13-09-2011
SGHOR
"Maranathata"
(Le Crépuscule Du Soir)
Time: (49:37)
Rating : 7
Dopo un primissimo (e primitivo) vagito underground rilasciato nel 2004 a nome Allen, il musicista polacco Krzysztof M., mutato il monicker in Sghor, ha iniziato un lungo ma inesorabile processo evolutivo. Dal 2006 in avanti, dapprima con una serie di autoproduzioni, il Nostro ha lentamente abbandonato un background tipicamente black metal - esplicato in una chiave 'depressive' a tratti già contaminata da influenze diverse - per approdare, nel 2008, ad un sound pienamente aderente ai canoni stilistici dell'ambient col valido e apprezzabile lavoro dal taglio cosmico "Hidden Emotions" (ancora realizzato in proprio). Con "Le Grande Mystère" del 2009 (prodotto in collaborazione con la Beast Of Prey e la Snowy Tension Pole in soli 150 esemplari) la materia ambient si è fatta celestiale, sospesa e da apocalisse incombente, ancora con buoni risultati, ed ora ritroviamo il solo-project alla corte della francese Le Crépuscule Du Soir, etichetta emergente in quella zona grigia dove si trova il crocevia fra le derive più plumbee del black metal e della dark ambient. La nona release complessiva (includendo demo, autoproduzioni e split) di Sghor, registrata tra il 2008 ed il 2009, proietta le sonorità verso nuovi orizzonti, stavolta più legati al lato 'naturalistico' dell'ambient, con largo uso di samples e suoni naturali, al fianco di linee di synth che confermano la volontà dell'artista di creare un supporto melodico capace di comunicare, senza appoggiarsi ai soli droni ambientali. I toni pacati e tenui dell'opener "Happening, The" svelano subito suoni interessanti, e l'intervento vocale di Iga Ceremieniova apporta un tocco interessante alle melodie solenni di "Before The Ruins Came"; "Under Clouds", volatile ed avvolgente, suona dolce nel suo sfumare, ma sa macchiarsi di tinte scure con cori dal taglio liturgico di buon effetto, mentre "Constantly Creating Myself" dipana un flusso sonoro di grande intensità. Chiude "Wracaj", minimale e mesta, ma sicuramente efficace nel suo reiterare il malinconico tema stellare. Prendendo spunto da ciò che ha saputo sin qui fare meglio (vedi i due lavori sopraccitati), Sghor ha imboccato una nuova strada nel microcosmo ambient, portando con sé il prezioso bagaglio di esperienza accumulato (anche se non manca il lavoro da fare per arrivare ai vertici della scena, specie dal punto di vista tecnico e realizzativo), e possiamo star certi che la parabola evolutiva intrapresa non tarderà a spingere Krzysztof verso ulteriori nuovi orizzonti nel suo percorso artistico. Uno dei pochi artisti che ha saputo prendere con sufficiente stile e buon gusto, definitivamente, le distanze dai trascorsi black metal: da scoprire per i buoni sforzi attuali e da seguire speranzosi in prospettiva futura.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://lecrepusculedusoir.yolasite.com/