09-04-2011
CATACOMBS OF DOOM
"Pseudomonarchia Daemonum"
(Inchiostrum Records)
Time: (57:19)
Rating : 5.5
Questo nuovo progetto proveniente dalla Grecia si presenta in modo inequivocabilmente cupo già dal nome e dall'artwork, ma è solo un assaggio dell'oscurità totale in cui ci si imbatte ascoltando il CDr in esame. I due membri della band (Bill Kibizis e Donn, quest'ultimo attivo anche con l'act Teutoburg Forest) sono assistiti - in quattro dei sette brani - da collaboratori provenienti da altri gruppi in ascesa come (Vo)))id, Adamennon, Backyard Ghost e Orig(Grist)), peculiarità che dà un colore stranamente corale ad un album di debutto. La chiara propensione per un black industrial luciferino emerge subito dalle prime tre tracce, composte da drones nerissimi e rumori di circostanza, rinforzati da canti gregoriani e minimi arrangiamenti di tastiera: un mix che ci trasporta in un'atmosfera orrorifica da set cinematografico, con venature - per l'appunto - catacombali e debititrici verso un paio di generazioni di conclamati autori. Altri passaggi, come "Temple Of The Beast" e la title-track, vedono focalizzare l'attenzione sulle plumbee partiture vocali, che si sbizzarriscono in declamazioni sataniche, grida scomposte e grugniti bestiali. Più compiuti e diversificati appaiono i brani "Realm Of Chaos", sorta di potente vortice sonoro inframmezzato da una singolare litania elettronica, e la conclusiva "Through The Mist Of Time", in cui torna il ruolo predominante delle voci - al solito distorte, imperiose o sofferenti - fiancheggiate da scricchiolii, crepitii e altre amenità da antro umido e malsano. "Pseudomanorchia Daemonum" è un disco che, nella sua evidente derivatività (non esente da echi black metal), si presenta in maniera positiva, sapendo costruire le giuste atmosfere lugubri adatte al genere in questione. Peccato che il tutto finisca con l'esser rovinato da una resa audio deplorevole che, invece di valorizzare la poderosa oscurità dei pezzi, appiattisce ogni suono e rumore sul medesimo livello, tanto che i drones finiscono con l'essere coperti dai rumori, le voci soverchiano le basi e via dicendo; segno evidente che i Nostri hanno fatto a meno di quella perizia tecnica fondamentale per un lavoro non melodico, col rischio che in certi punti il suono si trasformi in un ammasso di urla e rumori accorpati alla rinfusa. Un colpo tirato a salve per un esordio che poteva essere migliore. Da revisionare.
Michele Viali
http://www.myspace.com/catacombsofdoom
http://www.myspace.com/inchiostrum