09-04-2011
SYLVGHEIST MAËLSTRÖM
"Lahar"
(Connexion Bizarre/Brume/Ant-Zen)
Time: (78:07)
Rating : 7.5
Prima ancora che un'etichetta, Connexion Bizarre è un team internazionale - coordinato dal Portogallo - che gestisce l'omonima rivista web, cura il relativo programma radiofonico su Radio Zero (a Lisbona) ed organizza eventi, spaziando principalmente (ma non solo) fra l'ambient meno canonica, l'industrial più intelligente e l'elettronica più sperimentale. Dopo svariate uscite nel solo formato digitale, cui si aggiungono poche sparute release in CDr, finalmente la label pubblica il primo CD ufficiale con l'esordio di Sylvgheist Maëlström, solo-project dell'artista francese Julien Sylvgheist, anche noto come Sylmalm. Splendidamente confezionata in un bellissimo digipak adornato dal mirabile lavoro fotografico di Mathieu Orioli, l'opera è il frutto di ben dieci anni di lavoro da parte del musicista transalpino, finora avvistato solo su un paio di sampler della connazionale Brume (che assieme alla Ant-Zen si occupa della distribuzione del lavoro in esame). Il Nostro si dice apertamente influenzato da Einstürzende Neubauten ed Orphyx, definendo il proprio sound come industrial ambient minimale, anche se l'apporto ritmico sfoggiato nei quasi 80 minuti del dischetto ci dice che tanto minimale il suono dell'act francese non è, a conti fatti. A livello squisitamente tematico, l'opera intende evocare l'eruzione del vulcano Monte Sant'Elena (nello stato di Washington) del 18 maggio 1980, che nella fattispecie creò un 'lahar', ovvero una colata di fango e frammenti rocciosi che provocò danni gravissimi, per un tragico e distruttivo fenomeno che si sarebbe ripetuto solo due anni dopo. Musicalmente parlando, Sylmalm si rivela molto abile nel dipanare i coinvolgenti riverberi elettronici di matrice ambient ed industrial, quasi come se dirigesse un'orchestra; su tali trame, decisamente efficaci ed evocative, subentrano ritmiche ossessive e pulsanti di buon effetto, sempre capaci di innescare rimarchevoli crescendo d'intensità, e spesso anche piacevolmente creative. L'effetto cromatico del sound è lo stesso evocato dai suggestivi scatti del booklet: fotografie in bianco e nero nei luoghi dell'abbandono e della desolazione, anche interiore, per i quali "Lahar" è una colonna sonora ben più ottimale di tante divagazioni ambientali o industrialoidi prive di reale spessore. Corridoi sporchi e ruggine che avanza, porte abbattute, vetri infranti, piante che si rimpossessano della Terra: istantanee di un vuoto incolmabile dai luoghi del viaggio in cui ci conduce Sylmalm, deragliando con stile quando i ritmi si fanno più groovy, come nell'isterica ed opprimente "Lisbonne", nella più liquida "Xynthia", nella sincopata "Lothar", o ancora nella conclusiva "Kobe". Chiare tracce di elettronica intelligente combinate sapientemente ad un background industrial/ambient, fino al picco emotivo rappresentato da "Chicxulub", carica di tensione e drammaticità. Soundscapes di grande effetto per un esordio molto ben prodotto e realizzato, con le carte in regola per mietere consensi tanto fra i seguaci dell'elettronica oscura più di confine quanto fra chi, in ambito industrial ambient, cerca qualcosa di diverso dai soliti plumbei e vagamente distorti temi sonori.
Roberto Alessandro Filippozzi
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