29-05-2010
BLEIBURG
"Indivisibiliter Ac Inseparabiliter"
(The Eastern Front)
Time: (77:38)
Rating : 6.5
Dopo aver toccato generi diversi, Bleiburg torna a cimentarsi con lo stile marziale cui aveva dedicato tanto spazio ad inizio carriera, sia nelle vesti di produttore (vedi le fanzine Thaglasz e le compilation ad essa allegate), sia come musicista coadiuvato da importanti nomi della scena in album come "Domobran", "Pieces Of A Broken Dream" o il più recente e discusso "Shadow Will Survive". Col qui presente "Indivisibiliter Ac Inseparabiliter" il mastermind croato Stefan Rukavina decide di realizzare tutto da solo, cercando sia di fare a meno di quegli appoggi esterni che gli avevano garantito una buona eco, sia che di contaminare i suoni con derive stilistiche eterogenee di matrice dance o ambient. Il lavoro prende le mosse dalla celebrazione dell'impero austro-ungarico, esplicata da un buon libretto informativo purtroppo totalmente in lingua tedesca. La struttura dei brani è estremamente minimale: tutto è incentrato su ritmiche guerresche circolari ricavate da synth, unite a temi di tastiera a tratti un po' troppo ingenui. Alcune arie neoclassiche dal retrogusto sintetico si insinuano qua e là a dare un sostegno epico e antico sulla scia di act come H.E.R.R., ma sempre segnati da una forte ripetitività e da suoni smaccatamente elettronici; a completare il disco interviene un largo uso di samples vocali e di spoken-words dai toni imperiosi e declamatori. La resa audio non è ineccepibile, a tratti monocorde e colpevole di evidenziare la provenienza sintetica di strumenti che si vorrebbero reali (le trombe e gli archi in particolar modo). Lo stile può ricordare i primissimi Wappenbund di "Blood And Fire", anch'essi segnati da ritmiche old-style e flebili giri di tastiera, nonché da arrangiamenti quasi inesistenti. In qualche occasione il Nostro scivola verso tonalità percussive dance, piegate però a tempi cadenzati che - forse volutamente - danno spazio a tribalismi ("As Time Has Passed") e spiazzanti passaggi trip-hop ("In Voellster Eintracht"). Curioso e sbilenco appare l'uso della lingua italiana per il titolo programmatico della prima traccia ("Dio Ci Liberi Degli Irredenti"). Scarno fino all'eccesso e in un certo modo orfano di grandi collaboratori, "Indivisibiliter Ac Inseparabiliter" manca spesso di un collante di sottofondo che riesca a dare quel quid da colonna sonora neoclassica, immancabile in opere di questo tipo. L'album non è esente da inciampi e pecche che riguardano per lo più gli aspetti tecnici: d'altro canto il profilo artistico pesca a piene mani in quello stile marziale che lo stesso Rukavina ha contribuito a diffondere, e che qui ripercorre in modo vagamente naif.
Michele Viali
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