17-11-2017
DARK AWAKE
"Atropos Of Eudaimonia"
(Dornwald Records)
Time: CD (40:41)
Rating : 7
L'anno che volge al termine è stato sicuramente molto intenso per il progetto greco: nel mese di maggio è uscito su Twilight Records lo split in compagnia di Hyperborei "Six, Six, Songs", poi a giugno è stata la volta del quinto full-length "Non Omnis Moriar" per la Barbatos Productions, ed infine in ottobre la nostrana Dornwald ha rilasciato (in un essenziale digipack limitato a soli 125 esemplari) l'album in esame, sesto di una discografia che consta complessivamente di undici release dal 2008 ad oggi. Lo stile della creatura di Shelmerdine VI (fondatore del progetto e responsabile di tutte le musiche, coadiuvato dalla sola Sekte per le vocals) rimane fedele al solco tracciato con le precedenti fatiche, fra neoclassicismo, dark ambient, accenni ritual/folk e pulsioni marziali, spingendo queste ultime verso lidi più propriamente industriali e corroborando il tutto con atmosfere più lugubri ed una gradita aura sacrale. La vena sinfonica è sempre presente ma rimane maggiormente sullo sfondo, mentre il piglio marziale trasuda una tensione tutta nuova attraverso colpi ritmici più marcatamente metallici che creano un effetto distante dai soliti rulli battaglieri. Un intreccio più austero che si manifesta subito in "Algol And Naos", guidata da una buona coralità sinfonica (prevalentemente femminile) al pari dell'oscura title-track e della conclusiva "Ierophania". La sacralità emerge con forza dai cori gregoriani di "The Seal", lungo brano capace di sfoderare un inatteso sitar e di incidere con una lunga porzione industriale, ma nell'economia dell'album funzionano bene anche gli episodi più brevi, come la raggelante "Zarathustra Speaks Again" dai contorni lugubri e la suggestiva "Ignis Spiritus" dalle ambientazioni sospese e dalle melodie antiche. Bene anche "The Medusa Of Despair", giocata su un tema di flauto sul quale la voce di Sekte, ora sfuggente, ora recitata sotto forma di spoken words, declama versi del poeta e scrittore Clark Ashton Smith, mentre la pur onesta cover di "Kneel To The Cross" dei Sol Invictus (dall'album del '93 "Lex Talionis"), cantata dall'ospite Richard Weeks, non raggiunge il trasporto dell'originale e, soprattutto, dell'interpretazione vocale che fu di Ian Read. A parte questo, l'act ateniese condensa in soli 40 minuti tutto l'affascinante immaginario (anche spirituale e filosofico) abbracciato nel corso di una discografia rispettabilissima e di buon livello, cui si aggiunge ora un altro tassello con tutte le carte in regola per solleticare i palati dei cultori del seducente incontro fra dark ambient, neoclassica e martial industrial.
Roberto Alessandro Filippozzi
https://darkawake.bandcamp.com/
https://dornwaldrec.bandcamp.com/