28-09-2008
COLD FUSION/RUKKANOR
"Silk Road"
(Rage In Eden)
Time: (43:28)
Rating : 7
I due progetti polacchi Cold Fusion e Rukkanor tornano ad unire le forze dopo lo split album "Wunderwaffe", optando però in questa circostanza per un lavoro concepito a quattro mani. "Silk Road" è un disco che guarda verso nuovi orizzonti e lascerà spiazzati tutti quelli che erano abituati al sound marziale di Marcin Bachtiak e Robert Marciniak: se da un lato infatti i nostri utilizzano le solite modalità compositive di stampo prettamente industrial, manipolando con cura samples di varia provenienza e fornendo spesso una ritmica ossessiva e ricercata, dall'altro vanno ad assemblare tracce incentrate in toto su sonorità arabeggianti. I nove brani si presentano in modo compatto e uniforme, quasi fossero i singoli capitoli di un unica grande traccia che riassume un viaggio attraverso i territori musulmani. i nostri prendono spunto sia dal presente che dal passato, fatto quest'ultimo che ben si esplicita nel titolo "La Via Della Seta", che può rimandare a realtà medioevali e ancora più antiche. Va innanzitutto notato che un tema del genere non trova riscontro nel panorama industrial - di cui i due progetti sono filiazione - se non nei lavori di Muslimgauze: non è escluso che questo lavoro voglia essere anche un saluto all'opera immortale del fu Bryn Jones, ma a differenza del compianto autore olandese Cold Fusion e Rukkanor non sembrano avere alcuna volontà politico-ideologica, né tanto meno l'intenzione di promuovere una cultura diversa o alternativa. Sembra piuttosto che i due autori abbiano compiuto un viaggio virtuale (o reale, chissà) attraverso il medio oriente con in spalla il proprio bagaglio di cultura industrial - eurocentrica per antonomasia - e ne siano usciti fortemente contaminati da 'radiazioni' musulmane, tanto che i ferri del mestiere rimangono i soliti, ma la creatura assume sembianze ibride in cui permangono alcuni passaggi oscuri da tipica dark ambient o ritmiche elettroniche occidentali, incastonate in un impianto sonoro completamente succube dell'universo arabo. Si ha in ultimo sia l'impressione di una fine sperimentazione, in cui due 'forestieri' sono rimasti colpiti dal fascino di un mondo diverso, che la volontà, magari solo latente, di provocare e scuotere un genere canonizzato come l'ambient marziale, da vario tempo ormai costretta nei meandri di una ricetta obbligata, tanto che gli stessi (rari) progetti non europei tendono a piegarsi ad una sorta di codice electro-bellico. "Silk Road" rimane un album assemblato con lo stile tipico di Cold Fusion e Rukkanor, e per ciò sarà apprezzato da chi (come il sottoscritto) segue il loro genere musicale. Per quanto riguarda le atmosfere create dovrete aprire la mente ad orizzonti nuovi, abbandonare la cara vecchia Europa, e proiettarvi in un ambiente estraneo che potrebbe anche piacervi. L'universo post-industrial, tradizionalista e spesso pronto a bocciare le innovazioni tematiche, sarà messo a dura a prova da questo disco tanto anomalo quanto coraggioso. A voi l'ardua sentenza.
Michele Viali
http://www.myspace.com/rukkanor