20-05-2010
WESTWIND
"Ravage"
(Steelwork Maschine)
Time: CD 1 (73:16) CD 2 (73:45)
Rating : 8.5
L'artista francese Christophe Gales, mente unica dietro al progetto Westwind e co-proprietario della Steelwork Maschine (etichetta piccola ma dalla valenza significativa nel panorama industriale, già fattasi notare per aver pubblicato i lavori di Neon Rain, Cheerleader 69 e Deuterror), manca dal mercato discografico dal 2006, anno d'uscita del 7" split in compagnia di Weihan "63 Days", ed in questo 2010 ormai inoltrato torna con ben due release: anzitutto questo corposo, attesissimo doppio album, frutto del lavoro svolto fra il 2004 e il 2007, edito in 900 esemplari (più 50 dell'edizione per collezionisti, comprensivi di EP 12" e t-shirt) nel pregiato formato digifile dalla succitata label transalpina, e quasi in contemporanea il limitatissimo CDr "Eliminate! Exterminate! Eradicate!", rilasciato in sole 100 copie dall'affiliata Steelkraft Manufactory. Un ritorno estremamente significativo per un progetto che, sin dai primi vagiti ufficiali (il CDr "Everyone Can Be A Dictator" del '99), ha piegato la materia industrial a proprio piacimento per dare corpo alle visioni evocate da un suono multiforme, mai statico e/o ripetitivo come quello di troppi colleghi incapaci di mettersi in discussione: Westwind ha sempre guardato oltre, riuscendo a coniugare melodia e rumore per giungere ad una forma artistica personale e di ampio respiro. E la nuova doppia release, che racchiude complessivamente quasi 150 minuti di musica divisi in 23 tracce, è la summa di una carriera ormai ultradecennale di tutto rispetto: "l'Apocalisse sta accadendo proprio ora, e questa è la colonna sonora per il collasso della civilizzazione" recitano le note ufficiali, e noi non possiamo che sposare tale descrizione, quadro apocalittico di un lavoro di impressionante potenza cinematica. Quasi 150 minuti divisi nei due dischetti (intitolati rispettivamente "Doomsday Songs" e "Requiems For Collapsing Cities"), nell'arco dei quali l'estro e la grande visione d'insieme dell'artista francese coniugano con una capacità descrittiva non comune abrasioni industriali, suoni vintage, campioni a tutto tondo, movenze sintetiche, temi ambientali inceneriti, maestosità neoclassica e fragore marziale: più articolato e complesso il primo dischetto, con momenti importanti come "Al-Dajjal" (14 minuti fra crescendo pulsanti, ritmi misurati ma tenaci e suoni di grande effetto) e "Chant Of Uriel" (ottimo il suo incedere sontuoso ed evocativo), più vicino ad un vero e proprio requiem per un mondo giunto alla sua fine il secondo, con episodi memorabili come la grigia "The Marburg Requiem" (dove è il piano a guidare le danze in modo tanto semplice quanto efficace), la stupenda "Scorched Earth" (magniloquente requiem che sfocia con grande classe nel neoclassico marziale più possente), la cupa "Satya Yuga" (capace di mutare in una solenne melodia accompagnata da un ritmo quasi magico), l'elettrico requiem sintetico "Destruction Time Again" (che nel suo svolgimento conduce nuovamente verso rocciosi lidi neoclassic/martial), la tremendamente inquietante "Pandemia" (sottile dark ambient con suoni da far gelare il sangue) e la pulsante e severa "Alles Ist Grün" (maestoso manifesto elettronico di una qualità tale che act più rivolti all'electro tout-court possono solo sognarsi di concepire). Un'opera molto lunga e non certo facile da assimilare, sempre ricca di sorprese nell'arco delle sue 23 tracce (le ghost-track presenti al fondo dei due dischetti, ad esempio, sono due gustose cover, rispettivamente "In A Lonely Place" dei Joy Division e "We'll Meet Again", classico nato dalle penne di Hughie Charles e Ross Parker), tutte esemplificative dell'estro e della classe di un artista che possiede una visione d'insieme molto forte (ben completata dal mirabile lavoro grafico di Nicolas Crombez, autore delle stupende foto incluse), le giuste capacità per concretizzarla ed una comprovata esperienza sul campo, che 'dettagli' come una produzione ricca di sfumature gustosissime ed arrangiamenti a dir poco ammirevoli provano oltre ogni ragionevole dubbio. Un grande ritorno: con "Ravage" l'intera 'grey area' rialza la testa.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.steelwork-maschine.com/