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07-05-2011
SPIRAL69
Pareti spoglie
di Roberto Alessandro Filippozzi
Che con Spiral69 la scena italiana avesse trovato un nuovo nome su cui puntare forte lo si era già capito circa un anno e mezzo fa, quando l'act guidato dall'ex-Argine e Pixel Riccardo Sabetti era riuscito ad imporsi all'attenzione di pubblico ed addetti ai lavori col positivo debut "A Filthy Lesson For Lovers". Se un esordio da pollice in alto genera sempre alte aspettative, è giusto dire che, grazie anche ad un lavoro di concerto con la band che lo supporta on stage, Riccardo è riuscito a soddisfarle tutte, tornando con una prova di enorme maturità e completezza. Se già in patria il nuovo "No Paint On The Wall" sta mietendo ampi e generalizzati consensi, è invece ancora presto per tirare le somme a livello internazionale, ma, avendo 'toccato con mano' lo spessore delle nuove canzoni, è lecito pronosticare ottimi responsi anche dall'estero, dove le evidenti qualità degli artisti italiani continuano ad aprire nuove porte ed a riempirci di orgoglio. Di tutto quanto ruota attorno alla nuova fatica abbiamo discusso con Riccardo, affabile mastermind della band romana...
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Partiamo dal titolo del nuovo album: perché 'nessuna vernice sul muro'? Si tratta di una qualche metafora, magari legata al senso di abbandono e desolazione evocato dall'immagine di copertina?
"Il nome dell'album nasce da un'immagine che viveva nella mia testa e che un po' rappresenta il concetto dell'intero album... La stanza senza vernice sul muro è spoglia, vuota e anche un po' decadente, un non-luogo situato in un posto inesistente al centro della nostra mente, dove nascondersi per trovare delle risposte a domande che ci affliggono, riposarci idealmente da quello che ci stanca e, soprattutto, affrontarsi... è una sorta di 'matrix' dentro la nostra psiche."
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Musicalmente parlando, rispetto al debut hai scelto di collaborare attivamente con la band che ti accompagna in sede live, a parer mio ottenendo anzitutto risultati migliori in termini di arrangiamenti e di compattezza: come è effettivamente cambiato il metodo di lavoro per il nuovo album, e cosa pensi abbiano aggiunto gli altri al sound di Spiral69?
"Beh, fondamentalmente è stato naturale come processo: nello scorso anno e mezzo di tour sul precedente album, con la band abbiamo legato così tanto che non avrei potuto fare altrimenti! Il metodo di lavoro per produrre e arrangiare i brani non è molto differente dal precedente album... Anche in questo ho suonato tutte le parti di tutti gli strumenti, ma questa volta, dopo la mia pre-produzione, ho fatto risuonare gli strumenti che davvero non mi competevano (come la batteria e il piano): chiaramente, avendo a che fare con musicisti di alto livello, hanno aggiunto il loro impagabile contributo a quello che avevo scritto, rendendolo un lavoro più completo."
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Pur rappresentando un grande passo in avanti ed ampliando notevolmente i vostri orizzonti, anche il nuovo album ha forti radici nel suono darkwave/new wave: cosa significano per te queste due correnti musicali, che nel tuo songwriting - come in quello di altri - si sono compenetrate in tanti bei momenti artistici? Le ritieni le tue effettive radici?
"Assolutamente, sono cresciuto ascoltando la wave e il dark del periodo d'oro! Pensa che, nel boom del grunge, mi scontravo con i miei coetanei (affetti da sindrome della camicia a quadroni stile Kurt Cobain) perché i miei ascolti erano troppo soft... Io non ho mai trovato i Bauhaus leggeri, o album come "Pornography" e "Faith" dei Cure accessibili a tutti... Questi ascolti hanno fatto sì che il mio modo di comporre fosse molto incentrato sempre in quella direzione: credo sia proprio la 'mia musica'."
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Come detto poc'anzi, col nuovo album avete decisamente ampliato i vostri orizzonti, arricchendo il sound con una vasta gamma di soluzioni, talvolta con risvolti 'pop' di spessore: cosa vi ha spinti a cercare nuove vie, e come avete lavorato per rimanere aderenti al suono che vi siete costruiti sin dall'esordio?
"L'evoluzione stilistica è stata naturale, il suono è diventato semplicemente una versione (a mio parere) più adulta e consapevole di quello che era il primo album di Spiral69. Un artista che cerca delle soluzioni pop secondo me sta cercando di mettersi alla prova, credetemi: è più facile comporre qualcosa di totalmente sconclusionato e con alte velleità artistiche, piuttosto che una semplice bella canzone che riesca ad arrivare a tutti (o quasi)."
"Un artista che cerca delle soluzioni pop sta cercando di mettersi alla prova: è più facile comporre qualcosa di totalmente sconclusionato e con alte velleità artistiche, piuttosto che una semplice bella canzone che riesca ad arrivare a tutti..."
(Riccardo Sabetti)
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A prescindere dalle etichette di genere, ciò che contraddistingue il nuovo album è la sua capacità di esprimere il pathos con grande intensità: nel riuscirvi, vi vedete più come degli istintivi o come dei perfezionisti?
"Io nella composizione sono molto simile a come sono nella vita reale, sono un istintivo, e anche molto sensibile... il più delle volte tendo a complicarmi la vita perché provo, forse, anche troppi sentimenti... Nella mia musica il discorso è molto simile: i miei brani sono tutti reali, parlano di me, e quindi mi coinvolgono particolarmente... pensa che alcune canzoni, dal vivo, ho davvero difficoltà ad eseguirle!"
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Il nuovo album trasuda emozioni a non finire, ma quali di esse vi hanno guidati durante la sua composizione e realizzazione?
"Questo disco è nato in un periodo di caos emozionale per tutti... Abbiamo attraversato un anno e più di picchi emozionali altissimi e bassissimi che si alternavano velocemente; diciamo però che il concetto iniziale, paradossalmente, è il parlare di quanto sia 'viva' la vita attraverso storie dolorose e disilluse: è l'andare sempre avanti a testa alta, anche nei momenti più difficili."
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Il fattore emozionale è sicuramente sorretto anche dalla presenza del violino, strumento che si conferma importante nell'economia del vostro sound: quale ruolo gli attribuisci all'interno della vostra creazione artistica?
"Nella mia carriera ho avuto la fortuna di lavorare con due dei più grandi violinisti contemporanei in circolazione: Edo Notarloberti e Andrea Ruggiero. Il loro modo di suonarlo mi ha aperto moltissime strade nel creare i brani, e poi è uno strumento assolutamente dolce e cupo allo stesso tempo: trovo che assieme, al piano e al basso, sia quello che più rappresenta le mie composizioni."
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Venendo ai brani nello specifico, sicuramente quello che più mi ha colpito è stato "Berlin", che ho descritto come un gioiello in bilico tra Spiritual Front ed Ordo Rosarius Equilibrio, pur senza copiare né l'uno né l'altro. Un brano sicuramente indicativo della maggiore ricchezza di soluzioni del nuovo album: cosa rappresenta per te? Esiste qualche aneddoto riguardo la sua realizzazione?
"Il brano "Berlin" è nato concettualmente tre anni fa: ero proprio in quella città magica a godermi una passeggiata mattutina in solitaria e, guardandomi intorno, ho avvertito il peso di quello che aveva schiacciato quei luoghi nella storia ed ho sentito un forte relazionarmi a tutto questo, trovandomi fortunato a vivere nelle condizioni in cui vivo. Quest'emozione l'ho trattenuta finché non ho avuto l'esigenza di scriverla, e quindi poi ascoltarla e capirla meglio."
"Ero un ragazzino quando vidi i Cure sul palco per la prima volta, fu un'emozione incredibile! L'intenzione è quella di arrivare alle persone e condividere quello che provo e sento, riuscendo magari ad emozionare o ad aiutare, così come hanno fatto loro con me da quel momento in poi..."
(Riccardo Sabetti)
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Prima abbiamo accennato ad alcuni tratti più pop-oriented, e mi pare che non abbiate affatto trascurato l'importanza di avere delle potenziali hit sul disco, come lo sono "Beautiful Lie" e, soprattutto, quella "The Girl Who Dances Alone In The Disco" che ti vede duettare con Tying Tiffany. Che importanza riconosci a momenti così accattivanti, e cosa puoi dirci riguardo a questi brani, in particolare circa la collaborazione con Tying Tiffany?
"Come dicevo precedentemente, avventurarsi nel pop è tutt'altro che semplice! Ho sempre trovato (anche mentre lo scrivevo) quest'album più difficile rispetto al primo, quindi ho cercato di creare dei punti d'accesso più semplici, per permettere un approccio a tutti... "Beautiful Lie" è un brano dal testo in cui tutti possono riconoscersi, è un elenco di ovvietà semplici e banali che poi in realtà rispecchiano la nostra vita, e spesso le dimentichiamo e ci bombardiamo di cavolate e problemi finti per sentirci ancora più vivi. "The Girl..." è un esperimento, ho provato a suonare la musica elettronica con i nostri strumenti base, cioè piano, batteria e chitarra... poi, ascoltando l'ultimo album di Tying Tiffany, ho sentito naturale e appropriatissima la sua voce per questa canzone, le ho chiesto di collaborare e lei ha accettato subito entusiasta! Poi la collaborazione si è estesa, ed infatti a breve uscirà il suo album in versione remix, dove comparirà una mia rivisitazione del suo brano "Storycide"."
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La conclusiva "Bleeding Through" suona come un tuo palese ma onesto tributo a quei Cure che, stando alle note ufficiali, ti folgorarono nel '92... Ti andrebbe di scendere nei dettagli di quella folgorazione, spiegandoci cosa hanno significato i Cure per te?
"Ero davvero un ragazzino quando li vidi salire sul palco per la prima volta, è stato il mio primo concerto in assoluto, fu un'emozione incredibile! Avevo iniziato a suonare da poco con dei miei coetanei, ma molto per gioco e per perdere il tempo... poi, dopo quel concerto, ricordo che pensai: anche io voglio riuscire a regalare un'emozione del genere... Chiaramente non mi paragonerei mai a loro, ma l'intenzione è quella di arrivare alle persone e condividere quello che provo e sento, riuscendo magari ad emozionare o ad aiutare, così come hanno fatto loro con me da quel momento in poi."
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Rimanendo sui Cure, è innegabile che gli ultimi due lavori abbiano profondamente deluso tutti quelli che, con "Bloodflowers", avevano recuperato le speranze nei confronti del vecchio Robert: tu, da loro ammiratore, come analizzi quest'ultima parte della loro carriera?
"Come tanti, anche io purtroppo non riesco più a seguirli: non credo siano 'scaduti', solo che l'evoluzione che ha avuto Smith è distante dai miei gusti, ed anche la scelta di abolire le tastiere nei live e rendere tutto più chitarristico li rende davvero troppo poco i Cure che ho amato ed amo tuttora..."
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A parte i Cure, quali altri nomi hanno avuto un'influenza positiva sulla tua carriera artistica e perché?
"Sicuramente i Nine Inch Nails hanno cambiato il mio modo di intendere e comporre la musica: dopo i Cure sono stati la mia più grande folgorazione. Poi Bowie, per le meraviglie che ci ha regalato e per la sua voce ipnotica che ho sempre invidiato... Potrei citarti tante altre band che ascolto e amo, però mi rendo conto che, per una questione di età simile alla loro, molte di esse mi piacciono perché il loro background è identico al mio."
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Prima abbiamo citato Spiritual Front, la band guidata dal tuo concittadino Simone Salvatori, col quale hai realizzato il singolo in download "FakeLove": a parte il vivere nella stessa città, cosa vi accomuna e cosa apprezzi maggiormente in lui e nella sua band? Potendo, cosa gli 'ruberesti'?
"Simone è un amico, prima di essere un artista che stimo tantissimo: fondamentalmente credo ci accomuni lo stesso sogno e lo sforzo che facciamo per renderlo sempre vivo. Mentre non so cosa gli 'ruberei': già gli stiamo prendendo sempre più spesso in prestito Andrea Freda, il loro batterista (risate, nda)!"
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Prima di dedicarti anima e corpo a Spiral69, hai militato in formazioni come Argine e Pixel: cosa hanno lasciato in te quelle esperienze, e quando hai capito di voler intraprendere una nuova strada con quello che è il tuo attuale progetto?
"Le mie due esperienze precedenti hanno lasciato tanto in me... Gli Argine mi hanno introdotto praticamente come musicista nel mondo della wave, oltre ad avermi dato la possibilità di crescere come artista, compositivamente parlando, mentre i Pixel sono stati fondamentali per capire fin dove potessi spingermi come musicista, è la band che mi ha fatto da nave scuola: i primi tour, i primi dischi... Con loro mi sono svezzato, e vi dirò che non è un progetto chiuso per sempre: ho in programma di fare qualcosa a brevissimo..."
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Tra Argine, Pixel e Spiral69, sei in giro da diversi anni: che opinione ti sei fatto della scena italiana, ed in quali rapporti sei con essa? Sei anche tu del parere che la qualità dei gruppi sia nettamente superiore a quella del pubblico?
"Assolutamente: abbiamo tantissime band validissime che restano in ombra solo perché il pubblico tende a seguire le mode, e spesso il trend va in direzioni davvero basse, artisticamente parlando..."
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Come è stata accolta, invece, la vostra proposta all'estero, ed in generale qual è il responso circa il nuovo album sino a qui?
"La promozione dell'album per l'estero deve ancora partire, ma diciamo che i primi leggeri feedback che arrivano tramite i social network sono ottimi: adesso vedremo cosa succederà quando inizieranno a recensirlo!"
"Abbiamo tantissime band validissime che restano in ombra solo perché il pubblico tende a seguire le mode, e spesso il trend va in direzioni davvero basse, artisticamente parlando..."
(Riccardo Sabetti)
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È facile prevedere che cercherete di suonare dal vivo il più possibile: c'è già qualcosa di pianificato? E, a parte questo, cosa prevede il vostro futuro?
"L'idea è quella di spingere una forte promozione fino a settembre con altri due video, tante recensioni e altro, per poi dedicarci totalmente ai live da settembre: se riuscissimo, vorremo fare almeno un paio d'anni di tour su questo album..."
http://www.myspace.com/spiral69
http://www.megasoundrecords.com/