29-09-2016
HENRIK NORDVARGR BJÖRKK / MARGAUX RENAUDIN
"Anima Nostra"
(Cold Spring)
Time: CD (45:41)
Rating : 7.5
Il prolifico Henrik Nordvargr Björkk, nume tutelare delle sonorità più nere e mente dietro ad act di peculiare importanza come Pouppée Fabrikk e - soprattutto - Mz.412, trova nella misconosciuta Margaux Renaudin la compagna di viaggio ideale per dar vita ad "Anima Nostra", abissale discesa nell'oscurità attraversata dal respiro di una ritualità secolare che affonda le proprie radici in un fitto simbolismo (curato dalla Renaudin e ben illustrato nel magnifico digipack a sei pannelli completo di booklet), con vari riferimenti al più arcaico misticismo egizio. In equilibrio pressoché perfetto tra la malvagia ritualità degli Mz.412 e le cupe ambientazioni dei lavori firmati Nordvargr, "Anima Nostra" si apre col minaccioso incedere percussivo di "Sunyata", ponendo subito in evidenza un mirabile lavoro vocale votato ad una cruda malignità che esalta i tratti ferali del songwriting. I lugubri corni di "Spiritus Omni" aprono la strada ad inquietanti pulsioni, mentre la rivisitazione del classico degli Mz.412 "Mourning Star" vive di un taglio ancor più nero e mortifero, configurando il picco dell'album. Nader Sadek, eccelso artista concettuale di origine egiziana (al lavoro su sculture, maschere ed installazioni, sfruttate da nomi di peso della scena più estrema come Sunn O))) e Mayhem) e titolare del progetto omonimo in cui sono coinvolti grossi calibri del death e del black metal, è l'ospite incaricato di fornire il giusto apporto di vocals feroci ed orrorifiche in "Kmt", mentre "Runik Hexagram II" rinsalda quell'antico respiro rituale che è indubbiamente fra i punti di forza del disco. Alla più dronica "Gjallarhornet Ljuder" si contrappongono le melodie para-sinfoniche e le percussioni etniche di "Lavenement Du Neant", momento più 'musicale' dell'opera completo di spoken words femminili, mentre con la conclusiva "Maladia Skandinavia" si torna in pieno nelle atmosfere rituali più nere, a degna chiusura di un lavoro la cui carica di malevolenza ci dimostra come si possa creare un clima d'ascolto opprimente e maligno senza per forza sparare una strumentazione classica a velocità parossistiche e senza infarcire ogni cosa con un 'satanismo' da bar unito a pose di dubbio gusto. Ennesima conferma per i tanti estimatori del mastermind svedese, ma anche una possibile rivelazione per chi volesse ampliare i propri orizzonti e scoprire forme di malignità sonora ben più plausibili ed intellettualmente oneste rispetto a quelle offerte dal metal più estremo.
Roberto Alessandro Filippozzi