11-12-2014
KHOST
"Copper Lock Hell"
(Cold Spring)
Time: (61:37)
Rating : 7
Album d'esordio per questo duo inglese, proveniente da Birmingham e composto da Andy Swan (già attivo in varie band, tra cui Iroha e Final, nonché autore di collaborazioni con Justin K Broadrick/Godflesh) e Damian Bennett. La struttura degli otto brani in scaletta è uniforme e vede generalmente la proposizione di un tema sonoro armonico d'avvio, coperto e doppiato da un muro doom-noise di natura elettroacustica. Le partiture melodiche spaziano dalla classicità di "14 Daggers", garantita dal violoncello di Jo Quail, ai fiati di "Hypocrisy Banality Possession", che riecheggiano rituali antichi persi nell'estremo oriente, o ancora alle derive estatiche e lisergiche di "Amoral Apathy Suppression" o ai profumi ethereal di "In The Nest Of The Red Throat", percorsi da folate corali femminee. La parte del leone la svolge la massa rumorosa che incombe su ogni traccia, costruita con una stratificazione di riff di chitarra, riverberi di basso e - probabilmente - 'collanti' elettronici, sviluppata su frequenze profonde che fanno vibrare l'epidermide. In pratica un muro tonale venato di piccole armonie, percussioni soffocate di provenienza black e urla ferine in stile growl. Le discendenze doom metal sono evidenti, ma nel complesso riescono a farsi spazio spunti esoterici che sfruttano i riferimenti sonori orientali, alcune ritmiche cadenzate e lente ricavate sia da percussioni che da giri di chitarra ("Drain") e un'oscurità totale rozza quanto basta per trasportarci in un mondo crudele. La partecipazione di Tunnels of Ah in un paio di tracce riesce a dare sfumature evocative più definite, mentre il remix conclusivo firmato Kevin Laska (Novatron) non apporta cambiamenti sostanziali a "14 Daggers", indirizzando il finale del pezzo su coordinate ipnotico-ambientali. Ormai da qualche anno la Cold Spring si interessa anche al filone doom-noise, scoprendo nuove realtà: Khost è tra queste e non delude le aspettative, evitando gli eccessi di personalità e puntando tutto sulla potenza audio tipica del genere, con qualche richiamo d'atmosfera. Confezione e artwork fin troppo essenziali, a dispetto di una buona sostanza.
Michele Viali
http://khostband.bandcamp.com/