06-04-2009
NORDVARGR
"Evolution"
(Old Europa Cafe)
Time: CD 1(37:20) CD 2 (51:26)
Rating : 6.5
"Evolution" è l'ultimo lavoro che Henrik Nordvargr Björkk pubblica col moniker Nordvargr, segno tangibile di una 'evoluzione' artistica che sta portando il prolifico musicista verso altri lidi. Non a caso questo doppio CD, ottimamente confezionato in un digipak apribile in quattro pannelli, illustra il passaggio dal classico mood dark ambient fino alle nuove sonorità che caratterizzeranno in parte il progetto Resignation (nuovo act dell'autore svedese), in uscita sempre su Old Europa Cafe nei prossimi mesi. L'album contiene sia materiale nuovo che pezzi registrati durante gli ultimi dieci anni, ma lo spirito dell'opera non è quello di un "Best Of", come specifica lo stesso Henrik, quanto piuttosto quello di un disco che, attraverso il passato, riesce a "mostrare il futuro e possibilmente la fine". Il primo CD consta di otto tracce che sprigionano una oscurità di maniera: le atmosfere nere sono basate su tappeti sonori singoli o stratificati, qualche commento percussivo e rumori di riempimento. La formula è la solita ed Henrik sa gestirla con maestria, concedendosi qualche vezzo marziale ("Avenging Corridors") e adottando un tono dimesso, esente da eccessivi clangori o enfasi. Il secondo CD è diviso in due parti: la prima, intitolata "Avart - Music For Movement", presenta toni tanto minimali quanto oscuri, fatti quasi esclusivamente di rumori frammentati e ricomposti in una aritmia, da cui emergono pezzi di discorsi artistici mai conclusi e idee alla deriva. La parte finale ("I End Now"), costituita da sole quattro tracce, si spinge ancora più avanti, in una sorta di glitch plumbeo, dove si avvicendano rumori in loop e temi nuovi, capaci di aprire le porte a sviluppi inaspettati. "Evolution" è un'opera lugubre fin oltre gli stessi suoni, a volte appare autoreferenziale e piacevolmente imperfetta, fatta di sperimentazioni forse ricavate da ritagli di materiale perduto. Disco riflessivo e crepuscolare che descrive una parabola e si pone come lapide (momentanea?) del più importante periodo artistico di Henrik.
Michele Viali