28-09-2013
LEGIONARII
"Disciples Of The State"
(Rage In Eden)
Time: (53:32)
Rating : 7.5
In questa terza fatica sulla lunga distanza, dopo "Europa Rex" ed "Iron Legion" (entrambi dello scorso anno), il misterioso e prolifico act di spicco del panorama marziale più recente si focalizza sullo 'Stato' inteso come parte di un totalitarismo estremo, componente di un 'Ordine Mondiale' con un solo Dio ed una sola legge. Un'utopia gloriosa e totalizzante nelle probabili visioni dell'act, una opprimente minaccia nascosta e virulenta nel quotidiano e nei piani del nefasto Nuovo Ordine Mondiale, con all'orizzonte le nubi nere di superorgani mondiali di controllo e potere esecutivo, pronti a fare tabula rasa di tradizioni ed identità per imporre la monocultura. Con ottime probabilità un vero e proprio concept, un viaggio attraverso quella distruzione che guarda alla ricostruzione per instaurare un nuovo, più invasivo e onnicomprensivo totalitarismo, dalle ceneri della battaglia al dominio totale dello Stato. Per descrivere questa visione, Legionarii sfrutta ancor più a fondo un vastissimo repertorio di campionamenti dalla musica classica e dai cori lirici, assemblando trame magniloquenti, traboccanti un pathos epico e sempre più evocative col consueto buon gusto nella selezione e nella cucitura dei samples prescelti. Palesi e celeberrimi nell'opener "Enter The Global Union", prima che l'apocalittica "Ordo Ab Chao", col suo possente crescendo marziale, faccia ampio sfoggio di porzioni corali; più cupa, ambientale e sottile nelle sue lievi sortite sinfoniche "The Inner Circle", laddove la severa "Aristocracy" sa esplodere fragorosamente fra cori ben incastrati nelle sue strutture minacciose. Bene anche la raffinatezza e l'indole drammatica di "World In Flames", così come la nervosa e belligerante possanza marziale di "The State", ma verso la fine l'opera mostra un po' di stanchezza, e momenti come la plumbea marcia "Blood Of Millions", la tonante "Strength & Power" ed una "The Titan" che splende principalmente per il dolce finale a base di archi, pur continuando nel solco di un sound ben arrangiato e ottimamente bilanciato negli affiancamenti melodico/ritmici, non superano quegli stessi standard che in precedenza il progetto aveva guardato dall'alto in basso senza doversi inventare chissà cosa per stravolgerli. Il cupo manto sinfonico post-apocalittico di "Dominion (Lux Aeterna)" chiude quello che non può definirsi il miglior album di Legionarii nella sua pur breve ma intensa parabola artistica, né può ritenersi una svolta nel sound di un act che mai ha inteso reinventare i canoni del settore marziale, ma che rimane tuttavia due spanne sopra l'agguerrita selva di progetti analoghi, nonostante di realmente suonato sia rimasto ben poco in questo assoluto tripudio di samples sinfonico/lirici: ai più, lo spessore del concept ed il buon gusto nell'assemblaggio basteranno e avanzeranno per appassionarsi anche stavolta. Edizione cartonata apribile in sole 300 copie, più altre 72 nel formato box con in aggiunta poster e bonus-CDr.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://legionariieurope.wordpress.com/