03-07-2009
SISTRENATUS
"Sensitive Disturbance"
(Cold Spring/Audioglobe)
Time: (48:12)
Rating : 6
Il progetto del canadese Harlow MacFarlane giunge al terzo lavoro, il secondo pubblicato per Cold Spring. Rispetto al passato i suoni piegano verso l'ambient noise, con virate alquanto nette nella dark ambient più classica, ciò a discapito delle mitragliate power-electro e dei duri momenti black industrial che segnavano il più personale e meglio riuscito "Division One" del 2007. I momenti più ruvidi permangono in minima parte e trovano vita in alcuni passaggi di tracce come "Frequency Contamination" e "Rusted Earth"; proprio quest'ultima si presenta come una sorta di apocalisse metallica, basata su rigurgiti meccanici, macchinari in movimento e atmosfere iper-sature. Il resto è piuttosto prevedibile, incentrato su clangori e scricchiolii misti a sibili e suoni analogici ("Disrepair"), insistenti basi abrasive unite a misteriosi spoken-word ("Slow-Wave"), tetri tappeti audio rimpolpati da rumori di varia provenienza, scanditi da ritmiche tanto marziali ("Echoes From The Past") quanto ritualistiche ("Lost Transmission"). Fanno capolino alcuni 'nonsense' elettronici d'atmosfera, in quanto tali non perfettamente riusciti, e qualche nenia anonima ripetuta all'infinito ("Forgotten"), utile a dare colore al disco, ma in fin dei conti poco incisiva. Ne risulta un album meno furioso dei precedenti, sebbene valido per un'eventuale colonna sonora. L'impianto complessivo viene ridotto a pura musica d'atmosfera generata da rumori, ben gestiti ma incapaci di andare al di là di un compitino svolto bene: ovvio che ci si attendeva qualcosa in più di un ambient noise da mestieranti. La resa audio è comunque ottimale, in grado di valorizzare i mille frammenti di rumore usati da Harlow. Ancora una volta è illeggibile la tracklist in quarta di copertina a causa di un pesante artwork color ruggine, di certo affascinante e in linea coi suoni, ma anche d'ostacolo per leggere qualsivoglia messaggio. La confezione è estremamente scarna, con inserto di quattro pagine in cui risulta quasi impossibile riconoscere le immagini; stesso dicasi per la copertina, in cui riusciamo a malapena a scorgere il nome del progetto. Un po' più di attenzione per la parte grafica (basata su buone idee, ma su una discutibile realizzazione) gioverebbe di sicuro a tutta l'opera.
Michele Viali