13-07-2016
HYBRYDS
"The Rhythm Of The Ritual - Ein Phallischer Gott"
(Zoharum)
Time: CD1 (75:53); CD2 (73:17)
Rating : 7.5
La Zoharum continua l'opera di ristampa degli storici Hybryds, collettivo belga che ha segnato in maniera indelebile il concetto di sperimentazione rituale mettendo a punto una serie di titoli che riuscirono ad unire veri e propri tribalismi dal sapore locale con loop e impianti sonori di retaggio occidentale, rimanendo ad oggi un esempio unico del settore post-industriale. Il doppio CD lascia spiazzati non tanto per il contenuto, quanto per la tracklist: nel primo dischetto appaiono brani ricavati dagli album "Ein Phallischer Gott" del 1997 (6 pezzi) e da "The Rhythm Of The Ritual" del 1994 (3 pezzi), oltre a un paio di tracce da compilation coeve e un pezzo da un mini del medesimo periodo, il che porta ad avere sì una visione d'insieme del sound percorso da Hybryds in quegli anni ma a perdere l'essenza dei due dischi, entrambi mai ristampati prima e qui riproposti in modo incompleto. Nel secondo dischetto, composto da brani registrati dal vivo in vari concerti risalenti al 1996, tornano sia titoli di "Ein Phallischer Gott" (suonati prima dell'uscita del disco) che di "The Rhythm Of The Ritual", oltre - ancora - a brani apparsi in altri lavori e comunque in gran parte ricavati dall'LP "Live" che uscì nel 1997 per la polacca OBUH Records. Nel complesso un curioso miscuglio che mira probabilmente a indicare la via che la band stava percorrendo, passando da sonorità più etniche e orientali alle percussioni sempre più secche che assumeranno forme acid-oriented negli anni successivi. Il dischetto live testimonia nella prima parte la capacità di trasporre sul palco il medesimo spirito tribal evidenziato in studio, mentre nei brani finali inizia a farsi sentire un mood più industriale (due pezzi sono prove effettuate in studio) che anticipa i loop acid di là da venire: il rumorismo prende forme deliranti, pur mantenendo una base pulsante e percussiva quale filo conduttore del marchio Hybryds. La qualità del contenuto non si discute e i novizi ne apprezzeranno la carica sperimentale ancor oggi viva. L'assemblaggio dei brani non garantisce invece né la ristampa degli album né una specifica compilation, risultando alla fine dei conti un ibrido insoddisfacente (mi si passi il gioco di parole) e dal titolo fuorviante. Morale della favola: chi vuole gli album come concepiti inizialmente, si vada a cercare le edizioni originarie. A completamento del tutto vi è una bella confezione in digipak massiccio a sei pannelli con artwork rinnovato, in linea con le altre ristampe della band.
Michele Viali