18-05-2015
HYBRYDS
"The Ritual Should Be Kept Alive"
(Zoharum)
Time: (69:54)
Rating : 8.5
La Zoharum continua l'opera di ristampa delle prime produzioni degli Hybryds, il celebre collettivo belga nato sul finire degli anni '80 e autore di una ricerca ad oggi ancora percorsa da una vena di irraggiungibile originalità, forte di un tribalismo creato a partire dalla sovrapposizione di materiale registrato dal mondo esterno e sovrapposto, nonché ritrattato in studio, con inarrivabile gusto personale. "The Ritual Should Be Kept Alive" esce dopo le ristampe di "Mythical Music From The 21st Century" (2013), "Music For Rituals" (2014) e dell'estemporaneo "Soundtrack For The Antwerp Zoo Aquarium" (2011), chiudendo il ciclo riguardante il recupero della fase iniziale della band. L'opera raccoglie quattro lunghe tracce coeve risalenti ai primi anni '90: "The Ritual Should Be Kept Alive Part 1" uscita come album a sé stante nel 1991, la "Part 2" edita un anno dopo ed inclusa nell'omonimo album che conteneva - tra gli altri pezzi - anche la qui presente "Wailing For The Fallen Angels", e la restante "Part 3", la quale, stando a quanto verificabile in sede di memoria storica, apparve prima d'oggi solo nella raccolta "Ritual Anthology" del 2009 in qualità di inedito. La bontà di questa ristampa risiede innanzitutto e ovviamente nel recupero di materiale finito sold-out da anni, ma anche nel fatto di riuscire a creare un nuovo album a partire da brani che appaiono naturalmente collegati tra sé sia per motivi temporali, sia per ragioni stilistico-compositive. Rispetto ai primi lavori il collettivo mostrava a questo punto della sua carriera un'attenzione maggiore per le ritmiche e i relativi intrecci, e meno per l'esplorazione degli apparati rumoristico-vitali del mondo che albergavano nell'esordio. Ciò che invece continua a permeare in modo costante il tessuto sonoro è l'aura magico-ritualistica figlia del curioso binomio etnico-industriale toccato in origine da Genesis P-Orridge, Vasilisk e altri autori. I temi para-melodici e le litanie 'strappate' alla realtà circostante si manifestano ora in fugaci momenti per lasciare spazio all'ossessione circolare e percussiva, ricavata spesso dall'unione di toni sintetici e sordi in commistione con giri caldi, usciti da antichi rituali lisergici. La carica magico-ancestrale dell'antichità viene quindi filtrata da un gusto post-moderno, per giungere a quella trance mistica punto di partenza e di arrivo dell'Hybryds-pensiero. La tradizione più lontana e quella più vicina, di matrice etno-industriale, vengono rivissute con l'obbiettivo di penetrare nell'essenza tantrica e sessuale delle cose con geometrie percussive elettrificate e loop ritual-localistici che attraversano rimandi di natura ambient (le coralità droniche di "Part 1"), fino a giungere ad un puro quanto debordante mantra ritmico ("Part 3"), nonché al recupero di elementi stranianti e sciamanici (la conclusiva "Wailing For The Fallen Angels"). Sul piano tecnico diventano evidenti alcune sfumature e migliorie dovute al remastering digitale, operato da Sandy Nis sui master originali adeguatamente ripuliti. Lo stesso Nis firma anche il nuovo artwork nato dalla rielaborazione dei precedenti, nonché da un attento lavoro su tutto il parco simboli degli Hybryds. L'intera operazione, gestita con la massima perizia anche formale (la confezione è in un buon digipak a sei pannelli, per un'uscita limitata a 500 esemplari), impone l'acquisto ai novizi e il recupero a chi possiede le vecchie versioni.
Michele Viali