16-07-2014
ARKTAU EOS
"Scorpion Milk"
(Aural Hypnox)
Time: (48:06)
Rating : 7.5
Visto l'allora periodo di stasi della Aural Hypnox, nel 2012 il progetto Arktau Eos rilasciava ben due album per la Svart Records (l'LP "Unworeldes" e il CD "Ioh-Maera"), ma col ritorno in piena attività della label finlandese, era inevitabile che anche l'act composto da Antti Haapapuro e da Antti Litmanen 'tornasse all'ovile'. L'occasione è quella di ristampare all'interno della serie 'Stellar Mansion' l'album "Scorpion Milk", rilasciato in CDr nella tiratura di 222 esemplari nel 2006, in simultanea con l'altro full-length "Mirrorion" (le prime 80 copie consistevano in un box-set comprendente entrambi i lavori). Questa nuova edizione in CD, magnificamente racchiusa in un cartonato richiudibile completo di booklet e splendido inserto (per un totale di 500 copie), ci permette di riscoprire il lato più genuinamente minimale del duo finnico: "Scorpion Milk" è infatti quanto più possibile agli antipodi della ricchezza sonora dell'inquietante ed oscuro "Mirrorion", tanto che già otto anni or sono venne descritto come "un solitario portatore di candela che non risponde ad alcun richiamo, tranne che al silenzio stesso", definizione quanto mai azzeccata per quella che può dirsi a pieno titolo una delle uscite più minimali di casa Aural Hypnox. Un'unica lunga traccia dove gli arcigni suoni emergono solo sporadicamente da un vuoto che, grazie ad un audio in presa diretta di rara efficacia, riempie gli spazi come pochissimi nella scena dark ambient riescono a fare. Meno rituale di altre uscite della label finnica, "Scorpion Milk" assume però i tratti liturgici di un lungo cammino cerimoniale, fra voci inquiete ed afflati spettrali elargiti sì col contagocce, ma realmente inquietanti. Quanto di più vicino alla pura materia dark ambient la Aural Hypnox abbia mai realizzato, per un titolo che vale decisamente la pena recuperare sia per la consueta alta qualità e credibilità garantita dall'Helixes Collective, sia per un'edizione davvero notevole che merita di risaltare nelle collezioni dei palati più fini del settore.
Roberto Alessandro Filippozzi
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