16-07-2014
BARBAROSSA UMTRUNK
"La Fosse De Babel"
(Old Europa Cafe)
Time: (72:59)
Rating : 7
Sedicesima release in soli sei anni per l'attivissimo progetto francese guidato da Baron Von Stenay, seconda per l'italiana Old Europa Cafe - dopo lo split dello scorso anno in compagnia dei Pale Roses - e prima in assoluto per questo 2014. Realizzato in soli 300 esemplari nel formato digipack, il nuovo album di Barbarossa Umtrunk vive delle formule ormai consolidate coi precedenti lavori, a partire dalle consuete collaborazioni (stavolta con Vir Martialis e colleghi fidati - con cui Olivier aveva già lavorato - quali TSIDMZ e Front Sonore), spostando con forza il contesto tematico verso la Quarta Teoria Politica di Dugin ed il sogno dell'Eurasia (anche in virtù dell'appartenenza fattiva alla Eurasian Artists Association), oltre che verso annose questioni mediorientali manovrate dagli States. La matrice sinfonico/marziale si colora delle usuali sfumature industrial/ambientali, facendo quasi da sfondo all'ampio corredo di samples: dai discorsi politici (Aleksandr Dugin, Raymond Abellio, Jean Parvulesco, Vladimir Putin, Bashar-Al-Assad, Hugo Chavez) agli inni militanti in favore del Ba'thismo e di Hezbollah ("In Bashar We Trust", "Army Of Mahdi" e "Syria"). Un concept molto forte e ricco di contenuti, non sempre decifrabile per via dei molti linguaggi utilizzati (arabo incluso), ma certamente solido nel suo insieme e decisamente più attuale dei fasti del 'secolo breve'. "The 4th Political Theory" apre marziale e pomposa col supporto di TSIDMZ, cedendo poi il passo alla più cadenzata e plumbea "La Structure Absolue"; nei suoi quasi 16 minuti, "In Bashar We Trust" (realizzata con Vir Martialis) vive di un bel canto femmineo evocativo, prima di farsi via via più arcigna e intensa. I toni si fanno decisamente più sinfonici e da requiem in "Syria" (ancora con Vir Martialis e completa dell'inno siriano campionato) e "Vers Un Nouveau Prophétisme" (con Front Sonore), mentre è la title-track ad ospitare la voce del defunto Hugo Chavez su basi ruvide, plumbee ed industriali. È ancora una bella voce femminea ad adornare "Khalwat Al Abdal", sostenuta da un ritmo electro/marziale di buona possanza, mentre l'ultimo sussulto giunge con la conclusiva "Le Grand Empire Eurasiatique De La Fin", che apre fra corde pizzicate con decisione e spoken words, per poi animarsi con un'elettronica squisitamente laibachiana e sinfonica. "La Fosse De Babel" è senza dubbio un lavoro apprezzabile che conferma la concettualità forte che ha sempre contraddistinto il progetto, anche se l'impressione è che il definitivo salto di qualità possa arrivare solo con un album più 'suonato', snello, rifinito in fase di arrangiamento e forte di una produzione più potente e cristallina. In ogni caso, Barbarossa Umtrunk rimane a pieno titolo uno dei nomi da tenere d'occhio nel panorama sinfonico/marziale odierno.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.barbarossaumtrunk.com/