18-06-2011
VOIDWORK
"Basement"
(Rage In Eden/Audioglobe)
Time: CD 1 (56:54) CD 2 (37:39)
Rating : 8
Il primo CDr dei VoidWork, intitolato "Asylum", uscì nel 2009 su Essentia Mundi e conteneva 13 tracce. L'anno dopo è uscito il doppio "Horror/Forsaken", sull'australiana Black Drone, con ben 20 tracce. Molti si aspetterebbero un attimo di tregua, o quanto meno una frenata nella produttività musicale. Niente di più sbagliato: il nuovo album "Basement", uscito il mese scorso, si presenta in doppio CD (fra l'altro c'è una edizione limitata a 120 copie con box in legno), con altri 27 pezzi, di cui i 16 nel primo CD compongono il corpus vero e proprio del disco, mentre le restanti 11 tracce sono inediti mai usciti, tanto per gradire. Ma lo stupore è ancor più grande se si pensa che la musica dei VoidWork, e quindi del suo principale responsabile Xavier, si è evoluta migliorando di disco in disco, raggiungendo livelli di assoluta eccellenza in appena due anni. Se in "Asylum" la componente dark ambient era molto forte, già nel doppio album successivo si intravedevano una serie di contaminazioni che spaziavano dall'ambient alla musica neoclassica, fino a qualche sprazzo di neofolk. In "Basement" tutto ciò viene ulteriormente approfondito, con un'attenzione maggiore alla forma canzone, ma anche con un'attitudine più sperimentale. Oltre al pianoforte e ad altri strumenti acustici, è l'uso delle voci che colpisce, soprattutto quando entra in scena la vocalist Ann-Mari Thim (in "Something Strange Stirs The Streets" e "The Hermetic Order Of The Silver Twilight"). L'operazione di Xavier sembra essere simile a quella già provata, con enorme successo, da Raison d'Être, ovvero inserire elementi sonori particolari nella matrice dark ambient. Quello che cambia è il metodo: VoidWork esce infatti dall'ambito dark ambient per attingere a stili e generi in cui, fra l'altro, la forma canzone è più definita e strutturata. Una volta fatto questo, rituffa quelle strutture nella matrice oscura, ottenendo un suono vario e originale, dove restano incastonate sonorità neoclassiche, folk, elettroniche, frammenti di Dead Can Dance virati in dark ambient. "Basement", inoltre, nasce come concept sulla storia romanzata di un paese del New England, Lichford, nel quale avvengono strani fenomeni, un po' come in una vecchia gothic novel. Ma il male esplorato in questo luogo geografico diventa metafora del male interiore, in una introspezione sempre più profonda nei meandri del proprio spirito. Ecco quindi che i pezzi, inizialmente più melodici e aperti, si incupiscono con il passare del tempo, fino a diventare vera e propria colonna sonora per un film horror. Vista l'enorme mole di pezzi, diventa difficile parlane singolarmente, e sarebbe anche una inutile e sterile catalogazione. L'album va sentito nel suo insieme e più di una volta per essere completamente apprezzato. Tuttavia, una volta entrati nel mondo di VoidWork, farete fatica ad uscirne.
Ferruccio Filippi
http://www.myspace.com/voidwork