04-08-2008
VV.AA.
"The Four Horsemen Of The Apocalypse "
(War Office Propaganda/Audioglobe)
Time: (43:50)
Rating : 7
Prendendo spunto dal tema biblico, la War Office Propaganda (ad oggi rinominata con buonismo Rage In Eden) dava alle stampe questa anomala compilation nell'ormai lontano 2005. Quattro diversi progetti realizzavano un brano a testa di ampia durata, ognuno intitolato alle quattro disgrazie che altrettanti cavalieri avrebbero portato tra il genere umano, segnandone l'imminente fine. L'apertura del dischetto è affidata all'act Melek-Tha, che descrive la Pestilenza facendo leva su toni marziali e su ritmiche guerresche accompagnate da rumori apocalittici, voci gutturali e urla, il tutto dilatato nel corso di oltre dieci minuti. Si prosegue con Marcin Bachtiak e Robert Marciniak (due nomi 'interni' alla label produttrice), uniti nell'act Insuffer per interpretare la Guerra, seconda delle disgrazie: in questo capitolo i suoni sono più ambientali, si scivola verso un post-industrial non troppo vario, costruito su ritmiche campionate di varia natura e su un tema oscuro di origine guerresca, il tutto incastonato tra molteplici rumori finalizzati ad ampliare il senso di distruzione scaturito dallo scontro. La Carestia ("Famine"), terzo brano dell'album, è affidata al progetto Paranoia Inducta, altra realtà interna alla Rage In Eden. Il pezzo verte su un noise d'atmosfera, i rumori non eccedono mai lasciando ampio spazio al silenzio, fino ad un finale segnato dall'inserimento di un coro gregoriano: senza dubbio la voluta scarsezza dei suoni utilizzati traduce in modo chiaro il senso del titolo. La chiusa di "Death" è opera di Leiche Rustikal, creatura germanica di norma accasata presso i tipi della Steinklang Industries. Pur mantenendo un mood ambientale, i toni si fanno in questo caso più metallici e percussivi, fino a toccare vette di ossessione ipnotica capaci di dare al pezzo un vigore superiore alla media. Limitata a 444 copie, "The Four Horsemen Of The Apocalypse" è una di quelle compilation destinate a finire fuori catalogo con scarse possibilità di essere ristampate (anche perché, come detto, risale al 2005, sebbene venga trattata solo ora su queste pagine): il filo conduttore dell'opera renderebbe inoltre disagevole un singolo riutilizzo delle quattro tracce, le quali risulterebbero svilite se ascoltate separatamente. La copertina realizzata a 'pelle di serpente' ha un bell'effetto tattile, peccato che il digipak sia stato messo a punto con mezzi di fortuna (la carta è di una qualità infima) e la grafica approssimativa renda illeggibile anche il titolo, oltre a rovinare la bella immagine usata per l'artwork. Al di là di questo non proprio trascurabile neo, il contenuto del CD e il progetto sotteso alla musica sono interessanti e l'oggetto è senza dubbio destinato a divenire raro.
Michele Viali