30-05-2013
BARBAROSSA UMTRUNK / FRONT SONORE
"Apokatastasis"
(SkullLine)
Time: (71:37)
Rating : 6.5
Secondo split assieme, nuovamente sotto l'egida della tedesca SkullLine (il primo fu "Le Siecle Des Grands Abattoirs" nel 2009) per due prolifici progetti francesi dalle vedute affini: da una parte quel Barbarossa Umtrunk già ampiamente trattato su queste pagine, e dall'altra il dichiaratamente vegano Front Sonore, act più affine alla materia industrial in cui ci imbattiamo per la prima volta in sede di recensione. Stampato nel formato CDr in uno spartano jewel-case per soli 100 esemplari numerati a mano, lo split verte sul concetto di 'apocatastasi', che in ambiti prevalentemente religiosi e/o filosofici sta ad indicare un 'ritorno allo stato originario' o una 'reintegrazione'. Degli undici brani in scaletta, cinque sono appannaggio di Barbarossa Umtrunk, che sfrutta nuovamente l'occasione del tandem con Front Sonore per sviluppare le idee più sperimentali e meno in linea col suo sound usuale. Ci sono infatti vaghe tracce della marzialità sinfonica che ha marchiato le prove migliori dell'act transalpino, che nel tributo a Sinweldi (altro progetto francese che già aveva collaborato con Front Sonore) "A Travers L'Europe" sfodera un bizzarro incrocio fra samples di lupi, gong ed i consueti spoken words, fra minacciosi inserti sinfonici; i temi si fanno decisamente orientali in "Tango A Kali", mentre nei quasi 12 minuti di "Le Lion Du Desert" è una base industrial cupa e rutilante a far da sfondo ai campionamenti vocali del defunto paladino dell'antimperialismo Chavez, prima che subentri un curioso beat danzereccio. In "Dystopia" le linee di synth si presentano dilatate, prima che un tema sinfonico fiero e pomposo riempia i vuoti fra gli onnipresenti spoken words, mentre nei ben 13 minuti di "Danse Les Entrailles De Moloch" tocca ad un flauto orientale far da sfondo ai campionamenti di un discorso di Charles De Gaulles. Anche Front Sonore si distacca - fortunatamente - da quell'industrial monotematica a base di samples di vecchi brani conditi da distorsioni rumorose che ne ha contraddistinto larga parte della discografia, e se l'opener "Mahapralaya" presenta suoni tipicamente orientali, l'ossessiva "Al Maut Li Israel" si spinge verso cupi e marzialoidi lidi sinfonici ospitando i campioni vocali di Hassan Nasrallah, per un contesto che ambedue gli act coinvolti tengono a mantenere politicamente 'scomodo'. Più in linea con l'industrial-ambient "Marmara Turc" e il suo lontano tema melodico, così come la sottile e sibilante "Shadows", il cui ritmo rende i toni lugubri e sulfurei; bene "The Fall", il cui spettrale tema sinfonico, unito al groove lento del ritmo ed ai tetri vocalizzi, la rende uno degli episodi più riusciti dello split. I due act si ritrovano poi assieme per la conclusiva "Dieudonné", che altro non è se non una passabile cover in salsa electro-acida del classico di Death In June "C'est Un Rêve", decisamente calzante in un contesto avverso alle agiografie globalizzate. Non lo split più riuscito a cui abbia partecipato Barbarossa Umtrunk, ma certe suggestive sperimentazioni sapranno comunque intrigare i suoi seguaci più fedeli, mentre l'apertura verso soluzioni differenti per Front Sonore è senza dubbio una buona notizia per chi ne lamentava la staticità.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.barbarossaumtrunk.com/