23-05-2013
DARK AWAKE
"Epi Thanaton"
(Rage In Eden)
Time: (39:47)
Rating : 7
Giovane progetto greco guidato dall'oscuro Shelmerdine VI, Dark Awake giunge al suo secondo lavoro dopo il debut "Meseonas", pubblicato cinque anni fa dall'argentina Twilight. "Epi Thanaton", traducibile con la locuzione "riguardo la morte", è una ricognizione tematica intorno a rituali ancestrali di ambito mitologico e magico-religioso: si va da Enoch a Mithra, da Medea agli dei nordici, al Necronomicon e ad altre credenze più o meno note. A livello musicale i nove brani sono strutturati principalmente su di un ritualismo minimale, basato su motivi di synth a frequenza alternata che lasciano ampio spazio al silenzio; a ciò si aggiungono percussioni singolari come il kangling, ricavato da ossa umane, e altre standard vagamente marziali, generate da marchingegni elettronici. Il tutto viene elaborato in maniera circolare e continua, tanto da assumere le fattezze di una celebrazione sacrificale fotografata in un passato ignoto. Gli arrangiamenti sono spesso totalmente assenti o ridotti ai minimi termini: capita di imbattersi in fugaci orchestrazioni, monocordi temi di strumenti a fiato, ma soprattutto in scarni motivi di synth che adornano i brani di cupa esotericità o strizzano sorprendentemente l'occhio alla vecchia space-ambient ("Kia Mass Ssaratu"). In qualche occasione si opta per prevedibili forme melodiche, come nell'intermezzo di "Mithraic Mystica", incentrato su una chitarra acustica, o nei giri di piano della suddetta "Kia Mass Ssaratu" e di "Ichor": si tratta di soluzioni di facile ascoltabilità che segnano una caduta di tensione nell'andamento da funzione celebrativa su cui è improntato l'intero album. Il minimalismo rude che pervade buona parte del disco rimanda ai primi Ain Soph, anch'essi amanti dei suoni rituali, ma anche a Zero Kama e a Metgumbnerbone, in particolare laddove vengono sfoggiati gli strumenti percussivi ricavati da femori umani, in grado di dare un colore tutto particolare ai pezzi. Sebbene il tema, basato su un mero elenco di credenze antiche, dia a volte l'impressione di ingenuità, le tracce più tribali e rozze regalano un brivido proprio per quella loro 'povertà' sonora che ricorda cerimoniali oscuri vecchi di secoli. Nel complesso un buon lavoro che continua dignitosamente una certa tradizione musicale, battuta da pochi coraggiosi e indicata ai palati più esigenti.
Michele Viali
http://www.myspace.com/meseonas