26-01-2015
IRM
"Closure..."
(Malignant Records)
Time: (49:49)
Rating : 8.5
Dopo quattro anni di silenzio torna a farsi sentire questo storico progetto svedese, già assistito nel suo percorso artistico - tra gli altri - anche dalla Cold Meat Industry e accasatosi attualmente presso la Malignant Records, una delle più importanti etichette ancora in vita nel settore post-industriale più radicale. "Closure..." segna la conclusione di una trilogia iniziata nel 2008 col 12" "Indications Of Nigredo", edito da Segerhuva, e continuata con quello che era fino ad ora l'ultimo album del progetto: "Order4" del 2010. Rispetto al lavoro precedente viene abbandonata la struttura compositiva ampia, ciò in favore di brani brevi che spaziano verso soluzioni molteplici abbandonando la linearità seguita in precedenza. Al trio si aggiungono per l'occasione la violoncellista Jo Quail e il percussionista Ulrik Nilsson che, in aggiunta al bassista Mikael Oretoft, danno un colore meno sintetico all'insieme. Sebbene permangano alcune sferzate di power-electro dura e pura ("Closure VII"), emergono situazioni minimali in cui scarni arpeggi di basso accompagnano litanie sinistre e spoken-word ("Closure VI" e VIII"), o ancora accompagnamenti para-melodici che si esibiscono in un controcanto con recitativi oscuri e queruli. La voce di Martin Bladh ha un ruolo chiave sia in veste prettamente narrativa che in quella di interprete canora sui generis, di norma intonata in gorgheggi elettrificati al limite tra l'urlo, la distorsione e la sofferenza audio, capace di introdurre un input nuovo in quelle che sono le normali linee vocali del settore post-industriale. Le percussioni diventano una sorta di esplosione improvvisa che scandisce i tempi con lentezza e potenza, trasmettendo un senso di ritualità definitiva e lapidaria ("Closure I"). L'elettronica si divide tra basi che rinforzano le pulsazioni di basso e - soprattutto - sibili lancinanti artefici di un malessere sinistro che mai si lascia andare ad una semplicità cacofonica, rumoristica o mortuaria. L'album si risolve in una proiezione della sofferenza fisica, trasposta al pubblico da un palco (eloquente in tal senso l'apparato grafico del booklet) attraverso un martirio tratteggiato da suoni e parole. Senza dubbio una delle migliori uscite di ambito industriale degli ultimi anni, corroborata da una resa audio sopraffina (il mastering è di Peter Andersson a.k.a. Raison D'Être) e accompagnata da un digipak con libretto di ben 20 pagine contenente foto e testi.
Michele Viali
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