09-04-2014
HALO MANASH
"Caickuwi Cauwas Walkeus"
(Aural Hypnox)
Time: (43:58)
Rating : 7.5
Tornato con la nuova fatica "Wesieni Wainajat" (di cui vi abbiamo recentemente parlato) sul finire dello scorso anno, il progetto Halo Manash si è ripresentato ad inizio 2014 con la ristampa di un titolo ormai introvabile come "Caickuwi Cauwas Walkeus", originariamente stampato nel formato CDr (in confezione delle dimensioni di un 7", completa di inserti) in soli 29 esemplari, che furono destinati alla vendita solamente ai concerti in terra francese tenuti dal collettivo finnico nel gennaio del 2009. Una ristampa attesa e doverosa che, fra le altre cose, va ad inaugurare la serie 'Stellar Mansion', creata appositamente dalla Aural Hypnox per le operazioni di recupero di vecchi titoli della stessa label finlandese ormai irreperibili sul mercato, principalmente a causa delle esigue tirature originarie. Questa particolare release splende oggi di nuova luce (anche a livello grafico, con quella che si può definire un'evoluzione della simbologia adottata in origine) nel formato CD, e la Aural Hypnox ne ha approntato ben due versioni, entrambe ammirevoli come da copione: una in formato cartonato apribile, completa di booklet ed artwork creati artigianalmente, disponibile in 444 esemplari, ed una nella veste di box set in legno, con le fattezze di un libro e con stampe speciali incluse (otto foto ed una tela), edita in sole 49 copie. Registrato in sessione privata nel settembre del 2008 utilizzando solo strumenti acustici e senza sovraincisioni, l'album si compone di cinque lunghi brani che lo stesso progetto (per l'occasione composto da Antti Haapapuro ed Iwo Hoccuc) definisce come 'primitivi e perduti inni della foresta', in cui il carattere rituale di Halo Manash emerge in tutta la sua suggestiva e totalizzante carica evocativa. Un lungo percorso scandito dai rintocchi di campane tipiche della tradizione rituale, ora più presenti (l'iniziale "Yli Corpein Huocawat"), ora più rarefatti (la misteriosa "Läpi Soiden Waeltawat"), quando non addirittura sparsi in un silenzio che comunica più di mille strumenti (la title-track), fra lievi rumori simil-percussivi sullo sfondo e l'arcigno suono dei corni ("Mustan Mullan Alle Maatumahan"), sino alle inquietanti movenze dell'oscuro atto finale "Pimeys On Ninquin Walkeus / Puuxi Tullut". Uno dei titoli più minimali del progetto, che con pochi suoni riesce ad evocare con la massima efficacia e credibilità scenari e sensazioni che altri non saprebbero mai ricreare, neanche con tutti i software di questo mondo: essenziale recuperarlo per tutti quegli ascoltatori realmente coinvolti nella musica rituale.
Roberto Alessandro Filippozzi
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