezzo?
Kalamun: "Sono solo suggestioni, scelte in parte per il loro valore, in parte per le assonanze con il resto del testo. Sono personaggi dei quali apprezzo il percorso di ricerca, ma non ne faccio dei modelli. L'essenza del Teatro Satanico non so proprio quale sia. Riguardo alla verità, non ho mai pensato stesse nel mezzo; nel mezzo è pieno di fanatici bigotti."
Devis: "La verità non sta da nessuna parte. Casomai le verità si costruiscono di volta in volta, si fanno nella prassi."
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Devis, Due autori che hanno influenzato le tue più recenti relase sono Pasolini e Saturno Buttò, rispettivamente in "Alma Petroli" e "Kali Yuga a Go-Go". In che modo hai tratto ispirazione da loro? E come hai unito la musica del Teatro a queste due eminenti figure artistiche?
Devis: "Pasolini è stato uno spunto da cui, con "Alma Petroli", abbiamo tratto un pretesto per presentare attraverso le forme di varie declinazioni le diverse facce e sfaccettature del fondo unico, nero e oleoso, di cui è fatta la nostra contemporaneità. Ma non è che siamo particolarmente ossessionati da Pasolini. Anzi, da un certo distaccato punto di vista è interessante notare che, nonostante in vita fosse stato marchiato ora come un 'frocio' ed ora come un 'comunista', ecco che adesso, da morto, goda di una stima pressoché universale. Più interessante l'operato del caso, che ha permesso che il lavoro pittorico di Saturno Buttò, con cui sono in rapporti amichevoli da un po' di anni ("Dimonia", libro con immagini di Buttò e musiche del Teatro Satanico, è del 2002!), comparisse nel nostro "Kali Yuga A Go-Go". Credo che sia stato uno dei tanti casi di sincronicità che ha costellato la nostra prassi artistica. Come Teatro Satanico avevamo pronti dei pezzi che volevamo pubblicare da qualche parte. Old Europa Cafe disse di essere disposta a stamparlo come picture-disc se trovavamo un'immagine adatta per il disco. Nel libro "Martyrologium", un catalogo a colori del 2007 che raccoglie una ampissima selezione di opere di Buttò, ho trovato un'immagine di Saturno che corrispondeva ai canoni di quello che cercavamo."
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Torniamo a parlare delle produzioni Nedac Editions: il terzo disco stampato è una mini-compilation di quattro inediti messa a punto per il Germanick Blitztour. Mauro, vuoi presentarci questa produzione?
Mauro: "Le date in Germania sono state organizzate in collaborazione con due amici francesi che, come me, vivono a Berlino. Eravamo pronti con la pubblicazione dei primi due lavori e abbiamo pensato di aggiungere una terza produzione che testimoniasse le prossime date in Germania. A mio parere il filo conduttore della compilation, aldilà delle date in Germania, è che tutti gli artisti coinvolti ricercano moltissimo, sui suoni ma anche sui linguaggi."
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Com'è stata l'accoglienza del pubblico tedesco durante il Germanick Blitztour?
Mauro: "Teatro Satanico è un nome molto importante della scena industrial/noise europea, perciò com'è facile immaginare ai concerti è arrivata un sacco gente che da anni aspettava il loro primo tour. Direi che l'accoglienza è stata meravigliosa, sia a Dresda che a Berlino, con un pubblico che ha partecipato ed è stato caloroso non soltanto con il Teatro, ma anche con gli altri 3 show che lo hanno preceduto."
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Devis, il 27 dello scorso mese il Teatro Satanico si è esibito dal vivo a Milano: se non sbaglio il primo live da soli, senza band ad affiancarvi. Com'è andata?
Devis: "Mauro, che da un po' di tempo è il nostro fonico di fiducia (tanto che mi piacerebbe poterlo considerare come il terzo membro del Teatro Satanico!), ha ricavato il miglior suono possibile da un impianto che evidentemente non è stato ideato per chi fa musica elettronica. Nikita dei Vidi Aquam, che ha organizzato la data, ha fatto un buon lavoro di promozione. Cosa confermata dal fatto che nel pubblico c'era anche chi il Teatro Satanico non l'aveva proprio mai nemmeno sentito nominare, e che a fine serata ne è uscito piacevolmente sorpreso e soddisfatto. Noi siamo stati felici di esibirci, il pubblico s'è divertito ad assistere alla nostra esibizione, e quindi l'impressione nostra e degli organizzatori è che la data sia andata bene. Ci piacerebbe suonare più spesso dal vivo, peccato che non ce lo chiedano spesso... sfiga vuole che non abbiamo proprio una agenzia di booking che ci segua. Quindi, se tra i lettori vi fosse qualche promoter interessato ad organizzarci una data, ci contatti pure direttamente: ve lo posso giurare su quello che volete che non mordiamo e non facciamo la pupù sui tappeti!"
"Con il Teatro Satanico abbiamo diverse tracce nuove ed inedite che suoniamo spesso dal vivo. Vedremo e valuteremo le eventuali proposte che ci arriveranno per decidere se e dove pubblicarle, perché sinceramente siamo stufi di essere confinati solo all'interno dei circuiti 'OFF', quando sappiamo che il Teatro Satanico può legittimamente avere di più..."
(Devis)
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Devis, la vostra release più recente è il CD "Der Tod in Venedig", presentato proprio in questi giorni... di cosa si tratta esattamente?
Devis: "Il nostro suono si evolve veloce. Chi ci ha ascoltato dal vivo quest'anno avrà notato che suoniamo una miscela di industrial-synth-punk. Ora è capitato che avessimo svariate tracce da parte, tratte da progetti morti, abortiti e sepolti. Erano tracce che sarebbero dovute comparire altrove e che non rispecchiano in tutto e per tutto il nostro 'sound' attuale. Abbiamo fatto una cernita delle più interessanti, quelle in cui riusciamo ancora parzialmente a riconoscerci. Le abbiamo selezionate anche secondo criteri concettuali, per proporle al pubblico in una forma più articolata. Per dare una impostazione più solida abbiamo aggiunto a cappello la traccia "Der Tod In Venedig", il cui testo è ispirato in parte da una lettura di alcune pagine di Pentti Linkola che avevo fatto in concomitanza ad una visita al cimitero di Venezia, presso l'isola di San Michele, alcuni anni fa. Allora vi avevamo girato anche delle riprese video, per un cortometraggio, progetto che poi è stato abortito anche questo. In coda, invece, c'è una versione strumentale e remixata di un brano composto su di un altro argomento 'mortifero', il suicidio, la cui versione da "A-side", con tanto di testo in italiano e voce recitante, comparirà in una compilation di prossima uscita per l'etichetta svizzera SMYW (Show Me Your Wounds, nda). Quello che è certo è che dopo il sigillo tombale, di metallo, posto da "Der Tod In Venedig", il Teatro Satanico non suonerà mai più come prima!"
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Mauro, quali sono i prossimi progetti della Nedac, sia per quel che riguarda le attività musicali che extra-musicali?
Mauro: "Nedac al momento è coinvolta in prima persona nell'organizzazione di Venetian Industries Festival, un festival di musica indie/sperimentale nato per dar spazio alle band locali emergenti in una due giorni di concerti ed altre attività che si terrà a Venezia nel Settembre 2011. A parte questo, stiamo ultimando la postproduzione di un film di fantascienza che vorremmo promuovere il prossimo anno, inoltre continuiamo con l'organizzazione di workshop, qualche concerto e abbiamo in cantiere la stampa di un libro cartaceo, che verrà redatto nei prossimi mesi. Le attività strutturali di Nedac restano sempre l'insegnamento e l'organizzazione di workshop, il noleggio dell'impianto audio e le attività di produzione e mastering che svolgo nel mio studio di Berlino."
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Continuerà la tua collaborazione artistica con Devis? Avete qualche particolare progetto in cantiere?
Mauro: "La collaborazione come Officina Elettromagnetica sicuramente continuerà, abbiamo già un nuovo disco pronto e stiamo lavorando al materiale per il terzo. A parte questo, io e Devis siamo due persone molto curiose e cerchiamo sempre di trovare nuovi argomenti di studio e ricerca. Quindi sicuramente ci saranno altre collaborazioni, che magari usciranno dallo studio della musica in senso stretto."
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Devis, per il 2011 quali uscite sono previste a nome Teatro Satanico e quali a nome di tuoi progetti paralleli?
Devis: "Per i side-project al momento posso confermarti solo quanto anticipato da Mauro. Con il Teatro Satanico abbiamo diverse tracce nuove ed inedite che suoniamo spesso dal vivo. Vedremo e valuteremo le eventuali proposte che ci arriveranno per decidere se e dove pubblicarle, perché sinceramente siamo stufi di essere confinati solo all'interno dei circuiti 'OFF', quando sappiamo che il Teatro Satanico può legittimamente avere di più. Poi, date le richieste di chi è affezionato alla nostra musica, stiamo veramente facendo il massimo per poter produrre un 'best of' che raccolga sia versioni originali che remix di brani dal 1993 ad oggi. Forse entro l'anno una label tedesca potrebbe pubblicare un paio di tracce inedite su di un 7". Infine, così come anticipato poco sopra, la svizzera SMYW s'è detta disposta a proporre un nostro 'suicidio' sonoro." E se mi avanza tempo, magari vedrò di rianimare qualche altro vecchio scheletro che conservo dentro il mio armadio di casa!"
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