01-05-2013
SCHLOSS TEGAL
"Oranur III -The Third And Final Report"
(Cold Spring)
Time: (69:20)
Rating : 8
Sempre più dedita alla ristampa di chicche industriali, la label inglese Cold Spring va a recuperare un vecchio album di Schloss Tegal, combo statunitense ormai inattivo da anni ma che ha ricoperto in passato un ruolo importante nella prima grande ondata dark ambient, caratterizzata soprattutto da lavori filmici nati sulla scia del maestro Brian Lustmord. "Oranur III" usciva nel 1995, segnando probabilmente l'apice della band grazie ad uno stile che non si fermava alle atmosfere torbide, ma legava in modo mirabile suoni e rumori al tema del contatto alieno. La questione viene in particolare sviluppata a partire dagli studi dello psicanalista austriaco Wilhelm Reich e al suo presunto incontro con gli UFO. La durezza dei suoni, spesso limitati ad un noise teso e prolungato, fa pensare ad un mistero inquietante, a questioni tenute segrete e a verità indicibili che potrebbero portare a esiti apocalittici. Rispetto al grande calderone dark ambient fatto di rintocchi, clangori, rimbombi e tutta una serie di ammennicoli di contorno che mirano ad evocare situazioni cupe, "Oranur III" rimane fedele ad un suono sporco e privo di quelle rifiniture che a breve sarebbero diventate il marchio di fabbrica di dischi costruiti in serie come in una catena di montaggio. I tempi vedevano ancora l'assenza della tecnologia, il che ha garantito un'azione d'ingegno che ha portato ad un disco sopraffino e molto comunicativo nella sua semplicità tecnica e stilistica. La versione targata Cold Spring non è una semplice ristampa, ma una rivisitazione rinforzata di un titolo che mantiene comunque tutto il suo splendore. Oltre a due tracce bonus che si fondono a meraviglia col resto dei brani, il "Third And Final Report", di Gristleiana memoria, viene riprodotto e rivissuto alla luce delle tecnologie moderne e dei computer a disposizione della musica, fatto che ne esalta le peculiarità più recondite, donando nuovo smalto a brani che ora appaiono più intensi e rotondi, trasmettendo con straordinario vigore un costante senso di occulto e di realtà nascoste. L'album, corredato da un ampio booklet esplicativo riguardante il pensiero di Reich in relazione ai pezzi, mantiene un fascino unico a distanza di parecchi anni, ed è l'ennesimo esempio di come i buoni lavori si facciano prima con le idee e poi con la tecnologia, la quale, come in questo caso, serve a dare lustro a qualcosa già ottimo di suo. Consigliato a chi già possiede la prima stampa e imperdibile tutti quelli che amano i suoni destabilizzanti.
Michele Viali