14-12-2009
MERZBOW
"Somei"
(Low Impedance)
Time: (54:48)
Rating : 7.5
Merzbow, ovvero Masami Akita, è uno dei maestri di un genere musicale che ha in Europa la sua culla, ma che in Giappone ha visto maturare veri e propri geni: padre assoluto del noise più puro, Masami è un acceso sostenitore dell'erotismo ed in particolare del bondage, pratica alla quale fa esplicite allusioni in molti suoi lavori, oltre ad essere un maestro assoluto del rumore, capace di ottenere melodie violente e trascinanti sinonimi di paura, vuoto e marciume dell'essere umano. Nella sua sterminata discografia (oltre duecento pubblicazioni, compreso il famoso "Merzbox" da 50 cd) i rumori si mescolano, altissimi, incalzanti ed incessanti, e lo hanno ormai reso una delle divinità del pantheon del noise mondiale. Ecco arrivare nel 2009 sul mercato la sua ultima fatica "Somei", un viaggio di 55 minuti di inferno ritmico con l'ausilio di una batteria dal vivo mai fuori posto, incessante e ripetitiva, che avvicina l'assalto sonico di Merzbow ad una assurda mistura grindcore-thrash-jazz-rumoristica. Un disco pesante ed essenziale come da copione, con distorsioni e percussioni a creare una mistura quasi 'free-jazz' che coniuga sapientemente rumore ed elettronica. Una concezione musicale anarchica e sganciata da qualsiasi riferimento, una esecuzione fisica e brutale volta a far sprofondare nella 'spazzatura del mondo' l'ascoltatore - vittima in balia del maestro giapponese, vero artigiano di un suono di carne e sangue, minimalista e preciso. Un felino malefico in grado ancora una volta di graffiare le nostre orecchie... Tre tracce lunghissime nel disco: la prima è martellante, ipnotica, con la batteria dapprima in primo piano, grezza e primordiale nei suoni, che in un secondo tempo lascia spazio ad un crescendo elettronico invasivo, ricco di basse frequenze contrapposte a improvvisi sibili laceranti. Una folle danza tribale che crea un 'fastidio sonoro' che è ormai marchio di fabbrica del grande manipolatore giapponese. La seconda traccia si presenta più centrata sull'elettronica, nonostante siano sempre ben presenti le sciabolate di altissime frequenze assieme alla batteria, che mischia improvvisazioni jazz a sfuriate grindcore; alla fine si ha l'impressione che Merzbow in questo disco giochi volutamente la carta di una estrema linearità ed essenzialità. D'impronta thrash la ritmica della terza traccia, a sottolineare in Merzbow la centralità della batteria, che per brutalità e 'confusione' ben si amalgama al caos rumoristico elettronico. Come in tutti i lavori dell'ipnotico giapponese non c'è spazio per alcun compromesso, e ovviamente una proposta del genere non è per tutti. Un ascolto al massimo volume in cuffia è davvero disorientante, e si arriva provati alla fine di questa dolorosa cavalcata nel territtorio noise di marca Merzbow: un'ora di schiacciante brutalità.
Piercarlo Tiranti (Feed the Pier)