02-04-2023
BARBAROSSA UMTRUNK
"Devchirmé: Le Tribut Du Sang"
(GH Records)
Time: CD (70:51)
Rating : 7.5
Dopo quattro anni di silenzio ed una ancor più lunga assenza da queste pagine (segnatamente dal 2014), torniamo a parlare del longevo progetto del francese Baron Von S, che soprattutto nei primi anni della scorsa decade ci aveva ben impressionato con una serie di validi lavori, complice una notevole ricerca tematica. Così è anche per questa ventiquattresima release di BU (la prima per la spagnola - recente vittima di una ignobile quanto immotivata censura da parte della piattaforma Bandcamp - GH Records, che lo pubblica nei 100 esemplari del digipack, mentre la versione box col bonus CD assieme a T.S.I.D.M.Z. è già esaurita), un omaggio alle truppe ottomane dette giannizzeri (soldati addestrati alla guerra sin da bambini) che, musicalmente, rende onore a tradizioni musicali turche e balcaniche, ad altrettante tradizioni spirituali e ad importanti scritti ad esse relativi. Col sostengo di sodali quali il già citato T.S.I.D.M.Z., Dolorism, il flautista Gregorio Bardini e Sven Phalanx (Schattenspiel), Baron Von S dà vita ad un nuovo caleidoscopio di sonorità che abbraccia corde, fiati, canti corali e percussioni tipici delle regioni dei Balcani o dell'Asia Minore, filtrandolo attraverso il proprio stile marzial/industriale ad ampio raggio, fra canzoni soldatesche, melodie desertiche, danze balcaniche e processioni dai toni fortemente spirituali, con le consuete spoken words in francese - per lo più austere e minacciose - a legare il tutto. Negli oltre 70 minuti di durata la carne al fuoco è tantissima, sempre accompagnata da un particolare e suggestivo fascino di fondo, ma è nella parte centrale che l'opera si eleva con episodi quali "Furusiyya", "March, Conquest And Convert", la title-track, "Stele Turcicae" e "Odjak Kapi Kullari", tra flauti, porzioni dungeon synth, antica musicalità ottomana, aperture sinfonico/marziali, cori, dark ambient e melodie dolenti. Un lungo e tortuoso viaggio, ricco di soluzioni che ricollegano ad un misticismo guerresco dal fascino unico, prima che le lugubri tonalità di "Hagia Sofia", con spoken words qui femminili e più delicate, ci accompagnino alla conclusione. Un ritorno degno della fama dell'act transalpino, giustamente suggerito dall'etichetta a chi ha amato i lavori di nomi quali primi Der Blutharsch, Karjalan Sissit, il già citato T.S.I.D.M.Z. e Rukkanor, rigorosamente da avere per ogni estimatore di lunga data di questo notevole progetto dallo spirito eurasiatico.
Roberto Alessandro Filippozzi
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