SYNTHPOP, FUTURE-POP, TRIP-HOP, CHILLOUT E TUTTA L'ELETTRONICA PIÙ ACCESSIBILE E MELODICA
HARSH-ELECTRO, EBM, ELECTRO-INDUSTRIAL, IDM E TUTTA L'ELETTRONICA PIÙ ABRASIVA E DISTORTA
DARKWAVE, GOTHIC, DEATHROCK, POST-PUNK E AFFINI
INDUSTRIAL, AMBIENT, POWER ELECTRONICS E TUTTE LE SONORITÀ PIÙ NERE ED OPPRIMENTI
NEOFOLK, NEOCLASSICAL, MEDIEVAL, ETHEREAL E TUTTE LE SONORITÀ PIÙ DELICATE E TRADIZIONALI
TUTTO IL METAL PIÙ GOTICO ED ALTERNATIVO CHE PUÒ INTERESSARE ANCHE IL PUBBLICO 'DARK'
TUTTE LE SONORITÀ PIÙ DIFFICILI DA CLASSIFICARE O MENO RICONDUCIBILI ALLA MUSICA OSCURA
LA STANZA CHE DEDICA LA DOVUTA ATTENZIONE ALLE REALTÀ NOSTRANE, AFFERMATE E/O EMERGENTI
LA STANZA CHE DEDICA SPAZIO ALLE BAND ANCORA SENZA CONTRATTO DISCOGRAFICO
Mailing-List:
Aggiornamenti su pubblicazioni e attività della rivista
04-06-2011
URNA
Viaggio tra i culti misterici
di Michele Viali
Abbiamo avuto l'onore e la fortuna di seguire durante questi anni lo sviluppo e le evoluzioni della musica di Gianluca Martucci, musicista lontano dalle facili catalogazioni ed in grado, col suo progetto Urna, di esplorare i meandri di culti antichi (cristianesimo compreso), usando strumenti locali e mezzi elettronici. Come tutti gli act simili solo a sé stessi, Urna rimane un unicum che sembra volerci trasportare con le note tra le rovine dell'antichità, dove ancora pulsano rituali e credenze di un'umanità lontana dal materialismo autodistruttivo dei nostri giorni. Inquietudine e tranquillità sono i sentimenti opposti e basilari dell'opera di questo autore, che nell'intervista seguente ci spiega le peculiarità del suo progetto...
-
Da cosa deriva il nome Urna e perché lo hai scelto?
"L'ho scelto perché intendo l'Urna come un contenitore del sacro, il ventre della Grande Madre, un calderone magico, un bosco misterioso... ed io faccio sempre il possibile perché i miei suoni sembrino provenire da queste ambientazioni, e cioè dall'Urna."
-
Quali furono le condizioni che portarono alla nascita del tuo progetto musicale?
"Inizialmente volevo creare dei suoni che potessero rapirmi e immergermi in un'atmosfera oscura e nebbiosa, mi immaginavo templi sotterranei abbandonati o caverne popolate di ombre (leggevo molto Lovecraft); poi, crescendo, il mio interesse per la mitologia, le religioni misteriche e precristiane, la tradizione, l'esoterismo mi hanno spinto ad affinare sempre di più la mia ricerca, che oggi è sicuramente molto meno approssimativa."
-
La tua musica è difficilmente catalogabile in un genere predefinito. Di norma viene collegata alla scena post-industrial più oscura: ti senti effettivamente in sintonia con questo stile?
"Inizialmente mi sentivo molto più legato a questa scena, poi ho cominciato ad approfondire la mia ricerca ed ho preso una direzione più intimista, affrontando ogni lavoro come un viaggio, cercando di dare un senso al tutto e spingendomi verso un tipo di composizione più 'musicale', realizzata attraverso l'utilizzo di strumenti acustici e della mia voce... comunque sia la parte maggiore dei miei ascoltatori segue la scena post-industrial, e in fin dei conti devo molto ad uno dei padri di questa scena (Marco Corbelli) per avermi sostenuto sin dall'inizio, quindi credo che difficilmente taglierò questo cordone ombelicale... e poi conservo gelosamente la mia componente più 'caotica', che ogni tanto viene in superficie prendendo il sopravvento e mi porta a realizzare delle composizioni più astratte (il mio nuovo album "Kosmikia" ne è un esempio, infatti è costruito quasi interamente sulle atmosfere)."
-
L'uso di una strumentazione estremamente ricercata, e in certo qual modo etnica, ti distacca non poco dai tanti creatori d'atmosfera armati di software...
"Sta proprio nella loro capacità evocativa, nessun software è in grado di ricreare la potenza di un accordo di sitar o l'estasi che può dare un arpeggio di cetra: è una questione di sensibilità, gli strumenti tradizionali sono in grado di toccare le corde del cuore, e poi sono quasi tutti legati alla sfera del sacro (lo dimostra il fatto che spesso sono attributi di divinità o sono legati al culto di queste, vedi il sistro, il flauto di Pan, la tammorra, la tofa, la cetra, la lira....). Personalmente amo tutti gli strumenti antichi e quando posso ne acquisto qualcuno: anche se non riesco a suonarli mi piace conservarli, nella speranza che un giorno riuscirò a farlo."
-
In che modo sviluppi i brani?
"Innanzitutto stabilisco una tematica da affrontare, cercando di fissare dei punti che poi saranno le varie tracce, e su quelli inizio a costruire i suoni, scegliendo gli strumenti più adatti alle atmosfere da ricreare nei vari momenti del percorso. È tutto legato all'idea che sta alla base di quello che sarà l'album."
-
Da "Osireion" in poi hai tratto ispirazione per i tuoi album da varie forme religiose. Cosa ti ha spinto verso queste singolari tematiche?
"Sono sempre stato affascinato dai culti primitivi e precristiani: ciò che mi attrae di più è la loro venerazione per la Natura, il rispetto delle leggi cosmiche, il senso del mistero e del sacro e le rappresentazioni degli Dei, così ricche di richiami simbolici... quale migliore ispirazione per creare?"
-
Tra le tematiche più care ad Urna sembra esserci sia la magia che la morte, legate in particolare all'evocazione di epoche lontane e perdute, a situazioni perse nei meandri del tempo... Nel complesso sembra affiorare una passione per mondi lontani e oscuri...
"È proprio così, mi sento molto più legato al passato, ad un passato molto lontano, ne subisco il fascino e non posso fare a meno di riportarlo in musica e in pittura, difficilmente riesco ad essere ispirato dal presente... purtroppo ci troviamo alla fine di un ciclo, nell'era della degenerazione totale... è molto difficile trovare la forza per andare avanti in questa società così materialista e autodistruttiva, così, nuotando in questo oscuro mare, cerco sempre un appoggio sulle cose passate per spingermi avanti verso il futuro. La morte mi affascina come passaggio ad uno stadio di esistenza diverso, in quanto credo nell'immortalità e nella ciclicità eterna dell'essere."
"Sono sempre stato affascinato dai culti primitivi e precristiani: ciò che mi attrae di più è la loro venerazione per la Natura, il rispetto delle leggi cosmiche, il senso del mistero e del sacro e le rappresentazioni degli Dei, così ricche di richiami simbolici... quale migliore ispirazione per creare?"
(Gianluca Martucci)
-
Considerando il tuo stile, ci chiediamo quale sia il tuo background musicale...
"Sono partito dal metal classico per poi avvicinarmi al black metal (per la sua attinenza a tematiche occulte), e poi da lì ho scoperto per caso l'esistenza di altri generi musicali molto più oscuri ed evocativi ed ho incontrato Current 93, Ain Soph, SPK, Raison d'Être... inoltre sono sempre stato appassionato di musicale medievale, tradizionale e sacra (è da qui che proviene tutto il mio amore per gli strumenti antichi), adoro la musica cerimoniale del Tibet, i Mantra ossessivi dell'India, le Tammurriate e le Pizziche orgiastiche del sud Italia, il suono ancestrale delle zampogne, le ritmiche e le danze del deserto arabo, il suono acuto e stridente dei cimbali Balinesi."
-
La Slaughter Productions è stata indubbiamente la prima e maggiore etichetta che ha creduto nel tuo progetto...
"Avevo preparato questo lavoro intitolato "Lares" ed ero in cerca di qualcuno interessato a stamparlo, così inviai il master a parecchie etichette. Marco Corbelli mi rispose subito (in verità fu l'unico) e mi disse che era entusiasmato dalle atmosfere del disco, che trovava "molto macabre", così si mise subito al lavoro e fece uscire il CD poco dopo (tra l'altro in una delle più belle confezioni che io abbia mai avuto). Successivamente gli inviai altro materiale, che lui accettò immediatamente di pubblicare (Kranio vs. Urna "Stairs To Abyss" ed Urna "Osireion"). Lui mi ha aiutato davvero tantissimo supportando il mio progetto, e mi ha regalato la grande soddisfazione di essere entrato a far parte del suo mondo... Il mio rimpianto è di non essere mai riuscito a ringraziarlo abbastanza."
-
Come ricordi Marco Corbelli, che è venuto a mancare quattro anni fa?
"Purtroppo non ho avuto la fortuna di conoscerlo di persona, ci siamo sempre sentiti tramite e-mail... comunque era certamente una persona disponibilissima e molto umile, amava veramente il suo lavoro e questo genere musicale; quello che faceva coi suoi progetti rispecchiava realmente la sua persona, fino alle tragiche conseguenze."
-
Hai realizzato diversi split album generalmente con act industriali parecchio oscuri e lugubri (Kranio, Djinn), e comunque sempre protesi verso la scena elettronica (Sindrome). Come sono nate queste collaborazioni e cosa hai condiviso dal punto di vista artistico con questi progetti?
"Per quanto riguarda Djinn, lo split fu ideato da un mio amico che all'epoca aveva una distribuzione e ogni tanto faceva uscire qualche CDr (la Castlewood Prod.). Lui aveva questo materiale di Djinn, e così chiese anche a me di realizzare dei pezzi per fare uno split: l'idea mi piacque (anche perché apprezzavo molto il sound di Djinn), e così mi misi al lavoro. Kranio invece ho avuto il piacere di conoscerlo, così, dopo esserci frequentati per un po', ci venne l'idea di unire i nostri due stili, più industrial/noise il suo, più rituale il mio. Un giorno gli portai dei CD pieni di cose che avevo registrato, e lui miscelò questi frammenti mettendoci il suo marchio: ne vennero fuori dei pezzi molto atmosferici e oscuri! Ricordo che stavamo anche progettando un live, poi però non se ne fece più nulla... Con Sindrome sono legato da un rapporto di amicizia che dura ormai da quasi 20 anni... con lui è stato un po' l'inverso di quanto fatto con Kranio, infatti sono stato io a ricevere da lui le tracce col suo forte stampo elettronico, sulle quali ho inserito le mie sonorità più rituali registrando parti di voce, cori e flauti: credo che il risultato sia stato abbastanza particolare e diverso da tutte le cose che ho fatto finora. Mi fa sempre molto piacere realizzare questo tipo di collaborazioni, le trovo costruttive, e poi ogni tanto ci vuole un po' di ricambio!"
-
Nell'album "Aus Dem Licht", uscito a nome Urna e Sindrome, fate riferimento ad una frase del primo teorico rumorista Luigi Russolo. Quanto il rumore ha influenzato questa realizzazione e in particolare l'apporto di un progetto come Urna, che di norma fa leva più sul calore di strumenti anomali che sul gelo del noise?
"Nella realizzazione di questo lavoro io mi sono occupato di dare un tocco 'umano' alle composizioni meccanico/rumoriste di Sindrome, attraverso l'inserimento di voci e strumenti musicali, ma in realtà l'idea di inserire quella frase è stata più di Sindrome che mia... Comunque sono sempre stato affascinato dal rumore inteso come "flusso sonoro non identificato", mi piace quel suo alone di mistero che dà un senso di smarrimento, come quando sei solo in casa e senti un rumore improvviso provenire da qualche parte..."
-
In "Osireion", uno dei tuoi migliori lavori, hai trattato il culto di Osiride. Da cosa deriva questa scelta e come hai tradotto questo tema in musica?
"In quel periodo stavo leggendo alcuni libri sulla religione egizia, e così, spinto dalla volontà di calarmi nei panni di un iniziato ai misteri, decisi di trasporre in musica il mito di Osiride, dalla sua nascita alla sua uccisione e resurrezione. Ho cercato di dare un forte senso mistico e antico alle composizioni utilizzando in gran parte la mia voce sovrapposta nella creazione di cori, ed ho utilizzato strumenti del bacino medio-orientale come la darbouka e soprattutto il sistro (strumento sacro a Iside)."
-
A "Osireion" ha fatto seguito un album speculare dedicato al culto di Iside. Hai approntato questo lavoro con la stessa metodologia compositiva usata per "Osireion"?
"L'idea iniziale era di fare un doppio CD, in modo da avere una parte maschile "Osireion" e una parte femminile "Iseion", che sarebbe stata incentrata esclusivamente sulla figura di Iside. Purtroppo però le registrazioni di "Iseion", per svariati problemi, ad un certo punto si interruppero, e quindi proposi a Marco di cominciare a far uscire "Osireion". Anche in quest'album ho fatto un grosso utilizzo di strumenti acustici, scelti per le loro sonorità evocative e ancestrali."
"L'esperienza dell'incontro col 'sacro', così terribile eppure così affascinante, è un qualcosa che va al di là del contesto religioso, un qualcosa di oscuro e luminoso al tempo stesso che coinvolge integralmente l'essere umano, sia dal punto di vista fisico che spirituale..."
(Gianluca Martucci)
-
In "Liber Lelle", forse finora il tuo miglior lavoro, hai tratto ispirazione dalla figura di una mistica cattolica, scelta singolare considerando la tua predilezione per i culti misterici...
"L'esperienza dell'incontro col 'sacro', così terribile eppure così affascinante, è un qualcosa che va al di là del contesto religioso, un qualcosa di oscuro e luminoso al tempo stesso che coinvolge integralmente l'essere umano, sia dal punto di vista fisico che spirituale... In questo caso sono rimasto profondamente colpito dall'intensità allucinante delle esperienze mistiche di Angela e dalle sue azioni bizzarre (come quella di bere l'acqua con la quale aveva poco prima lavato i lebbrosi, oppure di spogliarsi completamente nuda davanti all'immagine del crocifisso), una figura in bilico tra la follia e la santità, presa spesso da un'estasi quasi sessuale al cospetto del suo sposo, desiderosa di essere sua e di dissolversi nel suo abbraccio, direi che le sue visioni spesso hanno davvero poco di cattolico... come dicevano i saggi antichi: "...è nel buio e nell'oscurità che si avverte la presenza del sacro...", e lei è proprio immersa in questa oscurità terrificante nella quale Dio le si manifesta e dalla quale sarà condotta alla luce."
-
Il 2010 è stato un anno prolifico per Urna, considerando l'uscita di ben due album: puoi raccontarci la genesi di questi lavori e i collegamenti che intercorrono tra loro?
"Il nuovo lavoro vero e proprio è stato "VII", in quanto "Iseion" era in cantiere già dal 2005... comunque posso dire che non ci sono collegamenti particolari tra i due lavori, se non per il fatto che trattano entrambi tematiche legate alla sfera del sacro e del mistero. Dopo aver terminato un lavoro così 'suonato' come "Iseion", ho sentito l'esigenza di fare qualche passo indietro e di tornare ad atmosfere più oscure, così ho cominciato a lavorare su questi pezzi con un approccio più legato alle atmosfere che alla melodia: ho scelto il tema delle 7 torri del Diavolo proprio perché mi ispirava sotto questo aspetto, mi permetteva di esplorare luoghi sinistri e culti misterici persi nelle nebbie del tempo..."
-
Come mai "Iseion" e "VII" sono stati pubblicati da due etichette così distanti come l'americana Skulls Of Heaven e la tedesca Quartier23?
"Con Clay della Skulls Of Heaven ero già in contatto da molto tempo, e siccome mi aveva proposto di pubblicare qualcosa per la sua etichetta, appena "VII" fu pronto gli inviai subito il master, che a lui piacque molto e che decise di far uscire. Per quanto riguarda "Iseion", dopo essere saltata l'opportunità di farlo uscire per la Divine Frequency (che avrebbe dovuto pubblicarlo in collaborazione con la Slaughter), decisi di contattare la Quartier23, un etichetta che seguivo da un po' e che mi piaceva molto, così mi feci avanti e inviai il master di "Iseion", che incontrò subito la loro approvazione. Per me è stata davvero una grossa soddisfazione lavorare con queste due etichette, sono molto professionali, apprezzo tantissimo la cura con la quale lavorano e la musica che selezionano per le loro produzioni."
-
"Iseion" ruota attorno ad una serie di figure femminili: puoi spiegarci il concept di quest'opera ed il motivo dietro la scelta di tali figure?
"Come ho già detto prima, questo lavoro inizialmente doveva essere dedicato solo alla figura di Iside e alla sua relazione con la figura di Osiride, poi, dopo una lunga pausa delle registrazioni, decisi di ampliare il concept scegliendo di dedicare "Iseion" alla figura della Grande Madre e ad alcune delle sue teofanie. I pezzi descrivono un circolo di vita e di morte e si alternano tra atmosfere più 'luminose' ed altre più 'oscure', a seconda delle divinità affrontate e delle loro caratteristiche, proprio per evidenziare la doppia valenza della Grande Madre, e cioè potenza creatrice e potenza distruttrice."
-
Rispetto ad altri tuoi lavori, "Iseion" sembra fare maggiormente perno su suoni rituali ed un feeling religioso, oltre che sull'utilizzo di percussioni e strumenti a corde: cosa ti ha spinto in questa direzione?
"È stato sicuramente il fascino degli antichissimi culti matriarcali, che ho cercato di riproporre attraverso la realizzazione di pezzi molto suonati e dai toni mistici, utilizzando una strumentazione molto varia e tipica dei culti dedicati alle Dee Madri (vedi ad esempio "Demetra", dove suono la tammorra, un tamburo circolare che ancora oggi per fortuna qui dalle mie parti viene suonato in onore di varie Madonne, sovrapposte ad antiche Dee Madri)."
-
Puoi dirci qualcosa riguardo i tuoi side-project? Reputo di particolare interesse Il Prato Dei Desideri, che dopo il disco di debutto nel 2007 non ha avuto seguito...
"È un progetto che per adesso è in pausa... in verità ho un po' di materiale messo da parte, e credo che in futuro pubblicherò ancora qualcosa sotto questo nome... Vorrei coinvolgere qualche altro musicista all'interno di questo progetto, mi piacerebbe mettere su una piccola band... vedremo!"
-
Tutti i tuoi lavori sono stati prodotti in tirature limitatissime di non oltre 150 esemplari in CDr (correggimi se sbaglio) ed editi, ad eccezione di quelli apparsi su Slaughter, da etichette piccolissime. La tua è una musica non semplice, ma di indubbia qualità: evitare di produrre un CD in tiratura meno esigua è una tua scelta precisa?
"Non sono mai stato io a richiedere alle etichette di stampare piccole tirature dei miei lavori: credo sia normale che in questo genere musicale le produzioni siano così esigue, questo crea una sorta di fascino in più che rende i CD degli oggetti da collezionare, soprattutto poi se sono confezionati in modo particolare, questo mi piace molto e penso si sposi bene con la mia musica... comunque credo che "VII" e "Iseion" siano i miei primi lavori a non avere una tiratura limitatissima, e ovviamente questo da un lato mi fa piacere, perché magari più persone avranno la possibilità di ascoltare Urna."
-
Cosa c'è nel futuro del tuo progetto? A quando un nuovo lavoro e da chi sarà prodotto stavolta?
"Tra breve uscirà un nuovo lavoro intitolato "Kosmikia", prodotto dalla Show Me Your Wounds: sarà sempre una tiratura limitata e avrà una confezione davvero curatissima, con un artwork personalizzato da tocchi realizzati a mano e delle card illustrate da me, poi dovrebbe uscire anche un altro lavoro, questa volta su cassetta per la Brave Misteries. Inoltre parteciperò con un pezzo inedito a "The Seven Luminaries", una compilation realizzata dalla Quartier23, e ad "Autolyse", altra compilation realizzata dalla Show Me Your Wounds. Oltre a ciò, ho già diversi pezzi in cantiere che andranno a costituire il prossimo lavoro, questa volta incentrato sulla figura di Kali."
-
Prova a stilare un bilancio della tua più che decennale carriera nelle vesti di Urna: quali sono i risultati maggiori che hai raggiunto, quali i vantaggi e gli svantaggi dell'aver sempre operato in solitaria e quali le produzioni che, col senno di poi, non rifaresti?
"Credo che ogni singola produzione sia un gran risultato, in quanto è il frutto di un lungo processo creativo... in linea di massima sono soddisfatto di tutto quel che ho fatto fino ad oggi, i miei picchi più alti sono stati sicuramente "Osireion", "Iseion" e "Liber Lelle". Lo svantaggio di lavorare da soli diventa pesante quando si presentano quei periodi di 'morte' creativa, nei quali è come esaurita ogni vena di ispirazione e sarebbe necessario l'apporto creativo e il sostegno di altri collaboratori... per fortuna, però, sono sempre riuscito ad uscire fuori dal buio di quei momenti e a ritrovare la mia strada. Non ci sono mie produzioni che non rifarei, ognuna rappresenta una tappa nel mio cammino, con momenti di buio totale e di luce abbagliante: è ovviamente un percorso tra valli ombrose e montagne solari, mi piace ripensare a tutto il lavoro svolto in questo modo ed è la conferma che tutto quello che faccio proviene sempre dal profondo del mio spirito."
http://www.myspace.com/urna1998