05-02-2008
NANOHEX
"The Brain Experiment"
(Industrial Culture)
Time: (21:56)
Rating : 6
La Industrial Culture, etichetta inglese nata di recente, sta mettendo velocemente a punto un bel catalogo di produzioni di ovvio genere usando il formato del CDr 3", professionalmente stampato e dotato di copertina. Un'ottima idea che ci permette di scoprire nomi nuovi a prezzo ridotto e in un package affascinante. Il decimo capitolo del catalogo riguarda il progetto macedone Nanohex, nato da pochi anni e con all'attivo una manciata di brani inclusi nell'EP "Deep Space Explorer" e nello split "Beast Of Noise", entrambi del 2007. Alla fine del medesimo anno viene pubblicato anche il qui presente "The Brain Experiment", composto da tre tracce che ci spiegano l'essenza del progetto. I temi trattati sono quelli tipici della vecchia tradizione noise-industrial ed emergono chiari già dai titoli "Scarification" e "Torture & Submission", entrambi memori delle produzioni della Broken Flag e della Come Organisation. La musica verte invece su tonalità più moderne, architettate partendo da droni ossessivi e dilatati cui vengono aggiunte rumorosità d'atmosfera (modalità compositive facilmente collegabili agli act dark ambient). Più interessante il lavoro operato sulla parte vocale, con ululati e cacofonie brutali che vengono piegati ad una specie di canto gregoriano nel brano che dà il titolo al miniCD. Nella successiva "Scarification" qualche tocco retrò, evidente nelle fugaci percussioni sintetiche e nei riverberi, si mescola a vagiti femminili in fase orgasmica. In stile Women Of The SS il pezzo finale, che propone urla di donne e frustate a non finire (ma non mancano i vocalizzi gutturali a fare da contrappeso), mimando grandi act del passato e pagando pegno ad una tradizione power-electro che ha fatto la storia. Oggetto vivamente consigliato a chi segue con fervore la scena noise e industrial, tenendo in considerazione in fatto che il catalogo della Industrial Culture, soprattutto se completo, assumerà probabilmente un certo valore col passare del tempo.
Michele Viali
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http://www.industrialculture.org/