25-06-2011
HLADNA & VRESNIT
"Inej Senju Kornej"
(Vetvei)
Time: (49:13)
Rating : 7.5
Recentemente abbiamo parlato di Vresnit in merito al suo eccellente album di fine 2010 "Seed Solar", ed ora, scavando ancora un po' nel passato del roster dell'interessante Vetvei, segnatamente tornando indietro di un anno, ritroviamo l'act russo (dietro cui si cela Sergey Ilchuk, titolare della stessa label di Yaroslavl) alle prese con la prima parte di un lavoro realizzato in collaborazione col connazionale Nikolay Kalmykov, mente unica dietro al progetto Hladna. Come Vresnit, anche Hladna ha alle spalle una decina di release, sebbene queste siano state rilasciate in un arco di tempo più esteso (si parte dal 2002, contro il 2008 di Sergey), ma se ovviamente la stragrande maggioranza delle uscite del primo recano il marchio Vetvei, per Nikolay quella in esame è la primissima produzione per la label del collega (l'altra, stampata pochi mesi dopo, è la seconda parte di questo stesso progetto, con l'ordine delle tre parole del titolo messo al contrario). Rigorosamente racchiusa nel pregiato cartoncino apribile e stampata in sole 383 copie numerate a mano (elementi che sono un marchio di fabbrica per la Vetvei), l'opera vede i due progetti collaborare attivamente in tutte e tre le tracce incluse, che destano curiosità per le modalità realizzative: le registrazioni sono avvenute in due soli giorni presso un non meglio precisato e remoto 'villaggio Jarogora' nel mese di gennaio, quindi in pieno inverno russo, e ciò ha permesso di catturare field recordings altamente suggestive, intense ed a loro modo uniche, successivamente unite ai suoni generati dai macchinari a disposizione dei due artisti dell'ex-Unione Sovietica. E le sensazioni evocate, degnamente supportate da una produzione di tutto rispetto, sono forti: i 50 minuti del dischetto sono un lento ed inesorabile peregrinare attraverso lande crepuscolari e brumose, desolate, in un cammino verso l'ignoto pregno di inquietudini, fra porte dimensionali varcate con timore e vortici abissali che generano smarrimento, fisico e mentale. Suoni che si perdono fra le nebbie, rumori sinistri, strumenti a fiato ed uno scampanellio che penetra a fondo nelle zone più remote del cervello, incanalando l'energia rituale della ciclicità dell'intera opera. Due entità sonore che, in simbiosi, emanano un flusso ambientale inebriante ed oscuro di enorme forza evocativa, armonizzando al meglio natura e tecnologia in un songwriting d'alto rango: due progetti di grande spessore che hanno molto da offrire ai più selettivi esploratori dei meandri meno ospitali del suono.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.myspace.com/hladnaproject
http://www.myspace.com/vresnit