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13-02-2011
RUNES ORDER
L'arte della misantropia
di Michele Viali
È con grande soddisfazione che mi accingo a presentarvi la nostra intervista a Claudio Dondo. Lo abbiamo rincorso - è il caso di dirlo - per anni, da quando sembrava certo che Runes Order avesse terminato la propria carriera. Buon per noi che ciò non sia avvenuto, e il nuovo CD "Disco Nero" ha dimostrato che Claudio ha ancora molto da dire, come sempre precorrendo stili e cantando fuori dal coro. Ispirazione e misantropia segnano tanto i dischi che le risposte riportate qui di seguito...
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Con l'uscita del penultimo album "X: Final Solution!" avevi annunciato la fine di Runes Order: cosa ti ha portato poi a cambiare idea e a realizzare un nuovo disco?
"Nel periodo in cui avevo realizzato "X: Final Solution!" si stava formando in me una specie di 'repulsione' per tutto l'ambiente industrial, dovuta al fatto che stavano nascendo troppi progetti electro/industrial vicini al mio suono, ma creati in freddi laboratori fatti di semplici sampling incollati ed abbelliti dalle nuove tecnologie dei computer. Tutto ciò, sommato ad una sorta di 'catarsi' creativa, mi portò alla scelta di terminare il progetto Runes Order. Contemporaneamente ho rimesso orecchio ad alcuni brani che avevo composto e sviluppato assieme a Diego Banchero nel 2003, con la chiara intenzione di dare un seguito a "The Art Of Scare And Sorrow" (disco del 2002 con cui avevo aperto il mio suono ad una dimensione più rock e da colonna sonora), avendo trovato, nel frattempo, nuovi amici e musicisti con cui ultimarli e dare quindi forma ad un nuovo ipotetico album, che in mezzo a mille difficoltà ha preso forma in "Disco Nero" (lavoro con cui vado nella direzione opposta rispetto a quello che richiede il mercato ed il pubblico). Questa esperienza si è rivelata una sfida che mi ha regalato un grande senso di libertà."
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Come nasce il nuovo album "Disco Nero" e perché hai scelto questo titolo? Si vocifera che questo lavoro fosse in cantiere da anni...
"Come già detto in precedenza, le prime session del disco iniziarono nel 2003 con semplici basi di organo e sintetizzatori, più alcune parti di basso geniali di Diego Banchero e di batteria di Larosa. Tali session si interruppero per mancanza di altri strumentisti in grado di 'riempire' le parti mancanti. Poi, sul finire del 2009, grazie ad una crescente amicizia con Davide Bruzzi e con la sua compagna Marina, ho avuto modo di rimettere in moto la cosa. Le loro capacità polistrumentistiche e vocali sono senza limiti! Davide è un ottimo esecutore, nonché una fonte di idee splendidamente applicabili alle mie atmosfere, e Marina è una vocalist corale di ottima presa, mai 'sdolcinata' e 'solare'. Infine, la 'rivelazione' Carolina Cecchinato: la voce solista che aspettavo da anni. La sua glacialità e l'imprint anni '60 mi tolgono il respiro! Seguono (non in ordine di preferenza) Boris Carbone, ottimo amico e chitarrista che ha composto con me alcuni dei migliori brani del disco (come "La Strada per L"), in cui ha gettato tutta la sua maestria nel creare atmosfere psichedeliche malate (un suono che aspettavo da anni...). Infine, Lucia Larcher e Irene P. sono le due anime nere che, con i loro versi maledetti, hanno dato l'ultima pennellata alla tela."
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In particolare vorrei soffermarmi sul rapporto artistico che hai instaurato con Diego Banchero e Carolina Cecchinato di Egida Aurea, visto che tu hai preso parte all'album "La Mia Piccola Guerra" e loro hanno contraccambiato partecipando a "Disco Nero"...
"Diego è, senza dubbio e senza 'ruffianerie', una delle più belle persone con cui ho avuto a che fare negli anni. Rispetto enormemente il suo operato artistico. Egli è un musicista completo sia a livello tecnico che compositivo, senza contare che ha scritto uno dei migliori testi del disco ("Voci Dal Profondo"), che descrive perfettamente la mia personalità. L'affiatamento tra noi è qualcosa di magico e non è un aspetto secondario la sua ironia, che in alcuni momenti mi ha fatto veramente cadere per terra dalle risate. Il suo lavoro su "Disco Nero" mi ha lasciato a bocca aperta. Quei bassi da 'poliziottesco' anni settanta (che adorerò fino alla morte) e un superbo mastering mi fanno pensare: "ma allora esistono i miracoli!". Questo mi porterà gratitudine eterna verso di lui. Inoltre da anni sono un fan dei suoi lavori come Il Segno del Comando, quindi mi ritengo fortunato ad averlo nella mia formazione. Carolina, come già indicato in precedenza, è la voce 'totale' che volevo in questo lavoro: preparatevi a risentirla anche in futuro. Io provo quasi un senso di estasi nell'ascoltarla. La sua potenza e la sua perizia sono sorprendenti. Inoltre, lo spirito di collaborazione che ci accomuna mi ha dato modo di eseguire alcune tra le mie più ispirate parti nel loro disco come Egida Aurea (altro capolavoro di Diego, ma impreziosito a bomba dalle voci di Carolina). A loro dico solo: grazie di esistere!"
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"Disco Nero" ha un suono molto più rock rispetto ai tuoi lavori precedenti: la scelta è dettata dai tanti strumentisti che vi hanno preso parte? Ritieni giusto vedere nel tuo nuovo album delle venature che possono rimandare a Il Segno Del Comando, vecchio progetto di Diego Banchero?
"Desideravo dare da tempo un'impronta rock e 'umana' ai miei lavori, ma, non avendo a disposizione validi elementi per farlo, rimandavo. Certamente il grosso delle idee è roba mia, ma questa cerchia di validi collaboratori che ho attorno ha dato una serie di validissimi input che hanno concretizzato il mio sogno. Il paragone con Il Segno mi riempie di orgoglio, ma è totalmente involontario. Io cerco sempre di essere più minimale e ambient, ma i riferimenti ai thriller dei '70 che i due progetti hanno in comune sono innegabili."
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I tuoi album precedenti avevano un taglio più elettronico, ad eccezione di "The Art Of Scare And Sorrow" del 2002. "Disco Nero" può ricollegarsi o continuare il discorso avviato da quell'ottimo disco, almeno nelle sue sfaccettature rock?
"Credo che, nonostante alcune eccezioni in alcuni brani quasi jazz o doom metal, "Disco Nero" si possa considerare come una sorta di sequel di quell'opera."
"Trattare temi come il suicidio, la morte, le affezioni psichiche o i profili antisociali non vuole essere una provocazione o uno shock, anzi, vista la moda imperante in certi sottoboschi underground, troverei più originale parlare di buone azioni e amore. Tutti i temi trattati nel mio lavoro sono parte della mia ideologia antisociale e misantropa..."
(Claudio Dondo)
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Il nuovo album risente tantissimo dei suoni anni '70, in particolare di un certo psych-rock stile Simonetti o Goblin che ha fatto anche da sfondo alla branca più cupa del cinema italiano di genere. In che modo hai recuperato e ricontestualizzato gli input forniti da questa vecchia scena musicale?
"Certamente quelle opere hanno influenzato molto il mio modo di vedere la musica rock, ma nei miei lavori vengono reinterpretate più in maniera onirica ed ambient (al tempo molte delle strutture dei brani erano influenzate dal funky), inoltre io accentuo la 'malattia' dei brani con voci e dialoghi rubati ai film thriller dell'epoca."
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"Il brano "Anna Ortese" sembra rimandare (correggimi se sbaglio) ad un fortunato sceneggiato italiano degli anni '70. In che modo questo 'tributo' si inserisce nello spirito dell'album e perché è stato scelto?
"... "Dov'è Anna", fortunato sceneggiato Rai del '76, è insieme a "Il Segno Del Comando" e "Albert e l'Uomo Nero" uno dei miei cult serial preferiti. Quindi la scelta di citarlo nel disco mi è parsa ovvia, come è stato per il capolavoro di Avati "La Casa Dalle Finestre Che Ridono" nel disco "The Art Of Scare And Sorrow"."
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Un altro curioso riferimento testuale è racchiuso nella traccia "Chiave Quadra", esemplare sintesi psicologica di un noto serial killer che agì in Liguria. Il profilo in questione si fonde benissimo negli intenti dell'album, ma cosa ti ha spinto a scegliere proprio questo assassino?
"Pura simpatia e adorazione per questo nostro serial killer nostrano. Io non sono (come va di moda nell'ambiente underground) un fanatico di omicidi seriali, ma questo caso mi ha colpito particolarmente, non tralasciando il fatto che avevo conosciuto marginalmente il 'soggetto' precedentemente ai fatti."
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A cosa si riferisce la "Chiave Quadra" del titolo?
"Semplicemente al passpartout in possesso ai controllori dei treni, con cui 'lui' apriva i bagni e vi introduceva le vittime fino all'inevitabile fine."
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La cronaca nera torna anche in "X: Final Solution!", nel brano "A Cover Up In Cogne": cosa ti ha spinto a inserire questo fatto tra le tematiche del tuo album?
"Anche qui simpatia e ironia... e una certa attrazione sessuale?"
"Vedere cospirazioni naziste o altro associate al mondo della dark music non fa altro che rafforzare la mia idea che dietro a certi personaggi si nasconda una tristezza e una noia sconfinate, e inoltre un profondo razzismo verso chiunque non la pensi come loro. Noi cosiddetti 'reazionari' abbiamo altro a cui pensare, tipo come arrivare alla fine del mese o altri problemi terreni..."
(Claudio Dondo)
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In generale "Disco Nero" fa leva su tematiche quali il suicidio, la morte, le affezioni psichiche, i profili antisociali. È un semplice rimescolare nel torbido o ci sono obbiettivi particolari dietro questo inquietante carnet?
"Niente provocazione o shock, anzi, vista la moda imperante in certi sottoboschi underground, troverei più originale parlare di buone azioni e amore. Tutti i temi trattati nel mio lavoro sono parte della mia ideologia antisociale e misantropa."
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Il mastering di "Disco Nero" è stato messo a punto da Diego Banchero. Cosa pensi della resa audio del disco rispetto ai lavori precedenti? In cosa hai trovato dei miglioramenti?
"Più che miglioramenti, grazie a Diego ho trovato il suono giusto per il genere, caldo, a volte chiuso e con dei bassi da paura. Lo trovo un po' un 'vinile senza polvere', ossia il meglio che potevo desiderare."
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Ho notato che nella prima produzione di Runes Order, quella relativa soprattutto agli anni '90, tornavano spesso tematiche relative alle rune, l'Europa, riferimenti al paganesimo e a stirpi superiori, mentre nei lavori prodotti dal 2000 in poi affiorano psicopatie, morte e scenari macabri. Forse quel che hai mantenuto sempre in vita, dall'inizio fino ad ora, è una forte e raggelante misantropia. Ma cos'è che ti ha portato nel tempo a modificare i temi trattati?
"Le idee restano, ma le vedute si allargano. La visione pagana della vita è sempre dentro al mio cuore, ma ormai è quasi trend parlare di certi argomenti. Come da te notato, la mia forte misantropia e odio per tutto quello che mi circonda in quest'epoca è sempre lì a galla, e si fa sentire."
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La passata collaborazione con Trevor di Northgate ha dato luogo a due indimenticabili album di Runes Order. Come mai il connubio artistico non ha avuto un seguito?
"Io non pianifico mai le cose che riguardano la sfera musicale. Trevor, oltre ad essere uno tra i miei artisti preferiti, è stato in quel periodo un collaboratore eccezionale, specialmente in ambito live. Ho molta nostalgia di quel periodo, ma io amo cambiare spesso prospettive. Questo non preclude però il fatto che in futuro si possa ancora collaborare."
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Sappiamo che non ti esibisci spesso dal vivo, ma "Disco Nero" sembra avere tutte le caratteristiche per delle performance live... Vi vedremo in concerto?
"Abbiamo 'rotto il ghiaccio' con un ottimo live al Lucrezia di Genova nell'aprile 2010, dove abbiamo potuto sperimentare il nostro affiatamento sul palco. Siamo dei perfetti squilibrati, che però riescono a ricreare atmosfere 'malate' pur mantenendo un certo virtuosismo per me indispensabile. La componente psichedelica viene ancora più accentuata dalle peripezie di Davide Bruzzi e da certi momenti di pura improvvisazione prog."
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Quali sono i progetti futuri di Runes Order? Hai già in programma un nuovo album?
"In progetto ho sicuramente un nuovo lavoro con questa formazione, ma ci vorrà un po' di tempo, vista l'imponente mole degli gli impegni personali di ognuno. Inoltre, a fine 2011 credo che ristamperò "Disco Nero" in una veste grafica più consona e vicina alla mia idea originale. Mi è stato anche proposto di ristampare ufficialmente alcuni miei vecchi demo su cassetta, ma la cosa è ancora in fase embrionale. Dovrei anche partecipare come membro effettivo alle registrazioni del primo disco dei Cropcircle Ensamble (progetto di Francesco Testa, proprietario della Creative Fields), insieme a Trevor dei Northgate."
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Stai lavorando a dei progetti paralleli? Ricordo in particolare l'ottimo duo Tunguska... avrà un seguito?
"Tunguska è stato uno dei miei progetti più riusciti, ma era già dall'inizio ideato per essere un'opera unica. Inoltre Massimo Demaria (coautore dei brani) vive in Portogallo, e quindi sarebbe difficile dare un seguito alla cosa, ma spero di ristamparlo a breve."
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Prova a stilare un bilancio della carriera di Runes Order: com'è cambiato il progetto nel corso degli anni?
"Partendo dal presupposto che suono unicamente per scaricare le tensioni interne, incurante del successo, molte delle direzioni intraprese da Runes Order sono conseguenza di una sempre maggiore esperienza e il frutto di collaborazioni riuscite con vari musicisti. Il bilancio personale è comunque positivo, visto che ogni lavoro da me composto ha trovato una sua produzione e distribuzione."
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Quali sono gli album e i brani di Runes Order a cui sei più legato e perché?
"Ascolto poco i miei lavori, ma sono profondamente legato ad alcuni dischi e brani. Ad esempio "Odisseum", che mi è caro per le atmosfere cupe ed intimiste (è un disco in cui il mio stile ha preso piena forma e si è lanciato verso una direzione precisa, tuttora seguita). "The Art Of Scare And Sorrow" è per me come un figlio. Lo reputo tuttora una delle mie opere migliori e tra le più oscure che abbia creato. Per i singoli brani invece indicherei: "Solitaire", "Visions Of Venus", "No Hope" e "Voci Dal Profondo", che oltre ad essere rappresentativi delle sonorità del progetto, sono un esempio del mio modo di intendere l'arte."
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Tra CD e cassette hai prodotto una notevole quantità di materiale, e parte di questa è fuori catalogo. Il CD "Odisseum" è stato ristampato di recente, ma soprattutto i nastri e dischi come "Winter" sono ancora da recuperare. Hai pensato ad un'opera di ristampa sistematica?
"L'idea di ristampare vecchio materiale è nell'aria da anni, ma non posso farlo per motivi di budget, quindi mi devo affidare al buon cuore di eventuali etichette interessate. Certi miei vecchi CD non soddisfano più il mio gusto personale e non credo che farò mai pressione per ristamparli, mentre alcune vecchie cassette le trovo anche migliori di certi CD più recenti."
"Essere originali non paga mai. Come nella vita reale, se sei buono ed onesto riceverai solo carrettate di letame. Nella musica la storia non cambia, ma io suono per soddisfare delle esigenze espressive, e quindi di tutto il resto me ne frego altamente. Chi vuole può arrivare comunque a me..."
(Claudio Dondo)
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Anni addietro qualche strano personaggio lanciò sul territorio nazionale la sua personale crociata contro i cosiddetti 'gruppi dark di destra', blaterando di 'vero dark', anarchia etc., snervando praticamente chiunque... Oggi chi lanciava tali pretestuose accuse è sparito, mentre tu, che ti sei sempre battuto contro certi deliri scomposti dettati da chissà quale prurito, sei ancora qui, e con te tutti gli 'accusati' di allora. Come analizzi, col senno di poi, l'intera questione e quanto ti gratifica il fatto che il tempo abbia fatto pulizia di certi soggetti, dando ragione a te e agli altri?
"Premettendo che qualsiasi discorso di carattere politico associato alla musica o all'arte mi irrita alquanto, ti posso solo dire che la 'sparizione' di tali pennivendoli di bassa lega mi ha riempito di gioia. Vedere cospirazioni naziste o altro associate al mondo della dark music non fa altro che rafforzare la mia idea che dietro a questi personaggi si nasconda una tristezza e una noia sconfinate, e inoltre un profondo razzismo verso chiunque non la pensi come loro. Noi cosiddetti 'reazionari' abbiamo altro a cui pensare, tipo come arrivare alla fine del mese o altri problemi terreni. Loro evidentemente avevano tutto il giorno libero per svagarsi a menarsela con queste idee."
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Ti sei sempre distinto da qualsiasi altra band del panorama industriale e dark ambient: possiamo dire che Runes Order splende di luce propria in un settore a volte costretto in generi preconfezionati e pieno di imitatori più o meno capaci. Cosa pensi della scena underground oscura e industriale e quanto ti senti legato ad essa?
"Non mi sento legato a nessuna scena in particolare, neppure a quella industriale. Se potessi scegliere, vorrei associarmi a certe situazioni kraut rock, psichedeliche e prog, dove si suona e non si prende per il culo la gente. Ovviamente non faccio di tutta l'erba un fascio, ma quando vedo alcuni artisti sul palco che fanno del karaoke mi inalbero. Preferisco Fiorello, allora. . . hahaha!"
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Hai mai avuto l'impressione che Runes Order sia stato finora un progetto sottovalutato? Rispetto a tantissima ambient e dark ambient che ha proliferato in Europa negli ultimi vent'anni, tu sei riuscito ad esprimere qualcosa di diverso e a tratti innovativo, riscuotendo sì un buon successo in Italia e all'estero, ma senza raggiungere il consenso di tanti nomi che si sono limitati a riprodurre cose già sentite. Discostarsi troppo dalla norma può essere un limite?
"Essere originali (se mai lo sono) non paga mai. Come nella vita reale, se sei buono ed onesto riceverai solo carrettate di letame. Nella musica la storia non cambia, ma ti ripeto, io suono per soddisfare delle esigenze espressive (certamente avere chi mi apprezza e mi capisce mi soddisfa, non voglio essere ipocrita), e quindi di tutto il resto me ne frego altamente. Intanto, chi vuole può arrivare comunque a me. Approfitto per ringraziare te e Darkroom Magazine per le ottime e non scontate domande e per salutare i miei compagni di viaggio: Diego, Carolina, Davide, Marina, Boris, Irene, Lucia... nel buio."
http://www.myspace.com/runesorder
http://www.hauruckspqr.com/