05-10-2011
CAFÉ DE L'ENFER
"Marchant À Quatre Pattes Au-Devant De La Rédemption"
(Steinklang Industries)
Time: (56:13)
Rating : 7.5
Che i progetti più misteriosi si annidino nelle nicchie industrial, martial, neofolk e dark ambient è cosa risaputa, ed in tal senso non fa eccezione Café De L'Enfer, act di provenienza austriaca con una profonda fascinazione per i lati più oscuri e nascosti della Francia d'inizio secolo scorso, come ben testimonia l'artwork che adorna l'essenziale confezione digipak. Difficile comprendere quanti musicisti siano coinvolti, vista la mancanza di informazioni in rete o altrove, ma quel che è certo è che l'album in esame rappresenta il debutto ufficiale sulla lunga distanza per questo act, che ha all'attivo solamente un miniCD - senza titolo - rilasciato lo scorso anno in sole 99 copie numerate a mano dalla stessa Steinklang, la quale evidentemente ha creduto da subito nel progetto. Ed a ragion veduta, vista la qualità messa in campo dall'act austriaco, che recupera tre delle quattro tracce del succitato mini e vi aggiunge altri cinque brani, andando a forgiare un lavoro che lambisce l'ora di durata. Le sonorità esplorate dal progetto hanno profonde radici nella scena martial, con forti tinte emozionali neoclassiche ed una spiccata versatilità che avvicina Café De L'Enfer non soltanto ai soliti Ordo Rosarius Equilibrio che cita anche casa Steinklang, ma anche a quei Decadence di cui da parecchio non si hanno più notizie. Epica e romantica, "Je Ne Veux Plus Être Pieux" apre svelando ammirevoli riflessi barocchi, laddove "La Fôret Obscure" risulta più tesa e scura, preludendo ad un crescendo possente e ad un finale minaccioso. Nella parte centrale dell'opera si trovano le cose migliori: "L'Evanescence De Toutes Les Possibilités" parte sofferta e drammatica per poi farsi più intensa e dura nell'umore, seguita a ruota dalla cupa e severa title-track, dove l'intreccio tra voci (per lo più spoken words, come tradizione marziale comanda) e samples risulta particolarmente suggestivo ed efficace; altro momento fra i più alti è senza dubbio "L'Automne", fiabesca quando interviene una bella voce sopranile, ma capace di magistrali pennellate di enfasi apocalittica. Se la qualità delle strutture e la ricchezza degli arrangiamenti sono fuori discussione, complice una produzione più che adeguata, ciò che colpisce nel songwriting di Café De L'Enfer è la bravura nel catturare il giusto pathos, come sottolinea una "Messaline" che tocca il cuore e trasuda profonda tristezza; bene anche "Les Tristes Circuits", divisa fra un impeto ruvido ed austero e passaggi dove il canto maschile, unito al ritmo, delinea contorni ipnotici, e buona anche la chiusura, affidata ad una "À Six Mille Milles" che garantisce fino alla fine intensità e drammaticità. Non un act che rivoluzionerà le sorti della scena marziale, ma sicuramente un nome in possesso di buone capacità ed idee, ben esplicate nei brani di questo consigliato debutto (disponibile anche nella fatidica e lussuosa versione box, limitata a soli 51 esemplari). Da seguire.
Roberto Alessandro Filippozzi