18-02-2017
HOARFROST
"Anima Mundi"
(Reverse Alignment)
Time: CD (49:16)
Rating : 8
Giunto al quarto lavoro sulla lunga distanza (includendo anche "Decline", album realizzato a quattro mani con Inner Vision Laboratory) in un decennio di attività, il progetto creato da Rafal K. approda - cinque anni dopo il terzo full-length "Puppets Of The Divine Coroner" - ad uno snodo potenzialmente cruciale della propria carriera. Passato dalla Zoharum alla corte della svedese Reverse Alignment, l'act polacco ha infatti pienamente integrato il prezioso apporto vocale dell'ottima Hekte Zaren (singer particolarmente abile in ciò che lei stessa definisce come 'occulti esperimenti vocali estremi', già al lavoro con nomi quali Crever, Norss e Karma-Sutra), compiendo di fatto un significativo giro di boa. Se la materia audio continua a poggiare su stilemi dark ambient dai tratti industriali con crescente consapevolezza ed efficacia, è proprio la Zaren - ormai membro effettivo di Hoarfrost - ad elevare con la sua ugola dalle mille risorse ogni aspetto del concept artistico dell'album, passando con grande maestria dai vocalizzi più eterei e sopranili alle urla più laceranti e dagli spoken words più spettrali alla teatralità più drammatica. "Anima Mundi", album che affascina già dall'idea alla sua base (la possibilità che la Madre Terra, amorevole e antica Dea, sia invece come Medea e come tale inganni e tradisca l'umanità, lasciandoci privi di fede e della volontà di sopravvivere) e dal suggestivo artwork che adorna il digipack (limitato a 300 esemplari), si avvale anche di preziose collaborazioni da parte di musicisti esperti come Katarzyna Bromirska (Percival Schuttenbach, violoncello), Valdi Rzeszut (Ratatam, chitarra), Dawid Chrapla (Synapsis, rumori) e Tomasz Twardawa (Genetic Transmission, rumori), tutti importanti per contribuire al mosaico sonoro imbastito da Hoarfrost. Il violoncello è subito protagonista nell'iniziale e para-sinfonica "Ages Of Gaia", cui segue uno dei gioielli del dischetto: "Perception Primordial", lugubre nelle sue folate ambientali, veicola una vocalità dolente che cela tensione, prima di accendersi e caricarsi di palpabili ansie. Ancor più plumbea ed austera è "Mimesis", squarciata com'è da trasmissioni noise, mentre la drammatica "Refracted In Illusion" vive di vocals più sofferte e teatrali, con ancora la gradita presenza del violoncello. I vocalizzi di Hekte si fanno disperati, oltre che ancor più istrionici, in una "In Hopeless Mazes" che contestualizza perfettamente inserti di chitarra di derivazione rock, mentre in chiusura troviamo l'altro picco dell'opera: "Medeaeternum", nei suoi quasi 17 minuti, apre fra note di violoncello e cantati dolenti, prima di farsi nera e teatrale fra urla dilanianti, rumorosi crescendo e scudisciate ritmiche arcigne e distorte. Il duo, assieme ai suoi ospiti, interpreta con grande efficacia ed ottimi risultati una formula convincente che apre ampi sbocchi creativi per il futuro, dando il 'la' ad una svolta che può risultare decisiva nella carriera di un progetto sul quale puntare forte per il futuro.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://hoarfrost.darknation.eu/
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