17-01-2022
DID
"End Of Xibalba"
(Zoharum)
Time: CD (42:57)
Rating : 8
Su questa misteriosa artista dal monicker altrettanto criptico non si riescono a trovare molte informazioni a riguardo. Tutto quello che si sa è che questo solo-project muove i primi passi nella brillante etichetta polacca Zoharum, che raccoglie in patria e anche un po' all'esterno delle piccole grandi rivelazioni in campo ritual/ambient/drone e affini, spesso accomunate dalla sperimentazione sonora e dalle intellettuali tematiche mistico-esoteriche. DID muove proprio i primi passi in questa label, come collaboratrice del collega Michal Jablonki nel suo lavoro "Humanity", e dopo qualche prestigiosa apparizione dal vivo (l'ultima nientemeno che all'Industrial Festival di Breslavia in patria, in mezzo a Suicide Commando, Dive, Winterkälte, etc.) debutta con questo lavoro a quattro tracce, ben prodotto e confezionato nelle 300 copie del digipack a sei pannelli. Seppur esordiente sulla scena, DID dimostra una preparazione notevole, sia dietro ai synth che fanno da padrone sulle tracce, quanto al concept tematico fondante. Per chi non conoscesse il termine nel titolo del lavoro, Xibalba è sì "...un luogo e/o spazio di paura" nella mitologia maya (direttamente dal booklet dell'album), ma dovendolo parafrasare in termini più occidentali, possiamo dire che si tratta di una delle innumerevoli rappresentazioni dell'inferno, dell'oltretomba, del mondo sotterraneo, o comunque si preferisca interpretarlo, ma in questo caso nella cultura delle popolazioni mesoamericane. Insomma, il Grande Vuoto dove andranno a ritrovarsi le anime dei defunti. Per quanto possa apparire minaccioso e lugubre un tema simile, questo lavoro di debutto firmato DID risulta invece affascinante e irresistibile. La produzione è cristallina, i brani originali e l'estetica incorpora ben più del classico ambient ritualistico. Dopo l'introduttiva "Melting Into Bliss", esempio piuttosto regolare e modesto di drone/ambient monocromatica, fa subito capolino la personalità dell'artista con la seguente title-track e "God Knows What's Next". L'ambient si allarga verso lidi più melodici, se vogliamo anche sinfonici, e soprattutto ci si lancia in fraseggi tastieristici in bilico tra le improvvisazioni acide e colori psichedelici dall'eco addirittura pinkfloydiana o anni '70. Ma il meglio è lasciato alla fine: "Enlightment" è il capitolo più suggestivo ed emozionante del platter, dove irrompe nel sound la voce femminile (ma è davvero dura definirla solo "umana"), in un tribalismo meditativo, instancabile nel bisogno di infrangere gli schemi classici della sperimentazione. Forse l'unica pecca può essere che l'album duri fin troppo poco per la sua genuina bellezza, ma se il buongiorno si vede dal mattino, si può dire che DID ha la strada spianata per appassionare tutti i seguaci del genere, tenendo alto lo stendardo dell'ennesima piccola grande label discografica indie europea, questa Zoharum che con modestia non sbaglia davvero un colpo.
Max Firinu