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08-02-2010
ONIRIC
Il retrò-gusto del neofolk teatrale
di Nicola Tenani
La Campania è una regione problematica per tanti aspetti, che di certo non analizzeremo in questa sede; è però anche l'area che negli ultimi anni ha donato con generosità progetti musicali di indiscutibile fascino al nostro settore. Inutile elencare i soliti nomi che conosciamo già a fondo: questo è l'angolo degli Oniric, due ragazzi ed una cantante che, dopo due EP autoprodotti, approdano alla Caustic Records per realizzare il loro primo lavoro completo ufficiale. E con che stile: voci, partiture ed idee ad alti livelli, per non smentire il sentore che in quell'angolo d'Italia - sebbene la cosa possa sembrare un luogo comune - i geni dell'arte siano ben distribuiti e, quando questi non si perdono nel nazionalpopolare mainstream di maniera, il risultato sia spesso garantito. Abbiamo quindi chiacchierato con piacere con Carlo De Filippo e Gianpiero 'GianVigo' Timbro, credendo in un progetto che se ora è 'solo' una bella novità, in futuro potrebbe diventare un autentico protagonista del folk europeo di matrice eterea, grazie anche alla voce di Simona Giusti, che ha arricchito "Cabaret Syndrome" con tanti spunti che abbiamo immediatamente colto e segnalato ai nostri lettori. La parola agli Oniric...
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"Cabaret Syndrome" è il vostro primo full-lenght, finalmente supportato da una label dopo esordi in regime di autoproduzione: cosa si prova nel costruire un disco intero e nell'avere una casa discografica che investe su voi?
Carlo: "Costruire un intero disco può risultare sicuramente un processo molto laborioso, ma a volte la fase che risulta più complicata è proprio la scelta dei pezzi da includere. Certamente avere alle spalle una label che crede nel proprio progetto è un incitamento a confezionare al meglio le proprie idee, un ulteriore impegno a rendere più appetibile l'ascolto."
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Il disco si compone di soli nove brani, per una durata piuttosto limitata: è rimasto fuori del materiale che dovrà necessariamente aspettare il momento giusto per emergere?
Carlo: "Inevitabilmente i brani esclusi non sono mancati, ed ovviamente ci sarà priorità per loro nelle prossime release."
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Come approdate alla Caustic Records?
Carlo: "Avevamo da qualche tempo l'idea di pubblicare una release ufficiale e la Caustic Records, che ci è sembrata abbastanza adatta ad accogliere le nostre sonorità, è stata la label che sin dall'inizio ha creduto nel progetto e che ci ha subito offerto pieno supporto."
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In un roster come quello della Caustic, orfano dei progetti di Sathorys Elenorth e Lady Nott (ovvero Narsilion e Der Blaue Reiter), voi ora potreste diventare, alla luce di questo ottimo debut, uno dei nomi di punta della label: vi stuzzica l'idea?
Carlo: "Assolutamente niente male come idea, se ciò dovesse accadere di certo non ci tireremo indietro!"
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Parliamo di "Cabaret "Syndrome": avete immediatamente avuto la percezione di avere creato un ottimo lavoro. Come testimoniano i molti consensi già raccolti?
Carlo: "Solitamente in fase di composizione percepiamo subito sensazioni e stati d'animo ben tradotti in musica, e lo stesso è stato per ogni traccia di "Cabaret Syndrome", che ci è sembrato abbastanza rispondente alla nostra natura."
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Ho letto di paragoni - forse eccessivi - con gli Spiritual Front; trovo invece nell'album un'anima folk più teutonica che si spinge fino al rock-fairy tipico di band come ad esempio gli Elane...
Carlo: "Effettivamente non ci aspettavamo così tanti paragoni con gli Spiritual Front: in fondo la nostra linea, per quanto a tratti simile alla loro, volge verso lidi concettualmente diversi nelle strutture delle composizioni."
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Però non è mancato chi già ha insinuato che voi abbiate cavalcato il sound degli Spiritual Front, in qualche modo...
Gianpiero: "Non credo ci siano i presupposti per dire una cosa simile. Ognuno è libero di dire e pensare ciò che vuole: abbiamo conosciuto la musica degli Spiritual Front molto dopo la creazione dei nostri pezzi, nemmeno conoscevamo questo movimento chiamato neofolk."
"Non credo ci siano i presupposti per dire che ci siamo rifatti al suono degli Spiritual Front: abbiamo conosciuto la loro musica molto dopo la creazione dei nostri pezzi, nemmeno conoscevamo questo movimento chiamato neofolk..."
(Gianpiero Timbro)
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Ora che siete in qualche modo entrati nel circuito neofolk, cosa apprezzate e cosa invece non vi piace di esso?
Carlo: "Rispetto al folk tradizionale, di sicuro apprezziamo le vedute più ampie del neo-genere con le annesse sperimentazioni fra strumenti acustici in connubio con quelli di natura elettronica, insomma un linguaggio musicale certamente più universale e che allo stesso tempo porta traccia delle proprie radici. Cosa non ci piace? Quello che solitamente accade anche in altri settori, ossia l'eccessiva chiusura entro certi canoni talvolta troppo stretti, che portano al soffocamento della creatività e del genere musicale stesso."
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Di cosa parla "Cabaret Syndrome"? C'è un filo che lega le canzoni?
Carlo: "Dietro l'appellativo di "Cabaret Syndrome" c'è una sorta di ritratto delle forme di cabaret tipiche di inizio ventesimo secolo (in particolare quello francese), tra le più caratteristiche ed evocative. "Syndrome" sta ad indicare una forma di esasperazione, di dipendenza per quella tipologia di spettacoli anticonformisti ed intellettuali, una tendenza artistica spassionata verso un vero e proprio stile di vita. Un nuovo show cabarettiano inizia con la prima traccia, si susseguono i vari pezzi come si susseguono vari periodi della vita, raccontata in modo ironico, con tutte le contraddizioni che caratterizzano noi esseri viventi."
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Avverto un grande senso di nostalgia retrò e di solitudine: in un'immagine del booklet voi e Simona siete nella stessa stanza ma vi ignorate, come in quadro di Balthus. Soltanto apatia e solitudine, o c'è dell'altro in questo sottile messaggio velato?
Carlo: "Oltre ad apatia e solitudine, vi è anche una sorta di 'noia' vista secondo l'ottica di Moravia, nel senso di insufficienza o inadeguatezza, o scarsità della realtà."
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Utilizzate testi in inglese e francese: pensate a soluzioni anche in lingua madre per le liriche dei prossimi lavori? È così difficile trovare metrica e sonorità delle parole nella nostra lingua?
Gianpiero: "Tutto dipende da quello che trasmettono le note, la fonetica dell'italiano e il fatto che può essere compreso solo da noi italiani potrebbe limitarci un po'. Ma non escludo brani in lingua madre, è pur sempre la nostra lingua e ci siamo affezionati."
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Sempre nel booklet c'è un'immagine di un orologio, forse con le lancette ferme, comunque di foggia antica. È fermo come a voler rappresentare una precisa epoca della vostra vita di cui avete nostalgia, oppure un periodo storico, culturale?
Carlo: "Poter fermare un qualsiasi istante è certamente un'idea affascinante, quale miglior metodo di una fotografia?"
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La modella fotografata sulla copertina è un inno al burlesque, in sintonia con alcune canzoni dell'album. Invece per quelle tracce così eteree, soffici, quale immagine sarebbe stata più calzante?
Carlo: "Probabilmente uno scenario nostalgico (e anche di leggero sapore inquietante) in stile Mago di Oz si sarebbe ben potuto adattare per una parte della tracklist."
"Del neofolk apprezziamo le vedute più ampie con le annesse sperimentazioni fra strumenti acustici in connubio con quelli di natura elettronica, un linguaggio musicale certamente più universale e che allo stesso tempo porta traccia delle proprie radici. Non ci piace invece quello che solitamente accade anche in altri settori, ossia l'eccessiva chiusura entro certi canoni talvolta troppo stretti, che portano al soffocamento della creatività e del genere musicale stesso..."
(Carlo De Filippo)
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Io immaginavo una scogliera sul Tirreno in inverno, la spuma del mare ed una Nereide seducente... qualcosa che allaccia l'etereo nord alla nostra mitologia fantastica...
Carlo: "Ottima figurazione!"
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La voce di Simona è ormai un elemento stabile del progetto, oppure vi considerate ancora un duo che si avvale di collaborazioni esterne?
Carlo: "Simona è una presenza oramai stabile nel progetto che impreziosisce i brani composti ed arrangiati da me e Gianpiero, sia in studio che in live."
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Come avete conosciuto Simona e la sua stupenda voce?
Carlo: "Conoscevamo Simona già da qualche anno, ma il suo potenziale canoro è venuto fuori così silenziosamente che la sua voce è entrata di diritto a carezzare le nostre note."
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Sempre in tema di collaborazioni, come avete scelto coloro che vi hanno aiutato ad impreziosire l'album?
Gianpiero: "Abbiamo individuato le persone che, oltre alle loro doti tecniche, potessero avere una bella sensibilità."
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È stato difficile integrare i loro contributi?
Carlo: "Tutt'altro che difficile: ogni musicista ha dato il giusto contributo necessario per il pezzo, rispettandone la forma d'origine."
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Volete parlare di questi ottimi musicisti spendendo per loro qualche parola?
Gianpiero: "Le emozioni che trasmettono con le loro note parlano da sole, sarebbe limitativo aggiungere ciò che già con la musica esprimono."
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Il fatto di avere ora anche una distribuzione continentale, oltre ad un'agenzia promozionale che si occupa di diffondere la vostra musica, vi ha aperto le porte di mercati importanti come ad esempio quello tedesco?
Carlo: "Sinora in Germania abbiamo avuti ottimi riscontri per quanto riguarda le recensioni del CD; forse per quanto concerne gli stage è ancora presto per parlarne, ma staremo ad attendere con pazienza."
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Parliamo di quell'ottima iniziativa del vostro comune (Benevento) legata alla vostra musica ed al progetto contro l'abbandono dei cani: quale canzone è stata impiegata? C'è la possibilità per chi fosse interessato di cercare e vedere quel video?
Gianpiero: "Il tutto è nato da un'intesa tra noi e il regista Valerio Vestoso, che ha saputo riconoscere nella nostra musica il forte impatto visuale. Il pezzo impiegato è stato "Blessing", il video è visibile sul suo sito ufficiale valeriovestoso.it."
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Nella vostra realtà territoriale, in quanto artisti che cercano di emergere proponendo suoni non legati al vostro contesto, l'abbandono è anche uno status sociale?
Gianpiero: "Potrebbe anche darsi, ma più che altro è uno stato di solitudine, di chi non viene compreso, che va verso la patologia."
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Tra le band della vostra area chi ritenete possa avere ispirato anche solo in parte la vostra musica? Argine, Ashram, Corde Oblique, Lupercalia o altri?
Carlo: "Siamo estimatori di tutte le band elencate, ma ascoltiamo anche moltissima altra musica di diverso genere. È comunque inevitabile che le stesse facciano parte del nostro background musicale e possano averci in qualche modo influenzato."
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Invece, estendendo il discorso verso ambiti globali, chi vi ha formato, chi ascoltate o avete ascoltato molto in passato?
Carlo: "Non ci siamo mai fossilizzati su qualcuno in particolare, abbiamo sempre attuato una ricerca musicale al di fuori di ogni tempo, seguendo ovviamente le nostre naturali inclinazioni nell'ascolto. Le nostre formazioni musicali toccano diverse epoche ed includono spesso e volentieri colonne sonore di film."
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Con la certezza di un successo sicuro, vi trasferireste all'estero?
Gianpiero: "Sarebbe molto bello viaggiare, ma è sempre bello sapere di avere una casa nel luogo di origine."
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Se qualche nostro lettore volesse approfondire la vostra conoscenza oltre "Cabaret Syndrome", che siamo certi lascerà un segno tra le produzioni recenti, come possono reperire i vostri EP "Boulevard Cinéma" e "Suggestioni"?
Carlo: "I nostri due EP sono da sempre scaricabili dal nostro sito ufficiale oniricband.org, invitiamo quindi i lettori a dare un ascolto anche al nostro passato!"
"La fonetica dell'italiano e il fatto che può essere compreso solo da noi italiani potrebbe limitarci un po', ma non escludo brani in lingua madre, è pur sempre la nostra lingua e ci siamo affezionati..."
(Gianpiero Timbro)
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Gianpiero, il tuo lavoro solista a firma GianVigo "Absinth Piano E-Bow #001" rimarrà un episodio isolato, oppure dentro di te la volontà di trovare uno spazio dedicato solamente al tuo ego musicale è in un angolo pronta ad uscire?
Gianpiero: "Ho un mio progetto che, parallelamente agli Oniric, porto avanti, e di cui ci sarà una tracciabilità, spero con un full-lenght o con qualche soundtrack di qualche film."
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Nel salutarci, vorrei concedervi un ultimo spazio per promuovere a dovere "Cabaret Syndrome" ed invogliare i curiosi ad accostarvisi...
Carlo: "Senza dubbio le tue belle parole sono risultate più che sufficienti, ti siamo ancora grati per questo! È un disco che potremmo definire abbastanza spontaneo e poco artificioso, non invadente ma diretto...Insomma, non ci sarà da applicarsi nell'ascolto, saranno le atmosfere a raggiungervi e ad avvolgervi con eleganza e savoir faire, al di fuori del tempo."
http://www.oniricband.org/
http://www.causticrecords.com/